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domenica, Giugno 30, 2024
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EX CUTOLIANO GIUSTIZIATO NEL VIGNETO

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dall’inviato a Giugliano





GIUGLIANO – Alle 9 di ieri sera era ancora lì: il corpo disteso a terra, genuflesso, con le mani sotto la pancia. Gerardo Mauro, 44 anni, è stato ucciso da un pallettone intorno a mezzogiorno. Un agguato in piena regola: è bastato un solo colpo di pistola per ammazzarlo. Un’esecuzione. Di stampo camorristico, non c’è dubbio. La mano della malavita c’è tutta. Lo dicono i magistrati che seguono le indagini. Lo dicono i carabinieri. Lo dice il passato di Mauro, ex fedelissimo di Raffaele Cutolo. Il 44enne era in permesso premio dal carcere: l’unica cosa che gli hanno trovato in tasca è stato il documento rilasciato dal penitenziario romano di Rebibbia al momento della scarcerazione, eseguita il 10 agosto scorso. Mauro sarebbe dovuto rientrare domenica, entro le 5 del pomeriggio. E’ però finito sotto il fuoco dei sicari. L’omicidio, stando alle prime indicazioni fornite dagli inquirenti, si è consumato intorno a mezzogiorno. I killer hanno atteso la vittima in via Oasi del Sacro Cuore, in un vigneto alla periferia di Giugliano. Una stradina di campagna, a ridosso del cavalcavia che conduce direttamente a Sant’Antimo. A pochi chilometri da Aversa, nel Casertano. Mauro si è trovato faccia a faccia con i killer, due al massimo. E’ riuscito a guardarli negli occhi. Ha tentato di scappare, forse. Ma la via della salvezza si trovava dall’altra parte, oltre la rete che segna il confine tra i poderi di campagna. Loro, i killer, hanno sparato. Un solo colpo. Dritto al petto. Esploso da una magnum revolver 3.57. L’uomo si è accasciato a terra in un lago di sangue.
Genuflesso, come in religioso silenzio: la testa appoggiata a terra, le mani sotto la pancia. L’ha trovato così, cinque ore dopo, il proprietario del vigneto. Accanto ad una vecchia scala a tre piedi usata per raccogliere l’uva. Subito ha allertato i carabinieri. Sul posto i militari della Compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Gianluca Trombetti e dal tenente colonnello Orazio Ianniello che hanno iniziato le indagini. Accanto al cadavere è stata ritrovata l’arma del delitto, con la matricola non cancellata. Sul posto anche i magistrati del Tribunale di Napoli, Alessandro Milita e Teresa Greco, ai quali è stata affidato il caso. Compito loro fare luce su questo ennesimo delitto di camorra. Perché di questo gli inquirenti non hanno dubbi. Resta da decifrare il perché. Qualche sgarro forse, qualche azione criminale compiuta senza il necessario benestare dei clan che contano. Il movente del delitto, spiegano i carabinieri, potrebbe celarsi nel lontano passato di Mauro: pesa come un macigno l’affiliazione alla Nco di Raffaele Cutolo, che gli è valsa la detenzione in carcere per associazione mafiosa, il famoso 416 bis. Non è escluso, comunque, che il 44enne fosse di recente passato in una delle potenti cosche che regnano tra Giugliano ed Aversa, a ridosso della vasta zona che segna il confine tra le province di Napoli e Caserta. Una terra storicamente di nessuno. Dove cemento e degrado hanno dato pieni poteri alla camorra. Qui la mala controlla tutto:il territorio, il giro degli appalti, il traffico di stupefacenti, quello dei rifiuti tossico nocivi. Occupa un ruolo di rilievo per la sua capacità di penetrazione nel sistema legale. Ed è proprio in quest’ambito che puntano le indagini. In cima alla lista dei possibili moventi per questo ennesimo omicidio c’è quello legato a una sanguinosa vendetta. Mauro avrebbe violato quei codici ai quali tempo fa aveva giurato fedeltà. Ma sono solo ipotesi. Sino a tarda notte un via vai di carabinieri e curiosi, compresi molti agricoltori della zona, ha animato la stradina sconnessa che dal centro urbano sale verso il vigneto macchiato dalla violenza assassina

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