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domenica, Giugno 30, 2024
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GIUSTIZIATO NEL VIGNETO, L’OMBRA DEI cASERTANI

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di Samuele Riccio





GIUGLIANO
– Giustiziato nel vigneto: tante ipotesi, poche, pochissime certezze. Sono più difficili del previsto le indagini necessarie per risalire all’identità criminale di Gerardo Mauro, classe 1959, originario di Cisterna di Latina, nel Basso Lazio, ma molto attivo in Campania a cavallo tra gli Settanta e gli anni Ottanta. Le sue sono storie vecchie, storie di tanti anni fa. Difficile risalirvi subito. C’è bisogno di scavare tra i cumuli di polvere degli archivi, c’è bisogno di controllare vecchie sentenze, vecchi processi. Di certo finora c’è l’affiliazione di Mauro alla Nuova camorra organizzata del professore di Ottaviano Raffaele Cutolo. Di certo finora c’è una condanna per omicidio, maturata proprio nei primi anni Ottanta. Di certo finora c’è il primo arresto, datato 1984. Di certo la lunghissima detenzione, intervallata soltanto da 5 permessi premio, tutti tra l’altro relativi agli ultimi due anni. Da allora di Mauro si perdono le tracce. Inizialmente sempre più flebili, piano piano sempre più assenti. Ecco allora che il campo delle certezze lascia il posto prima alle quasi certezze, ipotesi verosimili e molto plausibili, poi alle ipotesi vere e proprie, finanche quelle più fantasiose. Un’ipotesi plausibile è che la pistola ritrovata sul terreno accanto al corpo ormai senza vita di Mauro sia la stessa pistola con cui i killer (o il killer) hanno fatto fuoco. Entrambe magnum revolver 3.75. L’unica certezza in questo senso dovrebbe arrivare dall’esame balistico. Prima di allora però nisba. Un’altra ipotesi c’è, forse è un po’ meno plausibile, comunque è un’ipotesi. Nell’organigramma del professore infatti, Mauro potrebbe aver ricoperto ruoli importanti e delicati. Referente di determinate zone, ad esempio. Come quella del Casertano. Non lo affermano con assoluta certezza gli inquirenti (pm Alessandro Milita e Teresa Greco) ma la loro ormai è qualcosa in più di una semplice ipotesi campata in aria. Mauro era il luogotenente di Cutolo nell’area agroaversana. Il che apre immediatamente la porta ad un’altra miriade di ipotesi. Come quella che i killer (o il killer) vengano da Caserta. Una vendetta postdatata, un vecchio rancore covato per 18 lunghi anni. Si spiegherebbe anche così il luogo dell’esecuzione, un vigneto al confine tra Giugliano e Sant’Antimo ma anche a pochi chilometri da Aversa. E ad ancor meno chilometri dalla Circumvallazione esterna, luogo ideale per una fuga sicura. Ma c’è anche un’altra ipotesi, quella esclude il delitto di camorra. Un solo colpo, un’esecuzione assolutamente silenziosa, non plateale come quelle che contraddistinguono da sempre gli omicidi decisi dalla malavita organizzata. Resta da decifrare il perché. Qualche sgarro forse, qualche azione criminale compiuta senza il necessario benestare. Storie del passato ma anche storie recenti, tutte maturate al confine tra le province di Napoli e Caserta. Una terra storicamente di nessuno. Dove cemento e degrado hanno dato pieni poteri alla camorra. Qui la mala controlla tutto: il territorio: il giro degli appalti, il traffico di stupefacenti, quello dei rifiuti tossico nocivi. Occupa un ruolo di rilievo per la sua capacità di penetrazione nel sistema legale. In cima alla lista dei possibili moventi per questo ennesimo omicidio c’è quello legato a una sanguinosa vendetta. Mauro avrebbe violato quei codici ai quali tempo fa aveva giurato fedeltà. Controlli, verifiche, perquisizioni. Sono al lavoro i carabinieri della compagnia di Giugliano, uomini agli ordini del capitano Gianluca Trombetti e del tenente colonnello Orazio Ianniello. Vogliono vederci chiaro

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CRONACHE DI NAPOLI – 20 AGOSTO 2003

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