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venerdì, Maggio 3, 2024
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Nuova guerra di camorra nel casertano, quattro morti in 20 giorni

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L’APPROFONDIMENTO




Quindici giorni fa era stato trucidato Nicola Falco, 34 anni. L’agguato era avvenuto in via Montesomma, a poca distanza dalla sede del commissariato di polizia. Falco, ritenuto anche lui legato al clan dei Quaqquarone, era sorvegliato speciale con l’obbligo di firma nel comune di residenza.



MARCIANISE – Quattro omicidi nel giro di due settimane. La nuova guerra scatenata dalla camorra, ha ripreso a falciare giovani vittime. Si rivedono scene da far west in pieno giorno nel triangolo Marcianise, Casal di Principe, Villa Literno. L’ultimo a cadere sotto il piombo di killer sanguinari è stato ieri notte Francesco Sagliano, un giovane di 23 anni, affiliato al Clan dei Piccolo (“Quaqquarone”), che si oppone da sempre a quello dei Belforte (“Mazzacane”). Due famiglie in lotta per il predominio nel campo delle estorsioni e del traffico di droga. Sagliano, attorno alla mezzanotte, si trovava sulla sua automobile in via Santa Maria delle Grazie, in pieno centro, quando da un’altra macchina sono partiti colpi di arma da fuoco. Ha cercato di fuggire, ma l’auto si è bloccata. Sceso in strada è stato freddato. Gli attentatori hanno fatto perdere le loro tracce incendiando l’auto sulla quale si trovavano e sequestrandone un’altra (anch’essa poi bruciata).

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Quindici giorni fa era stato trucidato Nicola Falco, 34 anni. L’agguato era avvenuto in via Montesomma, a poca distanza dalla sede del commissariato di polizia. Falco, ritenuto anche lui legato al clan dei Quaqquarone, era sorvegliato speciale con l’obbligo di firma nel comune di residenza. L’omicidio era avvenuto in un’officina meccanica dove l’ uomo si era recato per una riparazione alla sua auto. I sicari erano giunti a bordo di una Bmw, col volto coperto da un passamontagna. Spararono una ventina di colpi di pistola calibro 9 uccidendolo all’istante. La vettura dei killer venne data alle fiamme nelle vicinanze del cimitero di Marcianise, a poca distanza dal luogo dell’agguato.

Sempre a Marcianise, una settimana fa scampò alla morte un giovane albanese, Edoardo Derbisciani. Anche in questo caso la sparatoria avvenne in pieno giorno e in un a zona centrale. Gli inquirenti parlarono di un regolamento di conti dietro tra clan albanesi che si contendono il mercato della prostituzione e del lavoro nero. Ma in un comune come Marcianise, controllato dai clan della camorra, gli albanesi non avrebbero vita facile se non rispondessero anche loro ai camorristi locali. E’ dunque probabile che anche questo ulteriore episodio di criminalità si inserisca nella guerra tra i Belforte e i Piccolo. Ma è a Villa Literno, nell’agro aversano, a pochi chilometri di distanza da Marcianise, che i cittadini di sera evitano di uscire. Oramai c’è un vero e proprio coprifuoco dopo la strage di domenica sera dove due giovani sono rimasti uccisi e altre tre persone sono state ferite.

È stata una mattanza, una caccia all’uomo, partita davanti alla parrocchia dell’Assunta e finita in una pozza di sangue accanto a una vecchia Palio e a un vetro rotto per trovare rifugio in casa di una famiglia perbene, al civico 28 di via Vittorio Veneto. Bilancio: due morti e tre feriti. Le vittime: Giuseppe Rovescio, falegname di 25 anni, e Vincenzo Natale, muratore 24enne; feriti il fratello di Giuseppe, Simeone Rovescio, 30 anni; Mirco De Luca, 31 anni, e Francesco Galoppo, 21 anni, l’unico pregiudicato.

«E’ la prima volta che ci troviamo di fronte ad un agguato di così forte pericolosità eseguito in un posto frequentatissimo da giovani e per di più vicino a un luogo sacro quale la chiesa» – ha detto il sindaco Enrico Fabozzi nel consiglio comunale aperto convocato subito dopo il sanguinoso raid -«Di fronte a episodi come questi bisogna reagire con forza e bisogna chiedere una maggiore presenza dello Stato e un più forte impegno delle istituzioni».

A rincarare la dose è il parlamentare Lorenzo Diana, membro della Commissione Antimafia: “La strage di Villa Literno suona come un campanello d’allarme dei rischi di ritorno al passato che corrono l’agro aversano e la nostra provincia, nella quale la camorra cerca di ritornare padrona assoluta del territorio come lo era stata negli Anni Ottanta. La camorra ha ripreso a esercitare influenza e attrazione in alcune fasce di giovani, fra i quali cerca nuove leve portando dolore e morte. Attenzione a sottacere i danni prodotti dalla camorra nella nostra terra e a non svilire i buoni risultati raggiunti dallo Stato nel contrasto alla criminalità nella seconda metà degli Anni Novanta! Il ministro Pisanu e la commissione antimafia, assenti da due anni dalla nostra provincia, vengano subito a Caserta! Non ci lascino soli”.
E stasera la popolazione e il consiglio comunale di Villa Literno manifesteranno pubblicamente per rivendicare il loro diritto alla sicurezza e alla serenità.




LO SPETTRO – 4/10/2003
http://www.lospettro.it/pagina739.htm

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