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Setola minaccia il pm: «Teniamo tutti famiglia. Dottore Maresca, voi dovete lasciare stare la mia»

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Aveva iniziato la sera della sentenza per l’omicidio di Michele Orsi, il 28 marzo, chiedendo la parola prima della camera di consiglio (e della condanna all’ergastolo).
Aveva approfittato del breve collegamento in videoconferenza per difendere se stesso e la sua opinabilissima cecità ma, soprattutto, per mandare messaggi minacciosi ai collaboratori di giustizia. A uno, in particolare, Oreste Spagnuolo, il primo a interrompere il cordone di omertà che aveva blindato le azioni terroristiche dell’avanguardia stragista del clan dei Casalesi: «Merita la morte, prima di pentirsi già faceva la spia ai carabinieri.

Aveva ragione Alessandro Letizia, che voleva uccidergli la moglie e i figli». Ieri, Giuseppe Setola lo ha fatto di nuovo. Ha preso la parola nel corso del processo per le estorsioni firmate dal suo gruppo, e ammesse da lui stesso quale forma di autofinanziamento finalizzato al sostentamento dei detenuti, e ha mandato altri messaggi obliqui, oscuri, minacciosi.

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I destinatari? Il pentito Domenico Bidognetti, il perito che ne ha accertato la capacità visiva, e il pm Catello Maresca, magistrato del pool-Caserta della Dda che sta sostenendo la pubblica accusa in aula, nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. «Teniamo tutti famiglia. Dottore Maresca, voi dovete lasciare stare la famiglia mia. E non mi mandate più quel perito – ha detto in collegamento dal supercarcere di Opera, dove è detenuto in regime di 41 bis – che non capisce niente. Io sono non vedente e lui ha detto che ci vedo, ma lui non è un oculista».

Ha poi aggiunto, quasi intimando: «La prossima volta che mi mandate il medico, me lo dovete far sapere prima»…


Rosaria Capacchione

Il Mattino il 14/04/2011

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