L’ultima volta che il suo nome è comparso in un atto giudiziario coincide, quella volta, con la data della sua scomparsa: il 19 aprile 2011, appena l’altroieri.
Il nome fa parte dell’elenco delle persone denunciate per una frode fiscale commessa in provincia di Frosinone, attraverso l’incasso di alcuni milioni di euro, per lavori effettuati da società sequestrate e fallite.
Lui si chiama Emilio Baldascino, è un subappaltatore di Casal di Principe che sarebbe rimasto un anonimo imprenditore del movimento terra se la figlia Giovanna non avesse sposato un uomo dal cognome ingombrante: Pasquale Setola, fratello dell’ergastolano capo della fazione stragista del clan dei Casalesi, a sua volta detenuto in regime di 41 bis, il carcere duro.
Dall’altroieri, dicevamo, Emilio Baldascino è scomparso. Ha lasciato la sua casa, ha infilato un biglietto nella cassetta delle lettere, ed è andato via senza lasciare altre tracce. Un biglietto dal contenuto drammatico: «Siccome non credete che non ho fatto affari con Setola, io mi tolgo la vita».
Sono stati la moglie e le figlie, Giovanna e Lucia, a denunciare la sua sparizione ai carabinieri dopo averlo cercato inutilmente per tutta la nottata, senza trovarlo da nessuna parte, né vivo, né morto. Ora sono i carabinieri a cercarlo, ma fino alla tarda serata di ieri senza alcun esito.
Di Emilio Baldascino, 61 anni, si era parlato già due anni fa, quando la Dia di Napoli aveva sequestrato case, negozi, società immobiliari e di costruzione alla famiglia di Giuseppe e Pasquale Setola.
Nel pacchetto c’era la General Impianti, società edile che ha lavorato per conto dell’Amministrazione provinciale di Caserta e del Comune di Calvi Risorta; il bar Tropical, a Casal di Principe; e poi ville, appartamenti tra Casale e il basso Lazio. Ecco, le ville: ce n’erano due che erano state date in fitto all’Us Navy, che le aveva messe a disposizione dei militari americano assegnatari di alloggi all’interno della cittadella di Gricignano ma che per motivi ”ambientali” avevano chiesto di abitare altrove…
Rosaria Capacchione
Il Mattino il 21/04/2011
