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sabato, Maggio 18, 2024
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E’ Raffaele Giuliani il ‘dominus’ del patto

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14 persone sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta “Domitia Village” della procura di Napoli che ha portato all’emissione di 14 ordinanze di custodia cautelare, di cui 13 finora eseguite. Proto, come Simeoli, deve rispondere di concorso esterno ad associazione di stampo mafioso. Era stato eletto nel 2002 ed e’ esponente locale del Pdl, ma la sua amministrazione e’ stata sciolta con decreto del presidente della repubblica perche’ “sussistevano forme di ingerenza della criminalita’ organizzata rilevate dai competenti organi investigativi”.
Secondo le indagini ciò ha permesso a Raffaele Giuliani, il ‘dominus’ dell’indagine per i pm coordinati dall’aggiunto Federico Cafiero de Raho, imprenditore organico ai Casalesi, di ottenere le concessioni per la costruzione del villaggio turistico che da il nome all’inchiesta, realizzato poi dall’imprenditore Angelo Simeoli, ritenuto dagli inquirenti vicino alla camorra napoletana, che de Raho definisce “diretta espressione dei Nuvoletta e dei Polverino”. Giuliani era stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2004, sentenza passata in giudicato, era sottoposto a misure alternative alla detenzione ma “simulava”, scrivono i magistrati, la partecipazione a un percorso terapeutico riabilitativo dalla tossicodipendenza, riuscendo anche ad avere trattamenti di favore dalla comunita’ “L’Arcobaleno”, cui era in carico.


Raffaele Giuliani,
il ‘dominus’ del patto tra clan e imprenditori con la complicita’ della politica locale, continuava cosi’ a curare indisturbato le attivita’ edilizie di spessore per conto dei Casalesi nell’agro aversano, sul litorale domitio e in molti dei paesi limitrofi a Caserta. Era lui a gestire quella che il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che ha coordinato le indagini della procura antimafia di Napoli, definisce una “ragnatela” di connivenze tra imprenditori, anche legati ad altri clan come Angelo Simeoli, ‘socio’ di Giuliani e vicino alla camorra di Marano dei Nuvoletta e dei Polverino, politici e boss. Giuliani stesso si occupava, anche degli interessi dei Belforte, clan di Marcianise alleato dei Casalesi, perfino nel territorio di San Marco Evangelista. Grazie ai suoi rapporti con la criminalita’ organizzata e alla complicita’ della politica locale, che riceveva ingenti somme di denaro per i ‘favori’ resi, riusciva a ottenere il rilascio di concessioni illegittime e autorizzazioni amministrative viziate da gravi falsita’, realizzando operazioni di speculazione edilizia anche con gravi scempi ambientali, come nel caso del complesso turistico ‘Domitia Village’.

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Giuliani finto tossico dipendente.
Giuliani e’ stato condannato per 416 bis con elementi di spicco dei Casalesi, quali Vincenzo Zagaria, capozona della fazione del clan che fa capo al boss detenuto Francesco Bidognetti, e Alfredo Zara, e’ un imprenditore organico alla criminalita’ organizzata e, dice la sentenza, partecipava in prima persona anche a operazioni ‘militari’ della camorra, come la preparazione di agguati, estorsioni, attivita’ di supporto logistico dei latitanti, acquisto di armi. Nella struttura de “L’Arcobaleno”, dopo la condanna nell’ambito del processo sugli scempi ambientali e le tangenti per i Regi Lagni, Giuliani scontava una misura alternativa al carcere, usufruendo dei benefici concessi dalla legge, ma riusciva a gestire gli affari del clan condizionando i gestori del centro assistenziale, finiti anche loro in carcere con questa operazione, al punto da ottenere l’assunzione del cugino che poi gli faceva da scorta durante i suoi spostamenti per ‘affari’. L’inchiesta ha fatto emergere anche episodi di cessioni di cocaina a Giuliani e la sua gestione (“uti dominus”, scrivono i magistrati) di un importante complesso termale in provincia di Napoli. L’uomo, inoltre, sempre con Simeoli, ha gestito una speculazione edilizia per alloggi popolari a Casaluce con la connivenza dell’allora sindaco Antonio Fedele Proto. (Fonte Agi)

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