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La morte di Laura De Prete a soli 17 mesi

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Anche lui ha perso un figlio tre mesi fa. Un bambino nato prematuro, vissuto per sei ore attaccato a un filo di speranza che si è spezzato. Tre mesi fa la sua, personale, intima e tormentata tragedia di padre e marito. E lunedì la sua tragedia di uomo. Giovanni Mauriello ha 28 anni, una famiglia, un lavoro che svolge da due anni con
passione e una vita davanti, rovinata da una serie di dispiaceri. L’ultimo, un mese fa. Un uomo a bordo della sua auto gli taglia la strada e lui, alla guida del suo automezzo, sopravvive all’impatto. Il destino,
evidentemente, aveva in serbo qualcosa di più terrificante per lui. La morte della figlia di un’altra persona, non voluta, accaduta per una disgrazia. A raccontare la disperazione dell’autotrasportatore che ha investito la
bambina, è ancora una volta un padre:
«Sono disperato, mio figlio è una brava persona, piange in continuazione – dice Vittorio Mauriello – la mia famiglia si stava riprendendo dallo choc della perdita del bambino, poi è successa questa tragedia». Vittorio Mauriello è un autotrasportatore, uno di quelli con la schiena dritta e una famiglia solida. A fare visita a lui e alla famiglia anche il parroco, don Franco, e tante persone di Casal di Principe. «Da vent’anni faccio questo mestiere — dice mentre stringe tra le mani la foto del nipotino che non c’è più — sono dispiaciuto per i genitori, è stata una disgrazia». Il figlio Giovanni non sa darsi pace. «Mi ha raccontato che doveva scaricare il carico e camminava a una velocità di 10, al massimo 15 chilometri all’ora, poi ha sentito strillare e ha pensato di aver investito un cagnolino, ma qualcuno ha dato dei pugni sul container e così è sceso». A quel punto, stando alla ricostruzione dei fatti fornita dal padre, il giovane ha visto quanto accaduto e si è spaventato. Ha pianto ed è quasi svenuto, così un uomo l’ha trascinato nella sua auto e portato al pronto soccorso. «Quell’uomo, mi ha spiegato Giovanni, gli ha detto di entrare mentre parcheggiava ma non l’ha più rivisto. Se fosse rintracciabile potrebbe spiegare tutto alla polizia. Mio figlio vuole contattare la famiglia della bimba per chiedere scusa, per quanto sono possibili le scuse in un incidente».

Marilù Musto
Il Mattino il 28/03/2012

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