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Vedova di camorra giustiziata tra la folla

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SANT’ANTIMO. È stata uccisa con almeno tre colpi di pistola alla testa. L’omicidio è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri, poco dopo le 17, lungo la centralissima Via Roma a Sant’Antimo. A cadere è stata Immacolata Capone, 37 anni, titolare di un’azienda di escavatrici e macchinari per costruzioni edili con precedenti per reati finanziari e considerata dagli inquirenti un personaggio non marginale alle vicende collegate ai clan dell’area afragolese.
Era la vedova di un esponente di primo piano dei Moccia e lei stessa era legata alla stessa cosca. Il marito, Giorgio Salierno, era stato assassinato nel dicembre scorso dopo tre giorni di torture per estorcergli alcune informazioni. Fu ritrovato nella chiesa sconsacrata della Madonna del Terremoto ad Afragola con un colpo alla nuca: prima di essere assassinato era stato costretto ad inginocchiarsi. A denunciarne la scomparsa era stata proprio la moglie. Salierno, scarcerato qualche mese prima di essere ucciso, era stato accusato di essere uno degli organizzatori del mancato attentato ai danni del pentito Pasquale Galasso. Si cerca ora di capire se ci sia un nesso tra i due omicidi.
Immacolata Capone è stata probabilmente seguita dai killer che erano più di due, anche se sembrerebbe che a sparare sia stato uno solo. Si è accorta di loro ed ha tentato di seminarli con la sua potente Toyota Rav 4 . Ma, non essendoci riuscita, ha bloccato l’auto ed è scappata a piedi. Alle sue spalle, però, l’assassino ha cominciato a sparare a raffica con una Luger calibro 9: almeno sette colpi che lei è riuscita, però, miracolosamente a schivare. Alla fine ha cercato rifugio in una polleria chiedendo aiuto al commerciante e a quelli che erano dentro, ma il killer l’ha raggiunta, uccisa ed è alla fine, è scappato con i complici che aspettavano in macchina.
In strada è stato il panico con i passanti che fuggivano cercando riparo dietro le auto in sosta e negli androni dei palazzi. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Frattamaggiore e del posto di polizia di Sant’Antimo, diretti dal vicequestore Pietropaolo Auriemma.
Subito sono state avviate le ricerche dei sicari, in collaborazione con i colleghi di Afragola e della squadra mobile. Sul luogo del delitto anche i carabinieri della compagnia di Giugliano, diretti dal tenente Guardiani e dal tenete De Simone. Per strada, ferma al centro della carreggiata la Toyota Rav 4 su cui viaggiava la Capone. A poca distanza dal corpo della donna anche un cappello con visiera che potrebbe essere stato perso da uno dei sicari in fuga.
Stando ad alcune indiscrezioni, gli agenti avrebbero anche repertato dei capelli, probabilmente appartenenti ad uno degli assassini. L’esame di questi e del cappello potrebbe rivelarsi utile per l’identificazione degli assassini. Gli investigatori hanno anche fermato in serata quattro persone per interrogarle e controllare i loro alibi.
ANTONIO POZIELLO






IL PERSONAGGIO

Donna in carriera nel buisness dell’edilizia




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di MARCO DI CATERINO




Un caschetto biondo e minuta nel fisico, ma anche un carattere di ferro accompagnato da un fiuto straordinario per gli affari e tante amicizie che contano, in una zona controllata dalla camorra. Questa in sintesi la breve vita di Immacolata Capone, 37 anni, separata da cinque anni da Giorgio Salierno, rapito e ucciso con un solo colpo di pistola alla nuca il 18 dicembre scorso, all’interno di una chiesa sconsacrata nelle campagne di Afragola.
Un personaggio davvero enigmatico Immacolata Salierno, capace di far tremare i polsi a chiunque quando si trattava di discutere di affari e di dare svolte profonde alla sua vita, come aveva fatto da un anno circa, da quando cioè si era trasferita a vivere a Sant’Antimo, con il suo nuovo compagno, Domenico Puca, fratello di quel Giuseppe, detto «’o minorenne», capo di una delle cosche più agguerrite di tutta la zona.
Immacolata Capone, con un passato da «damigella» d’onore di Anna Mazza, la vedova del padrino Gennaro Moccia (assassinato negli anni ’70), e madrina della figlia Teresa, aveva rimesso in piedi quello che restava della «Motrer», una delle più grosse aziende del movimento terra della regione, spazzata via delle indagini della Direzione distrettuale antimafia, che avevano accertato che l’azienda intestata a Giorgio Salierno era in realtà nella disponibilità del clan Moccia.
E quando il marito fu arrestato e condannato a diversi anni di carcere perchè coinvolto nel piano studiato per uccidere Pasquale Galasso, il boss di Poggiomarino pentito che con le sue dichiarazioni rischiava di azzerare tutto il vertice del clan Moccia, Immacolata Capone, riuscì non solo a tenersi a galla, ma anche ad allagare il suo giro di affari, sempre nel settore del movimento terra e in quello dell’edilizia. La notizia della sua uccisione si è sparsa in un lampo ad Afragola, dove Immacolata Capone aveva mantenuto rapporti molto stretti e dove gestiva ancora un deposito di laterizi e materiale da costruzione al corso Meridionale.
Nei giorni successivi alla scoperta del cadavere dell’ex marito, «radio piazza» aveva fatto circolare la voce che dietro a quell’omicidio si poteva intravedere la mano di qualcuno che era molto vicino a Giorgio Salierno. Ma si era anche parlato del fatto che i due ex coniugi potessero essere custodi di tanti segreti, che era meglio seppellire in una tomba.




IL MATTINO 18 MARZO 2004

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