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sabato, Giugno 22, 2024
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Vedova uccisa, spunta una pista

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SANT’ANTIMO. L’hanno uccisa come un boss, e come un boss aveva vissuto Immacolata Capone. La polizia ed i carabinieri indagano sul suo passato, sui suoi rapporti con i clan, con quelli di Afragola, ma anche con quelli di Sant’Antimo, cui la donna si era avvicinata dopo la morte del marito e l’avvio di una nuova relazione. Intanto, gli investigatori sono riusciti a ricostruire con maggior precisione la dinamica dell’agguato, anche grazie alle preziose informazioni fornite da alcuni testimoni sentite nel corso della notte. Si è così appreso che la donna non era sola. Intorno alle 16 aveva chiamato l’attuale convivente, Antimo Puca, un imprenditore del campo cementizio, titolare di un impianto di betonaggio.
L’uomo, stando a quanto riferito da polizia e carabinieri, avrebbe legami con l’omonimo clan operante a Sant’Antimo. L’uomo si trovava da barbiere, in Via Roma, a poca distanza dal luogo dell’agguato. Poco prima delle 17 la donna lo ha raggiunto. Insieme, sono entrati in un bar, dopo aver lasciato l’auto ferma quasi al centro della strada. I killer avevano, però, seguito la donna. All’uscita dal bar, da dietro a delle auto in sosta, spunta uno dei sicari. È armato di una calibro 9 luger. Comince a sparare all’impazzata.
I due amanti si separano. Lui fugge verso la caserma dei carabinieri. Lei, ferita, cerca riparo in una polleria, dove i sicari la raggiungono e finiscono.
La polizia ha repertato 9 bossoli. Cinque proiettili hanno raggiunto la Immacolata capone: due alle spalle, tre alla testa e al volto. Il killer è poi fuggito dopo aver raggiunto un complice che lo aspettava a bordo di un’auto dietro l’angolo, in via Colasanti. Mentre fuggiva, l’assassino, che aveva il volto coperto, ha perso il cappello, che ora potrebbe consentire di identificarlo.
Le indagini, svolte dagli agenti del commissariato di Frattamaggiore e della squdra mobile, coordinati dal vicequestore Pietropaolo Auriemma, tentano di ricostruire il contesto all’interno del quale si inserisce questo omicidio. Ne emerge il quadro di una serie di rapporti economici e sentimentali della donna con elementi legati a vario titolo a diversi sodalizi criminali che operano in provincia di Napoli. Legami, interessi, affari in comune con i clan di Afragola ed ora con quelli di Sant’Antimo.
Affari che vedono coinvolti imprenditori edili, speculatori, aziende che operano nel campo del movimento terra e della fornitura di calcestruzzo. Settori che nel napoletano sono da sempre appannaggio prediletto, se non esclusivo, dei clan, che in questo settore riciclano ingenti somme provenienti dalle attività illegali. Immacolata Capone era una donna imprenditrice. Una imprenditrice legata alla camorra e non solo per il matrimonio con il defunto Giorgio Salierno, elemento, quest’ultimo di primo piano del clan Moccia.




L’IPOTESI





Immacolata Capone, nota come Imma, era titolare di un’azienda di movimento
terra, avviata con il marito. Dopo l’arresto di quest’ultimo, la donna aveva
deciso di separarsi. Dopo la sua scarcerazione, poco prima dell’uccisione
del marito Giorgio Salierno, nel dicembre scorso, tra i due i rapporti si
erano deteriorati per questioni legate proprio alla gestione dell’azienda di
cui la donna era titolare e della divisione di una serie di beni. Una delle
piste seguite dagli investigatori per chiarire i tanti interrogativi di
quest’omicidio portano ora proprio alla contesa tra i due coniugi in crisi
ed all’omicidio di Salierno. Fino ad ipotizzare che la donna possa avere
avuto un ruolo nell’eliminazione del marito.
È questa una delle piste a cui lavorano la squadra mobile e gli agenti del
commissariato di Frattamaggiore ed anche i carabinieri di Giugliano. Per
entrambi non sarebe da escludere che l’omicidio possa essere stata una
vendetta per l’assassinio di Salierno. Così come non escludono un legame con
i forti attriti tra la donna e i figli del Salierno, nati da una precedente
relazione, e legati ad una serie di attività e beni su cui questi ultimi
potrebbero aver accampato pretese. A sostegno di queste ipotesi non vi è, al
momento, alcun riscontro investigativo e si tratta unicamente di un’ipotesi
al vaglio degli inquirenti.

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ANTONIO POZIELLO – IL MATTINO 19 MARZO 2004

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