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lunedì, Maggio 6, 2024
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Rifiuti, 13 milioni di euro per fermare l’emergenza

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NAPOLI. Tredici milioni di euro per fronteggiare l’emergenza rifiuti in Campania. Li ha stanziati la giunta regionale, il cui presidente Antonio Bassolino ha anche sollecitato in un colloquio telefonico col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, un impegno finanziario del governo. Intanto, anche se nel nord del napoletano si registra un lieve miglioramento della situazione, nel casertano è sempre allarme rosso.
Non si riesce ad individuare, almeno al momento, una soluzione definitiva per lo stoccaggio tale che possa avviare un’inversione di tendenza rispetto alla situazione degli ultimi 15-20 giorni. Ed intanto comincia ad accumularsi immondizia anche in alcuni quartieri di Napoli come nelle zone occidentali.
Nella provincia di Caserta rischiano la paralisi anche le attività commerciali. Chiuse le scuole ad Aversa, Marano, e da domani anche a Capua.
Problemi e disagi anche negli altri grandi e piccoli centri della provincia dove cominciano a presentarsi gravi problemi anche dal punto di vista igienico sanitario. Molti sindaci sono ancora alla ricerca di siti provvisori di trasferenza, altri hanno sollecitato il prefetto, Carlo Schilardi a rappresentare al commissario straordinario, Corrado Catenacci, l’opportunità di conferire i rifiuti in impianti attrezzati di altre regioni. Sversare in altre regioni le migliaia di rifiuti accumulati in questi giorni ovunque in provincia di Caserta sarebbe una delle proposte che i sindaci di undici comuni del casertano, tra cui il capoluogo, Aversa, Mondragone, Maddaloni, Santa Maria a Vico, avanzeranno al commissario straordinario, Catenacci, nell’incontro previsto stasera nella Prefettura di Caserta.
Intanto, le aziende per i servizi sanitari dei comuni campani interessati dall’emergenza rifiuti hanno ordinato in queste ore la rimozione della spazzatura.
I primi cittadini sollecitano la realizzazione del Piano regionale dei rifiuti e la creazione di un tavolo permanente ove siedano la Regione, il Commissariato dei rifiuti, le Province e la rappresentanza dei Comuni.

Red








A CACCIA DEI SOLDI PER USCIRE DALL’EMERGENZA

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di PAOLO MAINIERO



Cento tonnellate raccolte a Casoria, ottanta a Giugliano, quaranta a Marano: cifre piccole, «un contentino» secondo i sindaci, ma è il segnale che qualcosa si muove per quanto la situazione resti pesantissima in provincia di Napoli come in tutta la regione. Salerno e provincia, per esempio, benchè nelle ultime ventiquattro ore siano state raccolte settecento tonnellate di rifiuti, sono ancora sommerse dai sacchetti e perdipiù ieri sera è stata revocata l’autorizzazione a scaricare a Caivano. E come se non bastasse da Capri si alza un urlo disperato: «Aiutateci, rischiamo danni incalcolabili». Ad Aversa, dove la situazione è drammatica, la raccolta è cominciata nella notte, in seguito alla decisione assunta nella serata di ieri nel summit intercorso alla Prefettura di Caserta tra il commissario di governo per l’emergenza rifiuti Corrado Catenacci, gli 11 sindaci dei maggiori centri casertani e il presidente della Provincia, Riccardo Ventre. Il commissario ha spiegato che si va verso una provincializzazione della gestione dell’emergenza e ha assicurato la ripresa della raccolta.
In provincia di Napoli la ripresa, lentissima e a macchia di leopardo, della raccolta non placa la rabbia dei sindaci pronti a marciare su Napoli se il capoluogo continuerà ad essere privilegiato a danno dei piccoli comuni e pronti anche, come annuncia il sindaco di Casoria Giosuè De Rosa, a vietare il transito, per le loro città, dei compattatori diretti da Napoli al Cdr di Caivano. «In queste condizioni anche l’economia rischia il crollo», aggiunge il sindaco di Giugliano Francesco Taglialatela. Ieri sera il presidente della Provincia Amato Lamberti ha ricevuto i sindaci «per trovare una linea d’azione comune». «L’emergenza rischia di danneggiare il turismo», dice il sindaco di Ercolano Luisa Bossa che si ritrova i rifiuti fuori gli Scavi e lungo la strada che sale al Vesuvio. Michelangelo Riemma (Acerra) ribadisce il no al termovalorizzatore e chiede interventi di bonifica.
Tensione a mille, dunque, mentre Regione e commissariato straordinario corrono ai ripari. Ieri, il presidente Bassolino ha annunciato che domani la giunta stanzierà 10 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza, e che altri tre milioni saranno stanziati la prossima settimana. Bassolino, sempre ieri, ha avuto un lungo colloquio telefonico con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta per sollecitare ulteriori risorse. Letta ha assicurato la disponibilità del governo per «un immediato intervento». La questione delle risorse è prioritaria. È ormai chiaro che la strada più immediata è portare i rifiuti in altre regioni (oltre a Umbria, Calabria, Puglia e Lombardia, sono in corso trattative anche con il Veneto, l’Abruzzo e le Marche) ma il trasferimento costa e in cassa ci sono pochi euro. Ieri mattina, Catenacci è stato a Roma dove ha incontrato il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli e il responsabile della Protezione civile Guido Bertolaso. Con entrambi Catenacci ha discusso di come si intende uscire dall’emergenza, e a entrambi ha chiesto un intervento economico. A fare economicamente la loro parte saranno chiamate anche le Province (quella di Benevento ha già stanziato duecentomila euro, quella di Napoli è disponibile) e i comuni e anche la Fibe. Secondo il piano del commissariato occorrono almeno quindici giorni per ridare un minimo di dignità alle città ricoperte da tre settimane dai sacchetti e tre mesi per uscire del tutto dall’emergenza e garantire il regolare conferimento dei rifiuti. Da oggi il Cdr di Caivano potenzierà del 15 per cento la propria produzione a favore dell’area Nord di Napoli, e sempre da oggi riprenderà a lavorare a regime il Cdr di Tufino, chiuso ieri per essere svuotato e avviare gli scarti (fos e sovvalli) verso le discariche individuate nelle altre regioni. Lunedì potrebbero invece riaprire i Cdr di Giugliano e Casalduni, mentre più lunghi si prospettano per gli impianti di Battipaglia, Pianodardine e Santa Maria Capua Vetere. Da Roma, invece, il ministro Matteoli conferma che la discarica Difesa Grande ad Ariano Arpino «resta chiusa».







IL PERSONAGGIO


Lo sfogo del commissario


di Antonello Velardi





«Tutti, ma proprio tutti, dovrebbero fare un passo indietro e capire che la protesta, solo la protesta, senza alcuna prospettiva, non porta da nessuna parte. Lo dovrebbero capire anche i politici, quelli sul territorio, di ogni partito. Perché è curioso che ad appoggiare la protesta popolare, sulle discariche chiuse e su quelle da aprire, siano schierati tutti i partiti. In Parlamento si beccano ogni giorno, qui si coalizzano». Corrado Catenacci ufficialmente non parla, non commenta. In pubblico il commissario straordinario per i rifiuti, in pensione da pochi mesi ma ancora con il piglio del prefetto di ferro, dice soltanto: «Mi limito a lavorare, notte e giorno. Alla fine il problema lo risolveremo». Ma con i suoi stretti collaboratori si sfoga e insiste: «La nostra è una strada obbligata. Qualcuno l’ha già capito, gli altri lo capiranno o con le buone o con le cattive». E qual è la strada obbligata? Portare i rifiuti fuori regione, quanto prima possibile: non c’è alternativa.
Caricarli sui camion, magari sui treni, contrattare il prezzo e spedirli lì dove sono considerati una risorsa economica: un po’ in Italia, un po’ all’estero. Una soluzione transitoria, di qualche settimana o di qualche mese, in attesa che le strade siano definitivamente ripulite a Napoli, come nel resto della Campania. In attesa, soprattutto, che siano riaperti i cdr e le discariche, nel frattempo chiuse perché sequestrate dalla magistratura o perché inattive per motivi tecnici. Una soluzione che potrebbe essere definitiva se si accerterà che addirittura il costo del trasferimento è pari a quello del trattamento in loco. Possibile? Possibile. Catenacci sta rifacendo i conti: ha dato mandato ai suoi di rinegoziare i contratti, di rivedere anche gli accordi chiusi dal commissariato durante la gestione precedente alla sua. Prima che, eventualmente, della questione si possano interessare i magistrati; sono molte le denunce partite prima dell’arrivo del prefetto di ferro, alcune sottoscritte, altre anonime. E sono diversi i blitz di polizia, carabinieri e Finanza negli uffici del commissariato, con sempre maggiore frequenza nell’ultimo periodo.
In ogni caso, il commissario pensa di poter tornare alla normalità utilizzando – accanto al trasferimento fuori regione – nuove discariche da aprire in Campania. In località da tenere segrete non per timori di altre proteste, perché non saranno più tollerate e perché è parallelamente in corso una sotterranea opera di diplomazia che coinvolge anche i vertici della Chiesa campana, ma per evitare speculazioni sul costo dei suoli e il quasi certo tentativo della camorra di infiltrarsi. «Discariche in ogni provincia, perché tutti capiscano che devono accollarsi il problema. Saranno i politici, gli amministratori, a spiegarlo alle loro genti, saranno loro a dover trovare le parole giuste». E se non basterà? Con i suoi collaboratori il prefetto è esplicito: «Il governo è pronto ad utilizzare ogni strumento, vuol dire che si chiamerà anche l’Esercito se sarà necessario». L’Esercito potrebbe servire anche per aprire finalmente i cantieri e avviare i lavori per la costruzione dei termovalorizzatori, ultimo anello di una catena che si è ormai spezzata. Per evitare ulteriori sperperi, per annullare costi ritenuti alti e tollerati per fin troppo tempo.
Quello dei costi è una fissazione del prefetto. Che ha deciso per sé e ha imposto ai suoi massima oculatezza e trasparenza. Niente mega-ingaggi, niente sperperi, risparmio su tutto, anche sui mezzi. «Siamo funzionari dello Stato, non siamo venuti ad occupare le poltrone». Ieri mattina – raccontano i suoi collaboratori – Catenacci non aveva a disposizione alcuna auto di servizio, né l’autista: quelli che c’erano, servivano per alcuni sopralluoghi fuori Napoli. Alle cinque del mattino s’è messo alla guida della sua auto – duemila di cilindrata, ventimila chilometri in tre mesi – e tra la nebbia è andato a Roma, all’appuntamento con il ministro Matteoli. A proposito: Matteoli ha mostrato massima disponibilità, ha promesso fondi ma solo come anticipazione di quelli già dovuti. Roma – ha spiegato Catenacci ai suoi in serata – non ci farà regali, anche perché al Nord non capirebbero. La Lega, tanto per non fare nomi, non capirebbe perché i costi di quello che è un fallimento debbano essere sostenuti da chi non ha colpe. E chiederebbe fondi analoghi per il suo Nord. Su questo Matteoli, ma anche Palazzo Chigi, è stato esplicito. E perciò ieri pomeriggio la Regione Campania ha annunciato un primo stanziamento straordinario di fondi.




DRAMMA AD AVERSA



di ENZO CIACCIO





AVERSA. «I cittadini mi contestano? Non do loro torto: mi chiedono di proteggerli, ma mi sento una nullità. Pur avendo la coscienza tranquilla». Sindaco Ciaramella, qui ad Aversa è record di rifiuti. Lei vive sotto scorta: che intende fare? «Sa quanto tempo ho aspettato per riuscire a parlare col commissario Catenacci? Tredici giorni. E inutilmente. Mi hanno lasciato solo, allo sbaraglio: questa è la verità».
Via Mancone è svanita nel nulla, inghiottita dall’immondizia che ricopre il manto stradale ridotto a fiume acido che brucia diossina. Nessuno fa raccolta. Da settimane. Stamane la strada è riaperta al traffico, ma per modo di dire: le auto transitano a passo d’uomo basculando su questo letto innaturale, che rende viscido l’asfalto e pericolosa la guida. Qualcuno si impantana. Qualche altro fa retromarcia. E si slitta. Come se a terra ci fosse la neve. I bambini giocano, nel giardino dei veleni. Qualcuno ha la mascherina, gli altri ridono. Divertiti. Dopo la curva, i vigili del fuoco stanno spegnendo i focolai ancora fumanti. Per la centesima volta, da stanotte. «Poveri matti – mormora un vigile con il volto coperto da un foulard – non si rendono conto che più dànno fuoco ai rifiuti, più avvelenata diventa l’aria che respirano». Una donna, da una finestra al terzo piano, urla piangendo: «Mia figlia ha sette anni e soffre d’asma: sono dieci giorni che la tengo chiusa in casa. Se siete gente del Comune, che Dio vi maledica». Siamo solo cronisti, signora. «Vi maledica lo stesso», grida infuriata sbattendo le imposte. I vigili sudano, sono sotto stress: 250 chiamate. Una notte tremenda. Notte di guerra. E fa caldo. Un caldo nemico, che fa rantolo i respiri.
C’era una volta Aversa. 70mila abitanti e una storia da giù il cappello. Una storia che parla normanno. E aragonese. E che incute rispetto. O almeno dovrebbe. Ora non è come a settembre scorso. Ora emergenza è vocabolo inadeguato. Ora non è come altrove, ora siamo oltre. Cioè, al collasso. E anche peggio. Scuole chiuse. Università chiusa. Mercati chiusi. Fiere annullate. E da oggi, forse, chiusi anche i negozi e le attività pubbliche. Disastro ambientale. dicono. Provocato da incuria. Una città sommersa. Al naufragio. Senza precedenti. E immagini mai viste.
Piazza Crispi è una piazza a metà. Il resto, è tutto coperto dall’immondizia accumulata in venti giorni. Piazza Savignano si intravede appena. Una corposa striscia di immondizia la avviluppa e la ingoia, come in un macabro girotondo satanico. Sulla piazza si affaccia un convento. Le suore che ogni giorno offrono da mangiare ai bambini poveri saltellano sconvolte, come uccellini fra quei cumuli immondi: tentano di raggiungere il convento, gli orli delle tonache inzaccherati, le scarpine da buttar via. «Gesùmmìo, Gesùmmìo», mormora suor Maria facendosi il segno della croce.
C’era una volta Aversa. Neanche il grande Arco, austero simbolo della città, viene risparmiato dai rifiuti. Le zone più disastrate? Tutte. Si salvano due o tre rioni in periferia, dove avevano avviato un po’ di raccolta differenziata. L’esercito? La Protezione civile? Chi deve intervenire quando una città viene ridotta a scempio? Il sindaco, Domenico Ciaramella, si muove sotto scorta da giorni. Nel timore di aggressioni. Anche le sue figlie sono scortate. E i nipotini. Quattro ragazzine davanti al liceo artistico stanno affiggendo un cartellone: «Un mondo pulito è un mondo migliore», c’è scritto col pennarello. Il benzinaio però protesta. Dice «togliete ’sta roba e andate via». Una ribatte, seccata: «Se non ti piace, toglitelo da solo». E se ne va, un po’ triste.
I rifiuti avvelenano. Anche i rapporti tra la gente, che è di malumore anzi ai limiti della crisi isterica. Il comandante dei vigili urbani? Si chiama Michele Pezzullo ma stamattina non c’è, l’hanno accompagnato in ospedale. Poco fa, due giovanotti su un motorino non si sono fermati all’alt. Erano senza casco. Fuggendo, hanno buttato per aria il comandante. Che si è fatto male. Davanti al municipio, le delegazioni di mamme aspettano il turno per parlare col vicesindaco. Che cosa gli chiederete? Si guardano in faccia. Che cosa più c’è da chiedere, ormai? Racconta Ciaramella, il sindaco: «Ieri sera Catenacci mi aveva detto: da uomo a uomo, Le prometto che entro domani le ripulisco mezza Aversa. Invece, niente. Stamattina mi era giunta voce che stavano per raccogliere 500 tonnellate da portare all’impianto Cdr di Caivano. Poi, lo stop. Mi dicono che sia stato il sindaco Iervolino ad alzare la voce. Spero che non sia vero». Perchè non apre un sito provvisorio? «Ci sono regole drastiche, se sgarri finisci in galera. E poi, per aprire un sito occorre tempo». Quanto tempo? «Almeno otto giorni. Sempre che Asl, Arpac e Provincia si assumano la responsabilità di dire va bene».
Come si sente? «Mi sento male. Vede? Sto piangendo. Dormire, niente. Evito di coricarmi, tanto sarebbe inutile». Ha voglia di mollare? «Non mi dimetto, per rispetto ai cittadini. Ma così non vale proprio la pena. Se l’ammalato muore, non ci si può limitare a consigliare il nome di un buon medico». I colpevoli? «Mi rivolgerò alla Procura: voglio sapere chi ha ridotto così la mia città». In serata, summit col commissario. Il sindaco Ciaramella, disperato, nel corso della riunione dice: «Chiedo asilo politico in prefettura se non mi risolvono il problema». Poi qualche ora dopo l’annuncio: la raccolta dei rifiuti, ad Aversa, comincia stanotte. Ma ci vorrà tempo per tornare normali. Tempo e fatica. Come dopo un terremoto.
Giovedì 18 Marzo 2004

Tufino, i primi cittadini bloccano il Cdr
Protesta dei sindaci del Nolano ieri mattina presso l’impianto di Cdr di Tufino: i primi cittadini dei paesi circostanti si sono recati in delegazione per controllare la corretta applicazione del piano di sversamento deciso dal Commissariato. In realtà, un centinaio di camion carichi di rifiuti sono stati costretti a fare dietro front senza sversare. L’impianto era saturo e per tutta la giornata di ieri è stato necessario smaltire le balle accumulate prima di poter ospitare nuovi rifiuti. Si spera che per la giornata di oggi sia possibile riaprire lo smaltimento. I sindaci, dal canto loro, annunciano per il giorno 24 una manifestazione di protesta presso la sede del ministero per la protezione civile.



LA IERVOLINO



di CORRADO CASTIGLIONE




Napoli prepotente, che in quest’emergenza rifiuti finisce per sommergere di veleni il resto della regione. L’accusa lanciata dai sindaci degli altri comuni brucia a Palazzo San Giacomo e Rosa Iervolino è pronta a replicare, spiegando subito che quell’accusa non è giustificata e aggiungendo che, anzi, anche gli altri comuni presto potranno beneficiare delle iniziative messe in campo nelle ultime ore dall’amministrazione napoletana.
«Mi dispiace – afferma la Iervolino – che i sindaci di altri comuni se la prendano con noi. Non sono giuste le accuse che ci rivolgono, perché noi siamo sempre stati disponibili e ci siamo sempre battuti per tutti adottando provvedimenti concreti; d’altro canto, le polemiche non servono a nessuno e cerchiamo concretamente la strada giusta sia per noi che per loro, puntando a portare i nostri rifiuti fuori regione. Invece qualcuno ha l’impressione, a torto, che noi stiamo facendo un dispetto».
Parole che fanno pendant con le indiscrezioni che circolano a Palazzo San Giacomo sulla vicenda e che rispediscono al mittente quell’accusa: del tipo, mentre gli altri ricorrono a piangere al Commissariato rifiuti, Napoli è l’unica che prova a uscire dall’impasse con soluzioni proprie.
Il tema naturalmente è sempre lo stesso, cioè quello legato alle 1500 tonnellate di rifiuti che ogni giorno Napoli produce e che la Fibe sversa a Caivano, laddove oggi potrebbero sversare tanti altri comuni che trovano le porte chiuse altrove. Ebbene, sono due le iniziative che Palazzo San Giacomo ha intrapreso. Innanzitutto un’ordinanza sindacale firmata sabato dalla Iervolino. Nel documento si prende atto della decisione del Commissariato di limitare a 1200 lo sversamento dei rifiuti provenienti dalla città per lasciare spazio ad altri comuni. Ne consegue la necessità di riaprire il sito di stoccaggio provvisorio limitato a via Argine, a Ponticelli, per far transitare le circa 300 tonnellate di media giornaliera rimanenti. Seconda iniziativa, Napoli ha preso contatti con altre regioni – Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Lazio – per togliere il disturbo e sversare i rifiuti indifferenziati direttamente fuori regione. Tempo 48 ore e se ci saranno problemi anche nella raccolta cittadina Napoli ricorrerà a questa soluzione: così salirebbe da 92 a 115/120 euro il costo per tonnellata dei rifiuti.




IL MATTINO 18 MARZO 2004






IL CORRIERE DELLA SERA





AVERSA – Gli ultimi bagliori di fuoco guizzano stanchi in quest’alba umida che si appiccica addosso come una camicia bagnata. Bagnata e putrida. Provi a sfilartela sputando l’aria dai polmoni finché il respiro tiene. Ma è tempo perso: una zaffata di fumo s’infila nelle narici e t’impasta la bocca col suo veleno, annebbiandoti gli occhi e i pensieri. Capita ai bambini, capita alle madri, capita a chiunque metta il naso fuori di casa e s’inoltri in questa discarica a cielo aperto che chiamano Aversa, città di confine tra le province di Napoli e Caserta. Qui, da due settimane, non si raccoglie un’oncia di spazzatura e si campa peggio dei topi, che almeno nell’immondizia sguazzano e si rimpinzano. Gli uomini, no. Gli uomini la bruciano, la inceneriscono nelle strade, perché non sanno cos’altro fare adesso che i cumuli lambiscono i primi piani dei palazzi e crescono, crescono e chissà quanto ancora cresceranno dato che questa maledetta emergenza non finirà certo domani. Il cancro ha aggredito prima le zone interne della Campania, infettando l’Irpinia e il Sannio, e da ieri cinge d’assedio Napoli, l’unica area finora risparmiata, tenendo sotto scacco i comuni dell’hinterland settentrionale. Dicono che sia Aversa l’epicentro di questa sciagura ambientale figlia di troppi ritardi amministrativi e di rivolte dissennate che hanno impedito di realizzare qui ciò che nel resto d’Europa è norma. Ossia i termovalorizzatori, macchinari che tramutano i rifiuti in energia, monnezza in ricchezza, praticamente l’unica soluzione possibile in una regione con le discariche quasi del tutto chiuse, gli impianti di trasformazione perennemente ingolfati e le ecomafie pronte a tornare in scena con gli sversatoi abusivi proprio nel Casertano, un tempo regno dei loro affari e oggi cuore del disastro. Dicono ancora che ad Aversa si specchi il volto peggiore di quest’emergenza, con i falò che impestano i quartieri, le scuole e le facoltà universitarie chiuse, la fiera settimanale abolita e le attività commerciali ridotte al lumicino. Ma se ti guardi intorno senti aria di guerra ovunque. A Marano, a Casoria e in un’altra decina di paesi a nord di Napoli, i sindaci minacciano di bloccare l’area di stoccaggio in cui vengono convogliati i rifiuti del capoluogo. Giurano che non pagheranno più pedaggio alla grande città, rimasta finora pulita – aggiungono – a scapito della periferia. E neppure i timidi miglioramenti di ieri li inducono a innestare la retromarcia. «E’ una goccia nel mare – sentenzia Giosuè Di Rosa, sindaco di Casoria e coordinatore provinciale dell’Anci -. In un paio di giorni hanno rimosso circa 150 tonnellate di spazzatura. Ma non basta, perché le strade sono ancora intasate». E non c’è destra o sinistra che tenga: la rabbia delle fasce tricolori è bipartisan. «Devono smetterla di considerarci cittadini di serie B», arringa Mauro Bertini, sindaco comunista di Marano. «Marceremo su Napoli tutti insieme – gli fa eco Pasquale Salatiello, eletto a Quarto sotto le insegne di Forza Italia -. L’immondizia non ha colore politico». Perfino a Capri soffia vento di rivolta. «Rischiamo un danno incalcolabile all’immagine dell’isola», afferma il sindaco Costantino Federico. Ma l’insurrezione della periferia rischia di svaporare ben presto nel tanfo che, fra qualche giorno, potrebbe avvolgere anche Napoli. I primi sintomi s’intravedono nei quartieri occidentali, dove la raccolta procede a singhiozzo. E allora si cercano strade alternative, a cominciare da quella che conduce al trasferimento dei rifiuti in altre regioni. Ma è un’operazione che costa un mucchio di quattrini (12 centesimi a chilo) ed è soltanto un rattoppo. La Regione ha stanziato ieri 13 miliardi di euro ed altrettanti ne metterà a disposizione nei prossimi giorni. Ma per il commissario straordinario Corrado Catenacci – crocefisso a quest’incarico una settimana fa, dopo le dimissioni polemiche di Antonio Bassolino – sono spiccioli, purtroppo. Che non bastano a comprare un solo grammo di speranza.



ENZO D’ERRICO – IL CORRIERE DELLA SERA 18 MARZO 2004

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