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sabato, Maggio 4, 2024
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ORRORE A POMPEI, DECAPIATO CANDIDATO
Era in corsa per le amministrative. Indagini in corso

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POMPEI. Una morte atroce che fa rabbrividire solo a pensarci. La vittima è un candidato alle elezioni comunali di Pompei, scomparso nei giorni scorsi, che giovedì è stato trovato decapitato ai bordi di una superstrada: la Nola-Villa Literno, nel Casertano. Carlo Cirillo, 43 anni, era uscito di casa lunedì scorso alle 7 del mattino per recarsi al lavoro alla «Novartis» di Torre Annunziata, un’azienda farmaceutica dove faceva lo spedizioniere, ma lì non è mai giunto e la mattina successiva i parenti ne hanno denunciato la scomparsa.
La scoperta. Giovedì a fare la macabra scoperta è stato un automobilista che ha visto il corpo senza testa (che non è stata ancora ritrovata) poco distante dal guard rail. Dopo i primi accertamenti i carabinieri che sono giunti sul posto hanno confermato che la testa era stata tranciata con un taglio netto, forse con un ascia o con qualcosa di simile, e poi portata via.
Un delitto probabilmente commesso in un altro luogo vista l’assenza di chiazze di sangue, e che solo successivamente il corpo sia stato poi abbandonato lungo quella strada. L’uomo, sposato e padre di due figli di 11 e 7 anni, era candidato al Consiglio comunale di Pompei (attualmente commissariato perché sciolto per collusioni con la camorra) in una lista civica collegata ad un candidato sindaco di centrosinistra. Al momento gli investigatori hanno escluso la pista politica, puntando a radiografare la vita privata della vittima, una persona ritenuta tranquilla, imparentato con una nota famiglia di autotrasportatori della città mariana.
«Quando oggi mi hanno riferito la vicenda non ci ho creduto. Mi auguro solo che tutto questo sia lontanissimo dalla politica», ha commentato il il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, «non avevo mai sentito prima niente di simile – dice il sindaco – non solo nel contesto della criminalità napoletana, ma nella storia del crimine italiano». In realtà non è così. Lo storico Enzo Ciconte, uno dei maggiori esperti italiani in materia di criminalità organizzata, sostiene che «accade raramente che la mafia (ammesso che oggi di questo si tratti) metta in atto una simile esecuzione. Sia chiaro: spesso ne fa anche di peggiori, ma tutto, nel «linguaggio» criminale, ha un senso, una simbologia non casuale. In passato, a parte un solo caso avvenuto nell’aprile del 1982, quando fu decapitato il criminologo Aldo Semerari, la camorra non ha mai eseguito altri delitti di questo tipo».
Il corpo del dottor Semerari fu messo nel bagliaio di una macchina, mentre la sua testa in un bacinella di plastica che fu lasciata sotto la casa del boss camorrista Raffaele Cutolo, ad Ottaviano. Secondo Ciconte, comunque, «se per gli inquirenti dovesse risultare attendibile la pista camorristica, ci troveremo di fronte ad un messaggio devastante, terroristico sotto tutti gli aspetti, dove si lancia un’inquietante avvertimento ad altre potenziali vittime».
Ipotesi voodoo. Ma la zona dove è stato rinvenuto il cadavere di Cirillo è anche frequentata da prostitute africane, soprattutto nigeriane, e qualcuno collega il particolare della decapitazione alle pratiche voodoo. Un’altra ipotesi che sarebbe al vaglio degli investigatori è che l’uomo possa essere stato vittima dell’usura. Un’ipotesi che, al pari delle altre resta tale, anche se da sempre la camorra si alimenta di questo tipo di attività illecite. Anche a Pompei. Oggi lo fa con uno slogan comune a quello di Cosa Nostra, della ’Ndrangheta o della Sacra corona unita: «Pagate meno, ma pagate tutti», che è poi la dimostrazione di una mafia apparentemente sommersa, che sa adeguarsi al «mercato», che muta la sua pelle come un serpente, rinnovandosi e magari «lavorando» a fianco agli scavi archeologici di Pompei, o «gestendo» i posti dei bancarellai e facendo affari persino con il turismo religioso di questa città.
Fiamme e pizzo. Nei mesi scorsi un attentato incendiario distrusse un ristorante a poca distanza dagli Scavi, in un epicentro ricco di turismo che fa gola ai clan e dove il «pizzo» sembra quasi una regola. Un’indagine di tre anni fa della Direzione distrettuale antimafia sulla cittadina prese le mosse dal racket del mercato dei fiori, un business da milioni di euro, controllato dalle cosche camorristiche che imponevano il «pizzo» e che gestivano anche un vasto giro di usura. Le indagini su uno dei clan che faceva capo a Ferdinando Cesarano (uno dei “mammasantissima” del cartello criminale del boss Carmine Alfieri), accertarono che sotto usura c’era persino la moglie di uno dei capibastone della camorra. Come dire: nessuno è escluso.
Ma per ora, quella su Carlo Cirillo, incensurato dalla vita tranquilla, resta ancora l’indagine su di un cittadino insospettabile.




Giuseppe Rolli – L’UNITA’

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