25.4 C
Napoli
domenica, Giugno 30, 2024
PUBBLICITÀ

RIFIUTI, TROPPI REBUS SU QUEL PIANO
Giugliano, le discariche, i Cdr: inchiesta del Manifesto

PUBBLICITÀ


GIUGLIANO. Un insensato mostro a due teste, il piano regionale per l’emergenza ambientale approvato dal centrodestra e portato avanti dal centrosinistra. Nell’occhio del ciclone anche la miliardaria Fibe
di Dario Stefano Dell’Aquila
L ‘ ultima in ordine di tempo è l’inchiesta del Corpo Forestale, 16 arresti e oltre 25 siti di smaltimento illegale rifiuti sequestrati nel casertano, ma a giudicare dallo stato del territorio e da altre recenti inchieste, come Cassiopea, Re Mida, Eldorado- la gestione irregolare dei rifiuti non sembra trovare mai fine. Ma dove comincia il rapporto tra le economie criminali e quelle legali, dov’è il legame che unisce il sistema integrato dei rifiuti con quello sommerso?

Molto spesso, il richiamo ai rischi delle infiltrazioni della criminalità organizzata è effettuato da chi intende delegittimare le proteste cittadine contro le discariche ed affermare la bontà del piano regionale dei rifiuti, creatura del centrodestra, poi adottata, con qualche modifica dal centro sinistra. Probabilmente si dimentica che economie legali e illegali vanno esaminate congiuntamente, in quanto si scambiano servizi ed attuano una mutua promozione imprenditoriale. Il caso della discarica recentemente riaperta a Giugliano è esemplificativo. Di proprietà di un’impresa di non limpide origine, quel sito è stato acquistato dalla Fibe, l’azienda incaricata di gestire il ciclo dei rifiuti in Campania, e poi requisito dal commissario all’emergenza Corrado Catenacci.

PUBBLICITÀ

Cosa paradossale in quanto, proprio dal commissariato quel sito, in località Sette Cainati è definito come sito inquinato (ce ne sono almeno 40 nella sola Giugliano).



RACCOLTA DIFFERENZIATA. Il problema principale è che questo piano rifiuti, così come la sua gestione presenta falle nelle quali non possono che entrare gli interessi dell’impresa illegale. Vediamo perché.In primo luogo il fallimento della raccolta differenziata. Negli obiettivi del piano la differenziata doveva arrivare al 15% per l’umido, al 25% del secco per il 2001. Il dato regionale complessivo nel 2000 è di un triste 1,8%, che appare più sconfortante se si pensa che il dato più basso è delle province con maggiori conflitti ambientali e infiltrazioni illegali, cioè Napoli e Caserta. Ciò comporta che i rifiuti che arrivano negli impianti di Cdr (combustibile derivato da rifiuti) che preparano le famose ecoballe, saranno inadatti anche per essere smaltiti dai due termovalorizzatori previsti. Il mancato vaglio dei rifiuti comporta per gli impianti di Cdr lo stesso problema che si pone per le discariche. Chi controlla la qualità e la provenienza dei rifiuti conferiti nei Cdr, considerato che la gestione degli impianti è affidata dalla Fibe ad imprese locali in subappalto?



IMPIANTI DI CDR. Secondo punto delicato è l’individuazione degli impianti di Cdr e dei siti di stoccaggio e compostaggio che ricalca la collocazione delle vecchie discariche. La scelta sembra condannare definitivamente alcune aree come zone a vocazione rifiuti, che in virtù di una passata eredità sono destinate a raccogliere i rifiuti dell’intera regione. Sono zone, in particolare quelle di Caivano, Giugliano e Santa Maria C.V., dove le commistioni tra imprese legali e economie mafiose non sono mai mancate.



DISCARICHE. Terzo. La gestione delle discariche. Il numero delle discariche autorizzate per i rifiuti urbani si è drasticamente ridotto. Nel 1997 le discariche erano ben 115, nel 2002 il numero si è ridotto a 62. Ben 23 discariche sono state chiuse tra il 2001 e 2002. Naturalmente la chiusura di una discarica non è un evento voluto dal destino, ma un dato prevedibile, calcolando la capacità di una discarica e il flusso di rifiuti mensile. Certamente l’ingresso di rifiuti di provenienza illegale può aver accelerato i tempi di chiusura, ma l’assenza di un piano di nuove discariche costringe all’emergenza e alla riapertura di discariche esaurite, con le conseguenze ambientali che ne derivano. E non solo. Lo smaltimento di rifiuti solidi urbani non è poi così redditizio per un’organizzazione camorristica, se non quando si è in presenza di un’emergenza. Naturalmente, come vuole la più elementare legge della domanda e dell’offerta, il valore di mercato di un terreno dove è possibile costruire una discarica, abusiva o legale che sia, aumenta notevolmente.



TERMOVALORIZZATORI. A Santa Maria La Fossa (Ce), dove è prevista la costruzione di uno dei due termovalorizzatori, oltre i tentativi per la riapertura delle vecchie discariche, vi sono forti interessi per la realizzazione di un nuovo sito, da parte di esponenti politici più preoccupati dai movimenti noglobal che dalle organizzazioni camorristiche. Quarto. La costruzione dei termovalorizzatori e il ruolo della Fibe. Il piano Rastrelli prevedeva la costruzione di cinque impianti, poi ridotti a due dal centrosinistra. La tecnologia prevista è vecchia di oltre trent’anni ed infatti è risultata appena sufficiente al momento dell’attribuzione del punteggio di gara. Gli impianti saranno tanto più inquinanti quanto cattiva sarà la qualità del rifiuto bruciato. Tutto sommato questo problema non è della Fibe che già guadagna oltre mezzo milione di euro al giorno solo per lo stoccaggio dei rifiuti. Ma il punto nodale è un altro: dove finiscono le ceneri dei termovalorizzatori (così come i residui della lavorazione dei impianti di Cdr, il c.d. sovvallo)? Andrebbero stoccate in speciali discariche che non sono al momento individuate né dal Commissariato né dalla Fibe. In questi ultimi mesi, inoltre il rapporto con la Fibe, al centro di diverse interrogazioni parlamentari, sembra venire messo in discussione dallo stesso commissariato che ha incontrato i vertici della società e che ha prospettato pubblicamente un’ipotesi di revisione dell’accordo iniziale.

Ci sono voluti dieci anni, perché, nel 1993 la regione approvasse la prima legge sulla gestione dei rifiuti, in una situazione che già appariva compromessa da un sistema di imprese mafiose che per decine di anni hanno agito con il complice assenso di un’intera classe dirigente.

Ma la gestione dell’emergenza ad oggi non sembra che aver prodotto nuove emergenze, con l’aggravante di volere risolvere con la forza gli inevitabili conflitti che ne conseguono. Una scelta dura e brutale nei confronti delle proteste, ma altrettanto inutile e incapace di rompere gli interessi e il tessuto delle imprese criminali


IL RE MIDA. In Campania nel 2002 si sono prodotte 2.659.996 tonnellate di rifiuti urbani, 465 kg a testa per abitante. La provincia che produce il maggior numero di rifiuti è Napoli (1.538.288 tonnellate), seguita, nell’ordine da Salerno, Caserta, Avellino, Benevento. La produzione di rifiuti speciali non pericolosi è stata nel 1999 di 2.041.864, di cui un 1.154.910 solo nella provincia di Napoli. La produzione di rifiuti speciali pericolosi è stata di 84.664 tonnellate. Anche qui la provincia di Napoli è prima, con una produzione di 52.797 tonnellate. Delle 62 discariche attive nel 2002 in Campania, ben 29 sono a Salerno (contro le 43 del 1991), 2 a Napoli (3 nel 1991), 21 a Benevento (29 nel 1991), 3 ad Avellino e 7 a Caserta. Le inchieste più recenti sono state: 1)Cassiopea (6 novembre 2003), condotta dalla Procura di Santa Maria C.V, con il rinvio a giudizio di 97 persone per un traffico di 1 milione di tonnellate di rifiuti pericolosi; 2) Re Mida (24 novembre 2003), condotta dalla Procura di Napoli, con 22 misure cautelari, con l’accusa di intermediazione, trasporto e stoccaggio illegale di quantità di rifiuti provenienti da società del Centro e del Nord. Secondo la procura queste società simulavano la lavorazione dei rifiuti, mentre in realtà li riversavano in cave e discariche abusive. 3) Eldorado, condotta dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri e dalla Procura di Milano, ha coinvolto 20 persone in tutta italia, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti. Si tratta in questo caso di rifiuti tossici e nocivi che circolavano accompagnati da documenti falsi e che venivano interrati in Campania. Sono state coinvolte cinque imprese, tutte con sede in Lombardia.




Dario Stefano Dell’Aquila

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Il maltempo flagella il nord Italia, cascata salta il ponte del paese

Il maltempo flagella il nord Italia, in particolare Valle d'Aosta e Piemonte, con danni ingenti per smottamenti e frane....

Nella stessa categoria

PUBBLICITÀ