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sabato, Giugno 29, 2024
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Il business del turismo in Spagna gestito dal clan Polverino

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Trenta appartamenti. E poi locali, ristoranti, residence, sale per cerimonie, piscine, panifici. C’era persino una strada in costruzione. Una sorta di resort della criminalità fu sequestrato alla fine dello scorso anno ai Camaldoli. La struttura abusiva di circa 55mila metri quadrati fu ritenuta riconducibile al gruppo Polverino. Ha un nome esotico quel complesso residenziale e turistico, comple tamente fuorilegge. Come con-fermò il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso: “Neppure una pietra di questa struttura doveva essere posta qui” . Quella che si occupa di turismo è la faccia pulita della criminalità. Pulita per modo di dire, naturalmente. E’ un modo per riciclare denaro, specifica l’Antimafia. Il clan Polverino è ritenuto dagli inquirenti spagnoli come il “monopolista del traffico di hashish senza disdegnare gioco d’azzardo ed estorsioni” . Ma lì, in Spagna, si occuperebbe anche di reinvestire quei capitali a sei zeri in strutture turistiche e di ricezione. La ‘grande redada’, la chiamarono così i media spagnoli l’ultima operazione contro la cosca maranese In quel blitz si scoprì che il gruppo era attivo in modo particolare nelle zone di Alicante, Malaga, Ceuta, Castellon e Cadice. La droga è senza dubbio la principale voce in bilancio tra gli introiti del clan, ma per mantenerla sempre in attivo servono ‘tasche’ pronte a rischiare. Il traffico di stupefacenti, in parti- colare dell’hashish, è per il clan Polverino l’entrata che negli anni ha permesso all’organizzazione di creare un vero e proprio impero economico. La ‘benzina’ per la holding del malaffare. I soldi da investire per l’acquisto dello stupefacente, in particolare dalla Spagna, sarebbero stati reperiti anche grazie a imprenditori e grossi commer- cianti, non affiliati al clan, ma che grazie all’organizzazione riusciva a moltiplicare in pochissimo tempo il denaro investito. “Forte della presenza oramai stabile di propri storici referenti in territorio iberico, in stretto contatto con i fornitori marocchini, il clan retto da Polverino Giuseppe è da ritenere certamente la principale organizzazione criminale dedita all’importazione dell’hashish – sottolineano gli inquirenti -. Il traffico di hashish è sostanzialmente realizzato attraverso le così dette paranze, ossia articolazioni del clan, che mensilmente organizzano, previa autorizzazione di Polverino, una o più importazioni” . “Giuseppe Polverino ha effettuato diversi investimenti in Spagna – rivela il pentito Domenico Verde – Tra questi ricordo un terreno pagato 425.000 che confina con una villa da lui già acquistata nel 2007 per una spesa di circa 500.000 euro che si trova in Coma Ruga e che costituisce l’abitazione del Polverino. Ha anche comprato due appartamenti ed un garage a Vendrel, in provincia di Barcellona. Questi appartamenti vengono utilizzati per le attività illecite, in quanto abbiamo talvolta nascosto il danaro per pagare la droga, oppure abbiamo fatto incontri con i trafficanti marocchini, insomma ci servivano di appoggio. Il Polverino ha anche una villa a Estepona, provincia di Malaga. E’ utilizzata un po’ da tutti: a volte quando andavamo a Malaga il Polverino ci dava la villa per evitare che noi dovessimo andare in albergo, lasciando tracce pericolose” . Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando i polverino cominciarono la propria ‘carriera’ imprenditoriale come panificatori. Oggi i polverino sono tra i ‘signori’ mondiali della droga, con un impero ormai solidissimo in Spagna: è la parabola dei Polverino, clan che dalla zona di Marano ha da tempo esteso i suoi affari alla penisola iberica. L’operazione congiunta di carabi- nieri e guardia civil ha assestato un pesante colpo all’organizzazione. Nel mirino degli investigatori l’im- ponente traffico di stupefacenti, soprattutto hashish, gestito dai Pol- verino (il capoclan, Giuseppe, era stato rintracciato a Jerez de la Fron- tera un anno fa). Fatta luce anche sugli investimenti, soprattutto nel settore turistico e in quello immo- biliare, grazie ai quali il clan ricicla in Spagna il denaro di provenienza illecita. Fondamentale il contributo fornito alle indagini dalle dichiara- zioni di alcuni collaboratori di giu- stizia e dalle intercettazioni. (Gennaro Scala, Cronache di Napoli).

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