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sabato, Giugno 29, 2024
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FA DA PACIERE, ACCOLTELLATO A MORTE
Bacoli, l’assassino doveva essere in cella

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COLPITO AL CUORE IN UNA RISSA TRA AUTOMOBILISTI PER MOTIVI DI VIABILITÀ




di PETRONILLA CARILLO


Bacoli
. Una precedenza negata e un diverbio per futili motivi di viabilità costano la vita ad un ragazzo di 20 anni. Fabio Nunneri, napoletano del rione Sanità, viene barbaramente accoltellato sotto lo sguardo impotente dei bagnanti. La sua unica colpa, aver tentato di fare da paciere e dividere due coetanei che stavano litigando. Almeno questo risulta da una prima ricostruzione fatta, nella serata di ieri, dai carabinieri della locale stazione.
Il fatto è accaduto nel tardo pomeriggio, nei pressi della Marina Grande a pochi metri dalla spiaggia e dagli affollati chalet della zona.
Sono da poco passate le 19 quando Fabio cade a terra insanguinato, colpito da diverse coltellate al petto. Il giovane, trasferito d’urgenza all’ospedale La Schiana di Pozzuoli, è morto dopo circa novanta minuti di agonia.
I carabinieri di Bacoli, per l’intera nottata hanno ascoltato e verbalizzato alcuni testimoni per cercare di ricostruire l’intricata vicenda e mettere a posto i diversi tasselli. I giovane, incensurato, abita in via Paradisiello a Napoli. Nessuno della sua famiglia ha precedenti penali.
Fabio sarebbe dunque stato soltanto uno dei tanti spettatori del diverbio nato tra due suoi coetanei per un diritto di precedenza. Sarebbe dunque morto per caso, per evitare che una discussione si trasformasse in tragedia. Invece, ironia della sorte, è stato lui stesso vittima innocente di questa tragedia che sembrava essere stata annunciata.
Questi i fatti. Due auto, una Smart e una Toyota Yaris si incrociano all’altezza del ristorante Garibaldi. La strada è stretta, le due vetture non riescono a passare. Ma nessuno dei conducenti arretra. Ognuno vuol far valere il suo diritto di precedenza. Per loro, diventa una questione di orgoglio.
Gli automobilisti iniziano a discutere. I loro due passeggeri e amici, anche. E così i quattro ragazzi scendono dalle auto. La discussione diventa, minuto dopo minuto, sempre più animata. Volano parole grosse, insulti. Arriva qualche spintone. E poi, a seguire, anche delle minacce. Le loro grida spaventano alcuni bambini che erano a passeggio con i genitori, mentre alcuni bagnanti seduti fuori ai tavolini degli chalet tentano invano di intervenire. Ci prova Fabio Nunneri. Ma paga questo suo gesto con la vita. Prova a calmarli, a dividerli ma, all’improvviso, avverte un forte dolore al petto: istintivamente poggia la mano sul corpo, poi cade a terra svenuto. I quattro ragazzi, appena si accorgono che il ventenne è rimasto ferito dalle coltellate, fuggono via. Proprio mentre altri presenti allertano l’ambulanza e chiedono l’intervento dei carabinieri.
In un primo momento corre voce che si tratta di una rissa ma, man mano che passano i minuti, i carabinieri hanno più chiaro il quadro della situazione. Iniziano così le ricerche dei quattro balordi, tutti complici, dell’omicidio del giovane napoletano. Si raccolgono, man mano sempre più indicazioni e dettagli utili alle indagini. Scattano così le ricerche delle due auto. E i posti di blocco. Nel giro di poco tempo la cittadina viene blindata e le segnalazioni inviate via radio anche ai militari in servizio nei Comuni confinanti. Sempre secondo gli investigatori, sembra che anche i quattro ragazzi coinvolti nel litigio fossero tutti dei villeggianti della zona, Qualcuno sarebbe anche stato individuato.
Intanto si apre un altro fronte di polemica nella cittadina: quello legato alla piaga degli affitti facili, senza controlli. Quelli stessi che già lo scorso anno portarono alla denuncia di una trentina di affittuari non in regola.


IL MATTINO 19 AGOSTO 2004




Litigio, Ucciso il paciere il caso



NAPOLI – “Non sapevo di aver ucciso quel ragazzo, ho brandito un coltello perchè ho avuto paura ma solo quando sono tornato a casa ho conosciuto la verità. Poi ho deciso di costituirmi perchè temevo ritorsioni nei miei confronti”.

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Così il ventenne Ciro Paparcone si è difeso davanti agli inquirenti che stanno ricostruendo l’omicidio di Fabio Nunneri, colpito l’altra sera a Bacoli (Napoli) con un coltello per aver tentato di fare da paciere in una lite.

Il giovane, ora in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario, alla presenza del suo avvocato, a quanto si è appreso, ha confermato che alla base dello scontro c’è stata una questione di viabilità. Lui, alla guida di una Smart, in auto con un cugino di 15 anni, ha avuto un diverbio con il conducente della Yaris, amico di Fabio Nunneri che è sopraggiunto proprio nel momento in cui il diverbio stava degenerando.

“Ho avuto paura – ha spiegato – perchè ho visto che in aiuto a Nunneri stavano sopraggiungendo altre persone. Ho trovato un coltello e l’ho brandito per cercare di difendermi. Poi, non ho più capito nulla. Sono scappato. Quando sono tornato a casa ho trovato del sangue sulla lama. Più tardi i miei familiari mi hanno detto di aver sentito in televisione le notizie sul fatto e ho capito tutto”. Paparcone ha sostenuto di aver appreso di presunti propositi di ritorsione da parte di personaggi che sarebbero stati, a suo dire, vicini a Nunneri. E così ha deciso di rivolgersi ai Falchi della polizia.

Secondo quanto si è appreso, Paparcone, che è stato interrogato in Questura dal pm Fortuna della Procura di Napoli, ha precedenti per due condanne per rapina, una compiuta quando era minorenne, e due procedimenti in corso per rissa e ricettazione. “L’uccisione di Fabio Nunneri – secondo Antonio De Jesu, dirigente dell’ufficio Prevenzione generale della Questura di Napoli, presente all’interrogatorio di Paparcone – è un fatto di una gravità inaudita, un’aggressione di cui avrebbero potuto essere vittima tanti altri giovani che si fossero trovati a passare da quel posto. Corriere Adriatico









LA TESTIMONIANZA DELLE ZIE


«Era in costume e a piedi scalzi ma teneva il coltello, chi avrebbe potuto immaginarlo? Ora vogliamo giustizia. Vogliamo che vada in galera e ci resti. Basta con la clemenza verso questi delinquenti che vanno in giro come mine vaganti a distruggere la vita della gente onesta e perbene». Tra i tanti familiari e amici accorsi attorno ai genitori nel terraneo che affaccia nel cortile di un antico palazzo nobiliare di vico Paradisiello – lungo i gradoni che conducono da via Veterinaria fin sulla collina di Capodimonte, proprio sotto l’Osservatorio astronomico (quartiere San Carlo all’Arena) – anche due zie di Fabio, testimoni oculari della tragedia.
Una famiglia numerosa. Il papà di Fabio, Carmine Nunneri, 49 anni, che lavora per una ditta di pulizie, ha sette fratelli. La moglie, Silvana Montaldo, 47, è originaria di Cosenza. Gli altri due figli, Giuseppe e Francesco, più grandi, sono emigrati a Modena per lavorare, e per Fabio – col suo carattere gioioso, allegro, generoso – avevano tanti progetti. In casa c’è anche la nonna: «Trentaquattro nipoti, quindici pronipoti e poi i generi e i coniugi dei nipoti…». Da anni si recavano a Bacoli al mare come pendolari, a Bacoli dove c’era la possibilità di incontrarsi con amici e familiari (qualcuno aveva affittato una casa, che era comunque un appoggio). Un’occasione per assaporare l’estate stando insieme, in famiglia.
Mercoledì i genitori erano rimasti a casa, Fabio – che da piccolo aveva avuto un problema alle gambe – era uscito in macchina col fratello Giuseppe e due amici per recarsi a Marina Grande di Bacoli. Verso le 18 il rientro dal mare. «Stavamo risalendo a piedi dalla spiaggia», raccontano le zie Gelsomina e Immacolata Nunneri, «quella salita è pedonalizzata. Uno degli amici, Antonio, era andato a prendere la Yaris al parcheggio che si trova in cima e aspettavamo sedute su un muretto che tornasse. Antonio stava riscendendo quando a un certo punto s’è fermato perchè il guidatore di una Smart che pure procedeva nella stessa direzione voleva la precedenza. Antonio ha alzato le mani, a significare che gli cedeva il passo, ma l’altro è sceso e ha continuato ad inveire, minaccioso. È stato a quel punto che Fabio è corso verso di loro per sedare la lite e avvicinandosi all’aggressore gli ha detto vattene, alzando il braccio e toccandolo come per dargli uno schiaffetto – lui che era più basso -, per farlo allontanare. In quello stesso istante l’altro, che nella mano destra appoggiata al fianco nascondeva un coltello, gli ha sferrato il fendente mortale». Poi è fuggito. «È fuggito verso la casa presa in affitto a Bacoli dai familiari, lasciando la Smart sul posto».
Fabio fa due o tre passi e crolla. Parenti e amici lo trasportano all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli ma per lui non ci sarà niente da fare. Una vita stroncata per una banale lite per motivi di viabilità.
Aveva soltanto un mese in più dell’omicida, entrambi nati nella primavera del 1984. Ora vico Paradisiello è in lutto, nessuno ancora sa che Ciro Paparcone si è costituito. Piange un vecchio che nel suo «basso» riceveva quasi ogni giorno la visita affettuosa del ragazzo ucciso. Sulla scalinata antistante l’abitazione dei familiari, decine e decine di coetanei di Fabio si disperano e qualcuno non esita a fornire altri particolari utili a identificare l’omicida. «L’avevamo visto già altre volte», racconta uno degli amici, «ha un tatuaggio tribale in petto». Qualcun altro sostiene che la famiglia aveva avuto un foglio di via per lasciare l’isola d’Ischia. «Si tratta di un ragazzo malvagio», sostiene un terzo giovane, «come si fa ad andare al mare con un’arma? Qualche giorno prima giocando a calcetto sembra che a Bacoli già avesse tirato fuori il coltello».

l.ru.




NEL RACCONTO DI CHI LO CONOSCEVA, IL RITRATTO DI UN RAGAZZO SOLARE E GENEROSO

Problemi alle gambe da bimbo, ora giocava a calcio


Fabio era il figlio più piccolo e anche quello che aveva sofferto di più, per un problema alle gambe che da piccolo lo aveva costretto a cinque anni di sacrifici, ed era anche l’unico rimasto in casa a far compagnia ai genitori poichè i fratelli sono dovuti emigrare al Nord, a Modena, per trovare lavoro (in una fabbrica di mattonelle). «Ho perso la mia compagnia, ho perduto la luce dei miei occhi», riesce a stento a mormorare la mamma, inebetita dal dolore, mentre il viceparroco della chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci, padre Federico – che conosce bene la famiglia – tenta di proteggere dai mass-media i genitori.
La parrocchia è l’unico punto di riferimento in questa zona a ridosso di via Foria priva di strutture per i giovani e dove le opportunità di apprendistato e di lavoro si limitano a qualche fabbrichetta artigianale e alle piccole attività commerciali – qualche bar, qualche ristorantino, un infopoint – che ruotano attorno alla presenza della facoltà di Veterinaria (nell’ex convento della seicentesca chiesa).
Padre Federico conosce un po’ tutti. «Fabio aveva seguito tutta la trafila dei ragazzi della parrocchia, dalla prima comunione in poi. Un ragazzo solare, gioioso, generoso e anche molto amante dello sport. Giocava nella squadra parrocchiale e, come del resto fa il padre, ci dava anche una mano nel volontariato».
Diploma di terza media, da qualche tempo lavorava come apprendista tipografo presso un artigiano ai Ponti Rossi guadagnando cento euro a settimana. «Non aveva la fissazione degli abiti alla moda, delle griffe, diversamente da tanti altri giovani. Era un ragazzo maturo, responsabile e metteva tutto da parte pensando a costruirsi un futuro», aggiungono gli amici. Per un paio di anni era stato fidanzato, attualmente il suo cuore era libero.
Conosceva il valore delle cose e s’accontentava di poco, così lo descrivono conoscenti e amici di vico Paradisiello. E il papà, Carmine Nunneri, ricorda ancora la gioia del ragazzo – qualche mese fa – al rientro da un’esperienza formativa di quattro giorni organizzata dalla parrocchia nell’Istituto La Palma (stesso in città, allo Scudillo). Era stata questa la sua vacanza.
Ma «a gennaio avremmo dovuto fare il primo viaggio all’estero, progettavamo di andare a Sharm el Sheik», rivela un cugino. Oggi, probabilmente, i funerali, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (parroco don Gaetano Alfarano).
A poche centinaia di metri in linea d’aria, in vico San Giuseppe dei Nudi – la traversa parallela a quella del «Cavone» – nel quartiere Avvocata/Montecalvario c’è un’altra famiglia, quella dell’omicida, in ambasce. Stavolta Ciro Paparcone l’ha fatta grossa. Gli amici della vittima non sanno che già si è costituito: «Speriamo che lo arrestino, e devono dargli l’ergastolo perchè chi va in giro con un coltello è come se preventivasse di usarlo», insistono. «Siano le istituzioni per prime a esercitare quel rispetto delle regole che chiedono ai cittadini».
LUISA RUSSO – IL MATTINO 20 AGOSTO 2004

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