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HomeCronaca«Ultimo» contro la camorra: sequestrata la riserva di caccia dei boss

«Ultimo» contro la camorra: sequestrata la riserva di caccia dei boss

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NAPOLI. Si chiama operazione «Volo libero» l’indagine sul bracconaggio condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e affidata ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) che ha portato ieri al sequestro in territorio casertano di 20 ettari di terreno sui quali erano stati formati dei laghi artificiali, e di una cinquantina di bunker costruiti abusivamente per favorire l’illecita attività dei cacciatori, oltre alla denuncia di 11 persone accusate di disastro ambientale, furto di acqua, e violazione delle norme sulla caccia. Al lavoro di indagine, durato 4 anni e ancora non del tutto concluso, ha preso parte con un ruolo rilevante anche l’ufficiale dei carabinieri divenuto famoso con il soprannome di Ultimo, il militare che con i gradi di capitano guidava la squadra che catturò a Palermo Salvatore Riina. Oggi Ultimo è un ufficiale superiore dei carabinieri in servizio al Noe, e in questa indagine, sia pure indirettamente, si è trovato a indagare sulla criminalità organizzata. Perché la zona in cui sono stati scoperti bunker e laghetti abusivi, a ridosso della statale Domiziana, è fortemente controllata dalla camorra, e quindi gli investigatori sono portati a ritenere che in gioco ci siano gli interessi dei clan.
Il giro d’affari che ruotava intorno al bracconaggio era ingente. I bunker venivano affittati a cifre oscillanti tra i 7.500 e i quindicimila euro al mese. Le specie di uccelli rimaste vittime dei bracconieri sono molto rare e preziose: aironi, fenicotteri, falchi di palude e cavalieri d’Italia. Un solo esemplare di questi uccelli, tra i collezionisti di animali imbalsamati, vale migliaia di euro.
Molte migliaia sarebbero i volatili uccisi in questi anni nell’entroterra casertano. Al massacro avrebbero preso parte insospettabili professionisti, che secondo i magistrati, affittavano i bunker sapendo di agire in violazione delle leggi sulla caccia. A far partire le indagini furono le denunce delle associazioni di ambientalisti. In quattro anni i militari hanno controllato quasi metro per metro la boscaglia sopravvissuta alla speculazione edilizia nel territorio domiziano, scoprendo, oltre ai bunker, i laghi e gli acquitrini artificiali, creati deviando corsi d’acqua, che potrebbero essere serviti come discariche per i traffici della camorra. «Oggi restituiamo allo Stato una fetta di territorio», ha detto il pm Donato Ceglie, che ha coordinato l’inchiesta. Mentre il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Marino Maffei, ha sottolineato che per troppo tempo in quella zona «sono mancati i necessari controlli».
Entusiasta il ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli: «Hanno vinto la legalità e l’ambiente» ha detto annunciando il recupero delle aree sequestrate. «Là dove la camorra esercitava attività che hanno degradato il territorio e messo in pericolo specie protette, sarà istituita una riserva naturale. Simbolo della recuperata legalità».



F. B. CORRIERE DELLA SERA 24 GENNAIO 2005

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