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sabato, Giugno 29, 2024
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«FAVORI ALLA CAMORRA», BUFERA SULL’ARMA
Perquisita la caserma dei carabinieri di Pozzuoli

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POZZUOLI. «Esiste a Pozzuoli un grumo di corruttele che ha formato un comitato politico-mafioso-affaristico che coinvolge ambienti politici ed istituzionali, finalizzato alla salvaguardia di interessi illeciti e senz’altro contiguo, se non interno, alle associazioni camorristiche ivi operanti». Con queste parole, messe nero su bianco, i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sintetizzano i risultati di un’inchiesta che ieri ha portato all’emissione di quattordici inviti a comparire e che vede coinvolti undici ufficiali dei carabinieri, tra i quali un generale, un funzionario di polizia, un presunto camorrista e un costruttore.



ABUSI –
Un «grumo di corruttele» che negli anni scorsi si sarebbe evidenziato con un continuo scambio di favori tra uomini delle forze dell’ordine e il clan di Pozzuoli: soffiate, omissioni o addirittura inquinamento di indagini da una parte, regali, nemmeno tanto costosi, dall’altra. Lo scenario che emerge dall’inchiesta condotta dai pm Antonio Ardituro, Raffaele Marino e Antonio D’Alessio è sconcertante, e non solo per l’altissimo livello degli ufficiali coinvolti. In cima alla lista c’è il generale Sabato Palazzo, ex comandante interregionale della Campania e ex comandante del Ros dei carabinieri. Avrebbe ricevuto «maglie, televisori, biglietti per traghetti, cene e riparazione di auto» – si legge nelle carte dell’inchiesta – per aver fatto trasferire alcuni carabinieri che con le loro indagini stavano dando fastidio al clan Beneduce di Pozzuoli, clan al quale è legato Giuseppe Del Giudice, il presunto camorrista indagato, uno che, secondo i pm, frequentava assiduamente la caserma dei carabinieri di Pozzuoli dove aveva molti amici. Con lui c’è l’imprenditore Angelo Schiano di Zenise, costruttore distintosi per aver messo in piedi numerosi cantieri abusivi e essere riuscito ugualmente a portare a termine i lavori grazie all’aiuto che gli sarebbe stato fornito dai carabinieri finiti sotto inchiesta.
L’indagine è partita proprio Giuseppe Del Giudice. I magistrati stavano indagando sulle ingerenze della camorra nel mercato ittico e negli appalti del centro flegreo quando si sono imbattuti prima in Del Giudice, poi in Schiano di Zenise e successivamente nei loro «assidui rapporti di frequentazione con esponenti della politica locale nonché con numerosi appartenenti alle forze di polizia».




LE SOFFIATE
– Ha preso così corpo l’inchiesta giunta ieri a una svolta. Un’inchiesta che sconcerta anche per l’irrisorietà del prezzo pagato in molti casi per i favori. Qualche esempio: un maresciallo che avrebbe fatto a Del Giudice numerose soffiate su indagini in corso, sarebbe stato ripagato con «l’attestazione della avvenuta effettuazione della revisione per una autovettura di famiglia» e «il dono di un vestito di babbo natale». Un tenente colonnello avrebbe ricevuto abiti, scarpe e pranzi, un ufficiale medico televisori e cene. La mazzetta più costosa è un’auto. Per il resto tutte cose di scarsissimo valore.
Anche per favori importanti, come quello che avrebbe reso il capitano Francesco Sessa, comandante del nucleo operativo della compagnia di Pozzuoli, legato sentimentalmente, secondo quanto è emerso dalle indagini, alla nipote di Giuseppe Del Giudice. Sessa avrebbe interrogato una pentita senza l’autorizzazione dei magistrati, e avrebbe omesso di verbalizzare tutte le accuse che la donna rivolgeva a Del Giudice direttamente o a altri esponenti del suo clan, «svolgendo così – scrivono i pm – una azione di inquinamento delle indagini».
Indagini dalle quali sarebbe emerso che chi indagava sul clan di Pozzuoli veniva spesso sottoposto a «un clima di intimidazione» da parte di alcuni dei superiori, e che, proprio su questo aspetto, proseguono anche con una inchiesta parallela condotta dagli stessi pm e che vede coinvolto il comandante del Rono (reparto operativo del nucleo operativo) dei carabinieri di Napoli, il maggiore Nicodemo Macrì.




Fulvio Bufi – IL CORRIERE DELLA SERA 16 APRILE 2005

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