MELITO. Gli ultimi sanguinosi sussulti. Il patto di non aggressione tra gli «scissionisti» e il potente clan Di Lauro non ha segnato la fine delle vendette e delle esecuzioni. Dopo sei mesi di orribile e sanguinaria faida – che ha disseminato una sessantina di morti ammazzati nel territorio che va dal quertiere delle Vele fino a tutto l’hinterland a nord di Napoli – è arrivata l’ora della resa dei conti. Nelle difficili trattative per il «cessate il fuoco», è venuta fuori una lista di affiliati agli scissionisti che, secondo un personalissimo e tragico codice di comportamento criminale, si sarebbero macchiati di troppe «infamità» che neanche la tregua e addirittura una eventuale e futura pace potranno cancellare. In termini di camorra, significa che ci sono in giro una decina di morti che camminano, anzi che scappano, inseguiti da killer tenaci ed infallibili. Sembra essere questa la chiave di lettura più plausibile, quella che meglio servirebbe a inquadrare l’omicidio di Luigi Baretta, 22 anni, pregiudicato di Melito, crivellato di colpi e «imbustato» in un sacco nero di plastica, scaraventato sul ciglio di una strada di campagna in località Agro di Tavernola a Crispano dov’è stato trovato il cadavere l’altro ieri. La vittima, secondo gli inquirenti, ha pagato con la vita il fatto di essere fratello di Bernardino Baretta, personaggio di spicco degli «Spagnoli», arrestato a Varcaturo con altre quattro persone, tutte armate, e pronte a scendere sul sentiero di guerra per uccidere qualcuno dei Di Lauro. Due settimane dopo, però, Bernardino venne scarcerato, e da allora ha fatto perdere le tracce. Scomparso dalla circolazione, come la mamma, che non si è fatta viva nemmeno per piangere e vegliare per l’ultima volta il figlio ucciso a Crispano. I carabinieri del nucleo operativo di Castello di Cisterna hanno avuto molte difficoltà a trovare qualche familiare della vittima a cui notificare che oggi sarebbe stata eseguita l’autopsia. Poi i militari hanno rintracciato un lontano parente e hanno dovuto insistere non poco per fargli accettare l’atto giudiziario. L’esame del patologo – oltre a determinare l’ora precisa dell’omicidio – potrà anche accertare se Luigi Baretta, prima di essere ucciso, sia stato torturato. Nelle tasche dei pantaloni della vittima sono stati trovati 1.650 euro. Agli assassini non interessavano quei soldi, l’obiettivo era saldare un altro conto e contemporaneamente lanciare il messaggio di morte a chi compare in quella lista.
MARCO DI CATERINO – IL MATTINO 11 MAGGIO 2005
Luigi Barretta ucciso per “salvare” la tregua
MELITO. Il prezzo della tregua con l’eliminazione di chi non vuole accettare i nuovi patti o il colpo di coda della faida di Secondigliano. Gli investigatori, concordi dopo 24 ore di indagini, non credono affatto alla ripresa della guerra tra il clan Di Lauro o gli “scissionisti”; piuttosto carabinieri e polizia ritengono che gli ultimi omicidi siano stati provocati dalla mancata accettazione dell’ultima suddivisione delle piazze di droga. Una conclusione cui si arriva dall’osservazione quotidiana e dal ritorno sempre più numeroso a Scampia degli esponenti del gruppo dei ribelli spariti improvvisamente senza essere ricercati
dalle forze dell’ordine.
Questa è in particolare la pista seguita per l’omicidio di
Antonio Russo (6 aprile a Melito) e dell’ultimo delitto di
camorra, scoperto l’altro ieri mattina a Crispano. Sono
state necessarie alcune ore per restituire l’identità alla
vittima che è stata trovata priva di qualsiasi tipo di documento
di riconoscimento: dall’esame dattiloscopico è
stato poi chiarito che le impronte appartenevano a Luigi
Barretta, 22 anni, di Melito, con precedenti di polizia
contro la persona ed il patrimonio e droga.
Secondo una prima ricostruzione eseguita dagli investigatori
dell’Arma il giovane, che sarebbe stato ammazzato
non oltre le 48 ore dal suo ritrovamento (non risulta
che sia stata denunciata la sua scomparsa né ai carabinieri
né alla polizia) potrebbe essere stato ammazzato
da diversi colpi di pistola, tra cui uno che lo ha raggiunto
alla testa, verosimilmente in qualche altra zona e poi
trasportato su una autovettura o su un furgone per essere
scaricato nel terreno incolto, lontano dalla strada.
Il movente dell’omicidio starebbe in un colpo di coda
della faida, in un regolamento di conti in sospeso. Oppure
potrebbe trattarsi di un assassinio consumato per
punire la vittima di qualche sgarro compiuto: due ipotesi
che i carabinieri maggiormente accreditano per fare
luce sull’omicidio di Luigi Barretta, 22 anni, e che ben si
sposerebbero tra loro. La prima pista sarebbe suffragata
dalla circostanza che la vittima era il fratello di Berardino,
arrestato insieme ad altri cinque malviventi, nel
febbraio scorso a Varcaturo, e considerato vicino al
gruppo camorristico degli scissionisti.
IL GIORNALE DI NAPOLI 11 MAGGIO 2005