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venerdì, Maggio 3, 2024
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PRETI E SUORE DICONO «NO» AL DIKTAT DI RUINI
Il referendum di giugno, le crepe nel mondo cattolico

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ROMA. Più ci si avvicina più si intuiscono sfumature, a tratti anche piccole crepe.
Il mondo cattolico che sembra correre verso il referendum del 12 e 13 giugno su un’unica via, l’astensione, in realtà non evita di studiare altri percorsi. Tacere, lasciando libertà di coscienza. Andare a votare, per esempio. Tutti no o qualche sì. Scheda bianca.



Da qualche giorno, sul sito di «Adista», l’agenzia di stampa cattolica, che si definisce «una testata, tre teste di ponte oltre le acque chete del conformismo di chiese, poteri e qualunquismi», compare un appello, «per il rispetto della sacralità della coscienza anche in occasione del referendum». Il testo, pubblicato on-line, dopo l’appello del cardinale Camillo Ruini e gli anatemi lanciati dal ministro Rocco Buttiglione, ha già raccolto moltissime adesioni. Sacerdoti e suore, (da Don Enzo Mazzi e Don Leonardo Zega, ex direttore di «Famiglia cristiana», alle suore Domenicane San Tommaso D’Aquino di Livorno) laici, studiosi e letterati. L’agenzia di stampa Ansa lo presenta come un appello che «invita soprattutto i cattolici ad andare alle urne per il referendum».
In realtà Adista preferisce definirlo «un invito perché ognuno decida autonomamente e responsabilmente». È la posizione è di chi cerca di riportare al centro del dibattito la coscienza degli individui. Un bel salto in avanti. «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi – si legge nel documento -, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». Da qui partono gli autori dell’appello, perché, spiegano, «questa partecipazione in solido alla condizione umana» che dà il via alla Costituzione pastorale sulla Chiesa, «porta necessariamente a partecipare anche alla trasversalità interna a ognuna delle aggregazioni che si creano in base a contrastanti opinioni e opzioni politiche attinenti direttamente all’etica».



Da qui la critica alle gerarchie ecclesiastiche che usano toni ultimativi: «Compito dei vescovi è indicare valori, non imporre ai credenti scelte che competono alla coscienza e alla fede di ognuno. Ne va della autenticità e credibilità della loro solidarietà umana». Letto e sottoscritto, tra gli altri, da Don Gallo, don Rossi, suor Maria Teresa Ricci, Suor Teresa Caterina, Giancarlo Canuto, già presidente dell’Azione Cattolica. Toni diversi da chi gioca questa campagna referendaria con le carte dello scontro ideologico.«No – dice l’appello – la soluzione al problema del rapporto fra la legge umana imperfetta e la legge divina perfetta non è l’appello al principio di autorità, non è il ritorno al primato dell’appartenenza, non è un nuovo intruppamento dietro il potere che si fa scudo di Dio. La risposta è quella di Gesù. La profezia disarmata, la testimonianza che rifiuta il potere e che allontana da sé la tentazione stessa del potere».



Altrimenti, che «ne è del primato della coscienza, del pluralismo, che ne è dell’etica della responsabilità?». Anche l’Agesci, l’associazione degli scout, e Azione cattolica fanno un passo indietro. Fuori dal coro.





Maria Zegarelli – L’UNITA’ 18.05.2005

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