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lunedì, Maggio 6, 2024
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PIU’ POLTRONE CHE CONSIGLIERI, IL MIRACOLO DELLA REGIONE CAMPANIA
C’è la «Commissione Mare» e quella «Mediterraneo»

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di GIAN ANTONIO STELLA*




Una cosa è ‘o mare, un’altra ‘o Mediterraneo. La sfiziosa precisazione, che non mancherà di incuriosire i cultori del genere, è contenuta nell’elenco delle nuove commissioni istituite dalla Regione Campania. La quale, aprendo la strada a interessanti scenari, ha appunto deciso di dar vita a due organismi distinti: uno dedito alla Risorsa Mare e l’altro a quello che i Romani chiamavano Mare Nostrum. Finalmente lottizzato, ci si passi il latinorum, secondo precise percentuali: un po’ nostrum, un po’ vostrum, un po’ lorum… Una poltrona non si nega a nessuno. Solo che questa volta, a strillare indignati, non sono soltanto gli oppositori, parzialmente coinvolti nella spartizione. Ma anche alcuni esponenti della maggioranza di sinistra: c’è o non c’è una benedetta questione morale? C’è chi dice di no.

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Angelo Brancaccio, un diessino
dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale campano, dice anzi che le durissime critiche di Fabio Mussi e Cesare Salvi al debutto gestionale di alcune «regioni rosse», critiche fatte proprie almeno in parte da Piero Fassino che l’altro ieri aveva invitato la sinistra a gestire il potere con «più sobrietà», «sono strumentali, demagogiche e dovute più a posizionamenti interni al partito che non al merito stesso di una questione davvero delicata».

Insomma: cose di bottega tutta dentro la Quercia. Peggio: un «ingeneroso e assolutamente irresponsabile attacco sferrato alla nostra regione». Ma c’è chi dice sì. Come Luisa Bossa, già sindaco diessino di Ercolano: «Capisco che ormai siamo alla globalizzazione della stupidità , ma fare una commissione sul mare e una sul Mediterraneo… Anche le mediazioni devono avere un limite». Lei ha votato contro. E proprio non capisce: «Per carità, dicono che così, dando a Italo Bocchino, che fu candidato da An contro Bassolino, il ruolo ufficiale di “capo dell’opposizione (con tanto di ufficio apposito con dotazione di personale, auto e autisti) e distribuendo alla destra sei presidenze, ci saranno meno problemi di ostruzionismo. Che anche la nomina alla presidenza del Consiglio di Sandra Mastella è filata via liscia liscia come se già ci fosse un accordo prima. Che per il bene della regione bisognava pagare qualche prezzo. Però… ».

Però i mal di pancia dentro la sinistra, in tutta Italia, si moltiplicano. Come si moltiplicano le accuse contro i «compagni che sbagliano». Meglio: i compagni che lottizzano. O almeno fanno buon viso a cattivo gioco. Come nel Lazio, dove la maggioranza guidata da Piero Marrazzo, che nega tutto vantando tagli su tagli, è sotto accusa per aver aumentato gli assessori da 12 a 16, moltiplicato le commissioni fino al numero spropositato di 24, distribuito a certi neo-assunti stipendi iperbolici, accresciuto il parco di auto blu e tentato addirittura di dare a Maria Coscia, assessore alla scuola del Comune di Roma, una collaborazione di 230 mila euro l’anno…

Perfino Nichi Vendola, al quale tutto potevano rimproverare i duri e puri della nostra gauche tranne indulgenze clientelari, è finito nel mirino per avere accettato senza scatenare l’inferno l’assunzione all’Acquedotto Pugliese, storico serbatoio di clientele fin dai tempi in cui Gaetano Salvemini diceva che «ha dato più da mangiare che da bere», di 31 persone: nipoti, fratelli, cugini, cognati di politici e sindacalisti…. Tutti scelti come ultimo atto (propiziatorio?) dall’uscente Francesco Divella, cugino di Vincenzo, presidente «rosso» della Provincia.

Compreso Pierluigi Introna, figlio dell’assessore ai Lavori Pubblici vendoliano Onofrio Introna. È sulla Campania e la Calabria, però, che i mal di pancia sono più lancinanti. A Napoli, dove un consigliere post-fascista (Enzo Rivellini, An) e uno comunista (Antonio Scala, cossuttiano) sono arrivati a fare insieme un documento che propone provocatoriamente «di verificare se non sia più conveniente per i cittadini campani concedere i “benefit” indistintamente a tutti i consiglieri senza inventarsi commissioni tanto speciali quanto inutili», le commissioni sono diventate tante da offrire, sommando tutte le altre cariche (7membri all’Ufficio di presidenza del Consiglio, 5 Revisori dei Conti, 10 capigruppo…) più sedie di quanti siano i consiglieri. Se questi sono 60, le poltrone sono infatti diventate 77. Il «Corriere del Mezzogiorno» ha fatto i conti: ogni presidente prende un’indennità di 1.500 euro al mese, ogni vicepresidente ne prende 1.000, ogni segretario 700. Più le segreterie, le auto blu, le prebende varie.

Quanto alla Calabria, dove i consiglieri regionali col nuovo statuto sono diventati 50 e cioè uno ogni 39.865 abitanti (in Lombardia sono uno ogni 111 mila: un terzo), la salutare abolizione dei monogruppi, che nella scorsa legislatura erano diventati tanti da coprire di ridicolo la Regione, è stata riequilibrata non solo dal solito aumento delle commissioni (da sei a nove), dall’invenzione dei sottosegretari e dalla delibera che prevede l’assunzione di un massimo di 15 persone all’ufficio stampa, ma anche da una raffica di nomine di «dirigenti di servizio» e «dirigenti di settore», che trova precedenti solo nel mitico proclama di Carlo V: «Todos caballeros!». Per non dire degli 86 portaborse (funzionari di partito e poi sorelle, figli, cugini, cognati… ) assunti durante l’era Chiaravalloti senza un solo voto contrario delle sinistre. Una scelta bollata dai vescovi come prova di «degrado etico».

Il nuovo governo regionale, guidato da Agazio Loiero, ha deciso di offrirli a chi li vuole. Chi non verrà scelto verrà smistato in qualche ufficio bisognoso. Dopodiché ogni politico non soddisfatto della merce umana avuta in offerta, dicono i soliti maliziosi, si sentirà in diritto di chiedere l’assunzione provvisoria di persone di assoluta fiducia. Precari da far poi assumere, se possibile, con qualche nuova leggina. Malizie? Può darsi. Ma l’anno scorso c’è chi diede battaglia per assumere in pianta stabile anche i lavoratori interinali. Insomma: sarà anche vero che nessun governo ha mai avuto tanti ministri e sottosegretari quanti il Berlusconi Bis, ma questi governi locali di sinistra…




*G. A. S. CORRIERE DELLA SERA 17 LUGLIO 2005

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