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mercoledì, Maggio 22, 2024
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Travolto bimbo di 8 anni all’alba da un camion, accompagnava il padre al mercato la storia

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NAPOLI – LA GIOIA per un bambino di 8 anni è la fine della scuola. Basta libri e quaderni, comincia la lunga vacanza fino a settembre, comunque vada. Anche se non c’è il mare o la montagna perché papà non può permetterselo. Una famiglia modesta e minime felicità. Come uscire all’alba per la prima volta, vedere una città diversa, partecipare al viavai del mercato per comprare la frutta da rivendere in provincia. Vicino a papà, sul tre ruote Ape carico di cassette vuote. Era questo il piccolissimo sogno di Stefano, bambino di Volla finalmente con il papà a Napoli. Quasi una gita, il sapore della festa. Invece, una tragedia maledetta che ha interrotto la realizzazione di quel sogno.
Stefano è morto. La sua fine è stata talmente orrenda che suo padre Antonio ha prima cercato di salvarlo prendendo tra le mani la sua testa spaccata, poi ha dimenticato, cancellato tutto. Sotto shock per non rivedere quella scena appena vissuta: un camion che non si ferma allo stop e travolge il tre ruote. Stefano che sbatte violentemente la testa contro lo staffone dello sportello, viene sbalzato, spinto fuori dal veicolo attraverso il parabrezza. Troppo, per un padre. E troppo anche per l’autista del furgone subito accusato di essere un «pirata della strada», di essere fuggito dopo l’incidente. Invece, anche lui padre di famiglia, era scappato davanti a quello spettacolo insostenibile. Un bambino ucciso per uno stop non rispettato. Sconvolto è corso via, ma dopo aver lasciato i suoi documenti nelle mani di un testimone incredulo.
Stefano era appena stato promosso in quinta elementare. Una scuola di Volla vicino casa, centro alle porte di Napoli dove però Napoli sembra lontanissima ai bambini. Casa a Volla, il lavoro di papà a Volla, un piccolo negozio di frutta e verdura. Tutto l’anno gli stessi posti, anche un giorno di festa a Volla. La sveglia alle 7, a giorno fatto, il grembiule e la cartella. I confini ristretti della vita di un ragazzino, sempre le stesse cose, ogni giorno dell’anno. Poi, finalmente, la fine. È l’anno dei Mondiali di calcio, la scuola finisce qualche giorno prima, lo scorso fine settimana. il bambino convince papà Antonio a portarlo con sé nella metropoli, nel fantastico mondo di un mercato ortofrutticolo all’ingrosso dove all’alba sono tutti svegli. Balza dal letto prima del suono della sveglia e lo aiuta a caricare le cassette vuote. Si parte. Pochi chilometri, fino a via Madonnelle. Anche Pasquale N. si trova nel quartiere Ponticelli. Fa l’autista per conto di una ditta di trasporti, e anche lui sta lavorando all’alba per consegnare la merce. Corre, all’incrocio non si ferma allo stop. Non dovrebbe essere lì con il suo camion: la strada è vietata ai mezzi pesanti. Quello che accade dopo lo racconta con frasi confuse. È sconvolto, davanti a quel padre accanto al bambino riverso a terra. È la prima volta in vita sua che provoca un incidente, è un guidatore esperto. Si rende conto della tragedia di cui è responsabile, ma non sa cosa fare. Prende la patente, la lascia sul sedile del camion. Poi cambia idea, torna indietro e la consegna ad un passante incredulo. «Sono stato io, non ce la faccio a stare qui».
Si allontana a piedi, senza una meta finché non si ritrova davanti alla caserma dei carabinieri di Ponticelli che ormai è giorno. «Ho combinato un guaio», dice al piantone. È tutto sudato e fuori di sé al punto che lo costringono a sedersi per riprender fiato. E comincia a raccontare. «Ho ferito gravemente un bambino in un incidente stradale. Era coperto di sangue e non ho neanche aiutato il papà a soccorrerlo…». Quel resoconto è come una liberazione, ma mentre ripercorre quei maledetti minuti non può sapere che il piccolo Stefano è già morto.

IRENE DE ARCANGELIS

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la Repubblica

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