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SANT’ANTIMO: OMICIDIO NEL NEGOZIO, TERRORE TRA I CLIENTI
Sedici colpi contro un fiancheggiatore del clan Mallardo di Giugliano

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SANT’ANTIMO. Gli hanno scaricato addosso due caricatori. Sedici colpi di pistola, una raffica impazzita di proiettili. E per Biagio Conte, 44 anni, un personaggio noto alle forze dell’ordine e ritenuto affiliato al clan Mallardo di Giugliano, non c’è stato scampo. È morto sul colpo mentre chiedeva un pezzo di ricambio al titolare della «M.m.r», una grossa azienda di autoricambi sulla via Appia, a Sant’Antimo, a metà strada tra Giugliano e Aversa. I killer lo hanno seguito in moto, e quando Conte si è avvicinato al bancone del negozio lo hanno ammazzato. Otto i colpi che lo hanno raggiunto, fatali quelli all’addome. Ucciso per vendetta, dicono a Giugliano. Vittima di un regolamento di conti interno al clan Mallardo, la cosca capeggiata da Francesco Mallardo, quel «Ciccio ‘e Carlantonio» arrestato il 29 agosto di due anni fa. Questo spiegherebbe perché un semplice fiancheggiatore del clan sia stato ammazzato come uno dei boss più temibili, fatto oggetto di una raffica di pallottole. I killer, due e a volto coperto, sono entrati in azione poco dopo le 17. Un’esecuzione di chiaro stampo camorristico. Lo dicono le modalità stesse dell’agguato. Lo si ricava dal passato della vittima. Pregiudicato, con numerosi reati nel suo curriculum criminale: su tutti spicca una condanna scontata solo qualche anno fa. Gli inquirenti lo ritengono vicino agli ambienti del clan camorristico dei Mallardo, l’organizzazione criminale che ha il suo feudo a Giugliano. Da tempo, a quanto pare, Conte si occupava di riciclaggio di auto e «cavalli di ritorno». Un personaggio di piccolo calibro, si sussura in ambienti criminali. E il delitto, sostengono gli inquirenti, potrebbe essere maturato in quegli ambienti. Ma non si esclude che l’agguato sia da collegare ad altre vicende. Chi ha predisposto l’esecuzione, l’ha affidata alle mani di esperti professionisti. In due, un conducente e un passeggero, a bordo di una moto, hanno seguito Biagio Conte mentre si faceva accompagnare al negozio all’ingrosso di Sant’Antimo, a poche centinaia di metri dalle cosiddette «colonne di Giugliano», l’incrocio che segna il confine tra i Comuni di Giugliano, Melito e Sant’Antimo. I due killer indossavano i caschi integrali. E quando Conte si è recato all’interno della «M.m.r» della famiglia Marrone, gli assassini lo hanno seguito: sono scesi dalla moto e, senza togliere i caschi, si sono avvicinati all’ingresso dell’esercizio commerciale. Conte ha messo piede nel negozio, ha chiesto un pezzo di ricambio, ma non ha avuto neanche il tempo di completare la sua domanda. I sicari gli erano già accanto. Entrambi hanno impugnato le pistole (una calibro 38 e una 9 per 21) e le hanno puntate contro la vittima. Hanno premuto il grilletto per sedici volte e per Conte non c’è stato scampo. I due killer, secondo una prima ricostruzione, sarebbero fuggiti a tutta velocità in direzione di Aversa. In preda al terrore i cinque clienti che al momento dell’agguato erano all’interno del locale. I primi a giungere sul posto sono stati i carabinieri della compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Gianluca Trombetti e dal tenente Italino Guardiani, che hanno dato il via alle indagini insieme con i militari del nucleo operativo di Castello di Cisterna, coordinati dal maggiore Fabio Cagnazzo e del nucleo operativo radiomobile di Giugliano con il tenente Vincenzo Russo.


IL MATTINO ed. NAZIONALE 11 agosto 2005

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