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martedì, Aprile 23, 2024
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ESECUZIONE NELL’AUTORICAMBI: VENDETTA DEL CLAN
Il raid di Sant’Antimo. Indagini tra l’omertà: nessuno ha visto

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GIUGLIANO. E’ partito dal clan Mallardo l’ordine di morte nei confronti di Biagio Conte, 44 anni, alias «‘o sorrentino», il pregiudicato di Giugliano ammazzato l’altro pomeriggio in una rivendita di autoricambi a Sant’Antimo. Ne sono convinti gli investigatori che da oltre 24 ore tentano di ricostruire dinamica e retroscena dell’agguato. Le indagini, coordinate dalla Dda, sono state affidate ai carabinieri della compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Gianluca Trombetti e dal tenente Italino Guardiani. I militari hanno a lungo sentito alcuni parenti della vittima e la moglie Vincenza Barbato. Pare che il 44enne avesse accennato alla donna di un appuntamento, ma la circostanza è ancora al vaglio degli investigatori.

Conte si trovava davanti al bancone della rivendita «M.m.r» della famiglia Marrone quando, mercoledì pomeriggio alle 17, due sicari col volto coperto gli hanno scaricato addosso sedici proiettili, otto dei quali andati a segno. L’uomo è stato colpito alle spalle, all’addome e alle gambe, ed è morto praticamente all’istante. Quando i killer hanno fatto irruzione nell’esercizio, all’interno del negozio di via Appia c’erano almeno dieci persone, tra clienti e dipendenti. Ma nessuno sembra aver visto. O, almeno, nessuno si è fatto avanti per fornire una qualsiasi indicazione sulla spedizione di morte. «Solo risposte evasive», spiega amareggiato il tenente Vincenzo Massimiliano Russo alla guida del Nucleo operativo di Giugliano, il gruppo che coordina le indagini sui clan.

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Che si tratti di un omicidio legato alla malavita locale, gli investigatori ne sono quasi certi. Lo dicono le modalità stesse dell’agguato. Lo dice il passato della vittima: pregiudicato vicino alla cosca di Francesco Mallardo, precedenti per associazione a delinquere, tentata estorsione e tentato omicidio. Un regolamento di conti interno al clan, si dice in ambienti investigativi. Una punizione esemplare per un’alzata di testa. O forse semplicemente per uno sgarro. Ad ogni modo, l’ordine di morte nei confronti di Conte sarebbe partito dallo stesso gruppo criminale di cui era fiancheggiatore. Quel clan che, anche se non avesse ordinato direttamente l’esecuzione del «suo» affiliato, sarebbe stato comunque «interpellato» dai mandati dell’omicidio. Così funziona da queste parti. Questioni di etichette, di regole da rispettare, di codici da onorare. «Nessuno si sognerebbe di ammazzare un uomo dei Mallardo senza il permesso dei vertici», dicono a Giugliano. Ma se non si trattasse di un’esecuzione decisa dal clan? «Allora aspettiamoci una risposta altrettanto feroce nel giro di 48 ore».



UF – IL MATTINO 12 AGOSTO 2005

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