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QUESTA CITTA’ E UN’ESCRESCENZA DI NAPOLI
Melito, l’articolo di Antonello Caporale su Repubblica

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MELITO. Nel programma dell’Unione, alla voce camorra,dovrà essere illustrato con una nota a pièdi pagina il piccolo ma significativo caso di Melito. Una parentesi cinque righe basteranno. Iniziare nel dire cos’è Melito. Melito infatti non è una città ma una escrescenza di Napoli,un tumore un punto nero fatto di palazzi e droga, mondezza ed estorsioni. Nella piana che cinge la metropoli,lontana dal Vesuvio, dietro Afragola, dopo Giugliano,Qualiano,Frattamaggiore. Il più vasto spaccio d’eroina d’Europa a cielo aperto. E poi continuare. Continuare così:alle scorse elezioni comunali si fronteggiarono due liste del centrosinistra. Una squadra guidata dal candidato della Margherita; un’altra capeggiata da un diessino. Ring animoso e duro. Un giorno,una bella mattina di maggio del 2003,
BernardoTuccillo,il diesse, si alzò dal
letto e scoprì di essere morto.
Manifesti a lutto annunciarono la
Sua dipartita.E anche l’ora e il luogo delle sue esequie. Accorsero i giornalisti
e Tuccillo, già sindaco per tre
anni, avvertì: è la camorra che mi
intimidisce,ed è la camorra che ha
stabilito che devo perdere. I cugini avversari della Margherita si
offesero
molto per l’impeto e la durezza delle
accuse ricevute. Il candidato del partito
di Rutelli, Giampiero DiGennaro,
sentenziò:”E’una riuscita operazione
di marketing”. Le elezioni
furono vinte dai centristi, Tuccillo –
scosso per l’accaduto e awilito per
l’indifferenza dei suoi compagni- si
iscrisse a Rifondazione comunista.

Isolato e visionario,no?Due anni e
Mezzo dopo i carabinieri hanno bussato alla porta dell’abitazione del sindaco
della Margherita e gli hanno
notificato un avviso di garanzia per
concorso esterno in associazionea
delinquere.”Grave quadro indiziario”:
significa che oltre l’avviso c’è
qualcos’altro. Hanno arrestato il presidente del
circolo della Margherita,
Alfredo Cicala,anch’egli ex sindaco,e
due esponenti del clan Bizzarro,il
luogotenente camorrista del boss Di
Lauroa cui è affidato il pattugliamento e
l’organizzazione degli affari
nella cintura urbana melitese. Per
tutti la notificadel416bis,il famigerato
416bis.Tuccillo, ò morto che
cammina,oggi ricorda quella calda
primavera elettorale:” Alcuni candidati
vennero da me piangendo,supplicandomi di
stracciare i moduli con
l’accettazione delle loro candidature.
Altri, pallidi e impauriti,mi comunicarono che avevano dovuto far candidare le proprie mogli nello schieramento
avversario”. L’accusa dei
magistrati: aver assoggettato con la
violenza gli elettori recalcitranti, bastonato e ingiuriato
i cittadini che
rifiutavano di
obbedire alle stringenti
indicazioni
politiche, con
un’appendice,
sono ancora in
corso le indagini
dei carabinieri,su
un traffico sospetto
di schede elettorali
imbucate
nell’urna da chi
non avrebbe potuto.
Botte e sputi,
votazioni drogate dai pugni quando
non dalle pistole.C’è voluta l’inchiesta
e l’avvio dell’operazione
“Nemesi”della polizia e molte interrogazioni
parlamentari,prevalentemente
presentate dai parlamentari
di An e Rifondazionecomunista,
perché Melito, la città-dormitorio,il
luogo dove sono stati spinti i terremotati
sfollati da Napoli, riuscisse di
nuovo a far parlare di sè. Ci son
volute le manette per costringere
l’Unione a inquietarsi. Poco,il minimo.Troppo piccola Melito per conquistare
completamente la scena,
troppo sporca per ottenere la dignità
di un riguardo.E’ all’inferno,e lì
sta bene.E i voti, si sa, non hanno
odore. Fanno numero: più ce ne
sono meglio è per tutti.

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ANTONELLO CAPORALE – REPUBBLICA 16 DICEMBRE 2006

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