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giovedì, Aprile 25, 2024
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AMMAZZATO COME UN BOSS A 15 ANNI, CHIESTI DICIOTTO ANNI DI CARCERE

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È partita ieri la requisitoria nei confronti

di cinque giovani del pm Lugi Alberto Cannavale

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accusati dell’omicidio di Sebastiano Maglione, il

15enne trovato morto, in via Rossetti a Mugnano, in

una pozza di sangue, un anno fa, con un proiettile

nella nuca. Sebastiano, il 10 marzo dello scorso anno,

era alla guida di uno scooter “Honda Sh”; sul sedile

posteriore trasportava un amico. Lo scooter fu

inseguito per qualche centinaia di metri da più motorini.

Due bossoli vennero ritrovati all’inizio di via

Rossetti, nel tratto d strada che porta verso la campagna.

Uno dei due proiettili aveva colpito il giovane

Maglione alla nuca. Sebastiano era un ragazzo

che ancora doveva compiere 15 anni. Lavorava

come imbianchino, aveva la passione della pittura

e adorava il mare. Quando il suo corpo era già cadavere

la polizia rinvenne nei suoi pantaloni una

pistola giocattolo.

Ieri il piemme ha invocato Raffaele Marrone 18

anni di reclusione; 16 anni per Alberto Iavazzo e

13 anni a testa per Domenico Tammaro, Gennaro

Capasso e Alberto Vallefuoco. Il pm ha sottolineato

la rilevanza delle dichiarazioni rese da Marrone,

presunto esecutore materiale che da subito ha

ammesso la colpa riferendo: «È sopraggiunto un tale

Biagio che ha detto che i ragazzi volevano rubare

il motorino, abbiamo allora deciso di dare una

lezione». Così prima di partire a bordo dello scooter,

Marrone prese la pistola dalla sua autovettura

per una comune spedizione punitiva, «forse non

omicidiaria», ha precisato l’accusa, sottolineando

l’assenza di preordinazione nonché dell’aggravante

dell’art.7. Per il pm è contestabile a tutti il dolo

eventuale perché «si può parlare di una ragionevole

rappresentazione dell’evento morte». Ma sono

state differenziate le posizioni degli indagati e

la richiesta di pena più alta è per Marrone «che si

recò sul luogo con una pistola accettando il rischio

di usarla». Posizione intermedia quella di Iavazzo

che «diede un apporto causale e morale a Marrone

». Raffele Marrone, difeso dall’avvocato Giuseppe

Pellegrino, rese ampia e circostanziata confessione

esclamando: «Ho ucciso per una fatalità.

È stata solo una disgrazia. Volevamo dare un lezione

ai giovani che a bordo del motorino qualche

minuto prima avevano tentato una rapina a danno

di un loro amico».

Nel corso degli interrogatori altri dei giovani hanno

sostenuto in udienza che si unirono al codazzo

di motorini in via Rossetti per mero spirito emulativo.

Una “bravata” che li avrebbe spinti a fare gruppo

con i coetanei che imperversavano a bordo degli

scooter per una strada di periferia. «Ma le loro

dichiarazioni sono contraddittorie» ha contestato

l’accusa. Alla prossima udienza del 28 aprile iniziano

le arringhe degli avvocati difensori Giuseppe

Pellegrino, AlfonsoTatarano, Mario D’Alessandro,

Michele Cerabona, Enrico Tuccillo. La sentenza

è prevista per il 15 maggio e spetterà al Gup Primavera

mettere la prima pietra su una inquietante

vicenda che vede otto giovani accusati di omicidio.

Per i tre minori il procedimento è sospeso, in quanto

messi alla prova.

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