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venerdì, Marzo 29, 2024
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SENZA PATENTE, INVESTE E UCCIDE UN 15ENNE

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Davide, disoccupato di 21 anni, non doveva essere alla guida di quell’auto, sprovvisto di patente e assicurazione. Salvatore e Francesco – 15 anni il primo, 17 il secondo – non potevano viaggiare su quel ciclomotore 50, in due e con un solo casco. I destini dei tre giovani si sono incrociati alle 11 di lunedì mattina, all’altezza del campo sportivo di Qualiano. Il Liberty con i due minorenni si è schiantato contro l’autovettura guidata dal 21enne. Per Salvatore Napolano, 15 anni compiuti due mesi fa, non c’è stato nulla da fare: è morto un’ora dopo il ricovero in ospedale. Ferito in maniera non grave l’amico che era con lui: Francesco G. se l’è cavata con qualche escoriazione guaribile in dieci giorni. Illeso, ma sotto shock, l’automobilista. E’ stato lui ad allertare il 118 subito dopo l’impatto. Ora dovrà rispondere di omicidio colposo.

Sul luogo dell’incidente, in via Falcone, la polizia municipale ha recuperato un solo casco: a quanto sembra, però, nessuno dei due centauri lo indossava.

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Secondo una prima ricostruzione, a guidare il Liberty 50 era il giovane Salvatore, Savio per compagni e parenti. I due amici provenivano da una strada laterale: si tratta di una arteria di recente costruzione che è stata però sbarrata alle auto con due grossi cassonetti dell’immondizia. Il ciclomotore non ha impiegato molto per aggirare gli ostacoli prima di immettersi sull’incrocio. Qui si è scontrato la Lancia Y guidata senza patente da Davide G. L’impatto è stato tremendo. Savio ha battuto il capo contro il parabrezza, mandandolo in frantumi, poi è caduto terra. L’automobilista, a questo punto, ha avvertito il 118 prima di allontanarsi a piedi dal luogo dell’incidente, visibilmente frastornato, per poi costituirsi ai carabinieri poco più tardi. Il 15enne è stato allora soccorso da un’autoambulanza dell’ospedale San Giuliano dove è morto un’ora dopo.

La salma della giovane vittima è stata trasportata al Secondo Policlinico di Napoli per l’autopsia. Un’ inchiesta è stata aperta dalla magistratura (sostituto procuratore Clelia Mancuso) per fare luce sulle responsabilità.

Secondo i rilievi eseguiti dai vigili urbani di Qualiano, Savio Napolano ha fatto un volo di oltre venti metri prima di cadere a terra, a pochi centimetri dal marciapiede. Una grossa macchia di sangue indica il luogo del sinistro: gli amici hanno voluto ricordare il ragazzo con fiori, scritte e peluche.


A meno di cinquanta metri dall’incidente, nel gennaio 2004, un giovane di 17 anni è morto schiantandosi con l’auto contro un albero.







IL DOLORE DEI GENITORI



QUALIANO.
Occhi castani, capelli chiari, sguardo simpatico. Savio era il prediletto di casa Napolano: ora lo piangono tutti, amici e parenti, riuniti al primo piano dell’abitazione di via Ripuaria, a ridosso della circumvallazione esterna. L’edificio dista meno di duecento metri in linea d’aria dal luogo dell’incidente. E a pochi passi dal fabbricato c’è la famiglia di Francesco, il 17enne che accompagnava Savio in sella al ciclomotore 50. «Due grandi amici, stavano sempre assieme», racconta chi li conosce. La giovane vittima frequentava il primo anno dell’istituto alberghiero di Monteruscello, a Pozzuoli: da grande avrebbe lavorato nel settore della ristorazione. Probabilmente, avrebbe dato una mano a papà Vincenzo, titolare di un bar a Licola. Il genitore non ce l’ha con nessuno, ai cronisti parla di «tragica fatalità». «Se l’è preso Iddio, il mio Savio. Se l’è preso Lui. Ora sta in cielo», ripete. Sconvolta mamma Annamaria: è toccato a lei, assieme ad altri parenti, raccontare tutto alla piccola Emanuela, la sorella 11enne di Salvatore.







L’INVESTITORE: QUANDO LI HO VISTI, ERA TROPPO TARDI





QUALIANO
. Si è presentato ai carabinieri della stazione di Qualiano intorno alle 13 di lunedì, due ore dopo il tragico incidente. Sconvolto e sotto shock, Davide ha raccontato la sua versione dei fatti. «Mi sono accorto del motorino solo all’ultimo istante», ha riferito ai militari. Inutile la sterzata, inutile la frenata. La Lancia Y guidata dal 21enne (che non ha mai conseguito la patente né aveva l’assicurazione sull’auto a lui intestata) si è scontrata contro il ciclomotore in sella al quale c’erano i due minorenni. Ad ostacolare la visuale dell’incrocio – ha raccontato il giovane – c’era un furgone parcheggiato all’angolo della strada. Savio e Francesco, dunque, avrebbero aggirato il mezzo dopo aver superato i cassonetti che sbarrano l’arteria da cui provenivano; quindi lo scontro. L’impatto è stato violentissimo. Davide – che dopo gli studi obbligatori è attualmente alla ricerca di un lavoro – ha allora chiamato il 118 prima di allontanarsi a piedi verso l’abitazione della fidanzata. «Ero frastornato», ha confessato agli investigatori.




UF – IL MATTINO 26 APRILE 2006

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