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venerdì, Aprile 19, 2024
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Santa Maria la Fossa, arsenale nella masseria sequestrata

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Armi pronte all’uso, armi che forse sono già servite a uccidere. Fucili e pistole tenuti in perfetta efficienza e affidati a mani sicure, in un nascondiglio al di sopra di ogni sospetto: un’azienda agricola appartenuta al clan dei Casalesi ma che da dieci anni è sotto sequestro. Era la «Balzana», l’armeria segreta. Erano Ettore Cantelli e un albanese, Geg Sali, i depositari del piccolo arsenale scoperto nel primo pomeriggio di ieri dai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere nella tenuta che un tempo fu della Cirio e poi acquistata da Dante Passarelli, con il marchio Ipam, per conto di Francesco Schiavone-Sandokan. Armi trovate nel corso di una perquisizione, effettuata dai militari della stazione di Grazzanise e dai colleghi del nucleo operativo sammaritano: lavoro di routine, quando il territorio da controllare è territorio di camorra. Sembrava un servizio destinato a durare poche decine di minuti, il tempo di una perlustrazione nella tenuta agricola e nei caseggiati annessi (in parte sottoposti a sequestro nell’ambito del processo Spartacus), da anni in fitto a Ettore Cantelli, qualche precedente con la giustizia e parentele ingombranti tra affiliati e fiancheggiatori del clan Schiavone. E invece gli investigatori hanno trovato fucili e pistole, oltre a un discreto quantitativo di munizioni. Armi risultate rubate (un fucile era stato sottratto nel 2003 a Sant’Andrea del Pizzone, l’altro al Nord, oltre dieci anni prima) e tenute in perfetto stato di efficienza, ben oliate, pronte a essere usate. Quindi, per Cantelli (58 anni, di Santa Maria la Fossa) e per l’albanese Seli (40 anni, domicilio nell’azienda agricola), le manette con l’accusa di detenzione illegale e ricettazione di armi da fuoco e munizioni. Sequestrati un fucile sovrapposto calibro 12 marca «Renato Gamba», risultato rubato il 7 luglio 1991 a Urgnano, in provincia di Bergamo; un fucile automatico calibro 20 marca «Beretta», rubato il 30 maggio 2003 a Sant’Andrea del Pizzone; una pistola a tamburo priva di marca e di matricola; una pistola semiautomatica calibro 7,65 marca «Browing»; 16 cartucce calibro 20 marca Martignoni; 28 cartucce marca Gfl calibro 7,65, di cui una a salve; 41 cartucce calibro 12; una cartuccia calibro 16. Le armi saranno inviate al Racis di Roma (il reparto speciale dei carabinieri che si occupa di indagini scientifiche e balistiche)per le comparazioni balistiche. Il sospetto è che almeno uno dei fucili possa essere stato utilizzato dai killer in un recente omicidio di camorra. I carabinieri hanno inoltre avviato la procedura di espulsione nei confronti di nove stranieri, privi di permesso di soggiorno, trovati a lavorare nell’azienda.




ROSARIA CAPACCHIONE – IL MATTINO CASERTA 20 MAGGIO 2006

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