Brutta avventura per un chirurgo del pronto soccorso dell’ospedale San Giuliano. Il medico, l’altra sera, è stato aggredito dal papà di una bimba di cinque mesi affetta da otite che ha preteso e ottenuto (sotto minaccia verbale) che la piccola fosse accompagnata in autoambulanza all’ospedale Santobono di Napoli anziché al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli dove era stata destinata. Il chirurgo, impaurito, ha assecondato la richiesta del genitore, sebbene non potesse lasciare il nosocomio prima dell’arrivo di un’altra autoambulanza. Al Santobono la bimba è stata dimessa dopo mezz’ora. Al ritorno da Napoli, il medico si è rivolto al locale commissariato di polizia. Il papà della piccola (A.S., originario di Giugliano) è stato denunciato per interruzione di pubblico servizio, ma non si escludono ulteriori provvedimenti.
Al San Giuliano, il giorno dopo l’ennesimo episodio di violenza, l’amarezza è tanta: «Questo ospedale è un bronx – denuncia il personale – Minacce e aggressioni sono sempre più frequenti. Noi sanitari rischiamo la vita ogni giorno». Medici e infermieri chiedono più sicurezza: «L’utenza è aggressiva e violenta. Basta un minimo per far scattare le mani. E a farne le spese siamo noi». L’emergenza numero uno, all’ospedale di Giugliano, si chiama «triage», la metodologia con la quale si stabiliscono le priorità assistenziali e si dà la precedenza ai pazienti in condizioni cliniche più gravi. «In assenza di questo strumento non possiamo lavorare serenamente – osservano i medici – I pazienti, anche non gravi, entrano indisturbati all’interno delle sale, accompagnati da un plotone di parenti e amici che puntualmente inveiscono e minacciano, quando non arrivano alle mani». Gli episodi di violenza sono tantissimi: ogni sanitario ha la sua avventura da raccontare. «E la storia andrà avanti così se non si interviene. In che modo? Rafforzando la sicurezza privata e prolungando l’orario di apertura del drappello di polizia».
