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venerdì, Marzo 29, 2024
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Quarto: massacrato nell’auto, ferita la figlia di 12 anni

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Lo attendevano forse da ore. E non hanno avuto fretta di agire: hanno atteso che scendesse dall’auto per aprire il cancello del parco dove abitava, hanno aspettato anche che rientrasse nella vettura sulla quale c’erano moglie e tre figli. Solo allora hanno sparato senza curarsi di quei tre piccoli che stavano tornando con papà e mamma da una serata al bowling. Così è stato ucciso Giuseppe Iadonisi, 36 anni, fratello di un boss emergente della zona di Fuorigrotta. Uno dei nove proiettili ha ferito anche una dei bambini: la piccola di dodici anni che si trovava sul sedile accanto a quello del padre. L’agguato è avvenuto a Quarto, in un quartiere popolare, a poca distanza dal centro, in via Giorgio De Falco 146, dove Iadonisi viveva da più di un anno con la moglie Loredana Stefanelli e i tre figli di 10 anni, 12 e 8. L’uomo aveva approfittato del giorno di festa per andare al bowling di Fuorigrotta. Quando ormai era notte inoltrata la famiglia ha deciso di rientrare; Giuseppe Iadonisi ha preso la tangenziale e, a bordo della sua Fiat Uno, ha imboccato la strada di casa. Due killer su una moto lo attendevano davati al palazzo. Era passata da poco l’una. Iadonisi si è fermato all’ingresso del parco, è sceso dall’auto per aprire il cancello e raggiungere il garage. È risalito sull’auto – seduta accanto al posto di guida c’era una figlia, dietro l’altra bambina e la moglie Loredana che teneva stretto tra le braccia il bimbo più piccolo che s’era addormentato – ma non ha fatto in tempo a entrare nel garage. Due uomini, con il viso coperto dal casco, si sono avvicinati all’auto e, senza pronunciare una sola parola, hanno esploso nove colpi di pistola calibro 9. Otto proiettili hanno raggiunto Giuseppe Iadonisi all’addome, al ventre, al collo e alla testa; uno ha ferito al ginocchio destro sua figlia. La piccola è stata operata dai medici del Santobono al ginocchio: la prognosi è di 10 giorni ma la mamma, dopo la medicazione, ha voluto portarla via dall’ospedale. Il pregiudicato è morto sul colpo; si è accasciato sulla ragazzina che gli era al fianco, il suo sangue si è riversato sulla piccola che urlava terrorizzata. I killer sono fuggiti via sgommando. Dopo poco sono arrivati i carabinieri, diretti dal capitano Lorenzo D’Aloia. Sono iniziate le indagini. La matrice del delitto è quella camorristica. Giuseppe Iadonisi era stato arrestato, sei anni fa, per droga, aveva scontato una pena di cinque anni. Da qualche mese era tornato libero. A Quarto aveva aperto un negozio di detersivi. Sembrava che volesse cambiar vita. Suo fratello Francesco è uno dei pregiudicati emergenti a Fuorigrotta, si era opposto al clan dei Venosa, per gestire lo spaccio di droga. Ora è in cella. Anche la vittima dell’agguato era stato arrestato dai carabinieri, nel 2000, con due chili di cocaina addosso. Ieri aveva in tasca 800 euro e due carte di credito. Per gli inquirenti l’omicidio è conducibile a una vendetta, uno sgarro. Non è escluso che Giuseppe Iadonisi abbia pagato per suo fratello, ma gli investigatori non tralasciano di seguire anche la pista della droga, un business del quale probabilmente l’uomo non era mai uscito, al contrario di quanto raccontava.



ANDREANA ILLIANO

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«Peppino voleva costruirsi un futuro senza camorra»





DALL’INVIATO
ENZO CIACCIO

Quarto.
Pezzettini di vetro sull’asfalto inumidito. Riflessi fluorescenti, come in un caleidoscopio. È l’unico segno, qui nel garage di via De Falco 146, dell’agguato in cui hanno ammazzato Giuseppe e ferito una bimba di dodici anni, colpevole soltanto di essere sua figlia. E di trovarsi in auto con lui e il resto della famiglia quando la scorsa notte i killer hanno scaricato quei nove proiettili di calibro 9 per 21. «Tranquillo, era un uomo taciturno – racconta uno dei condòmini – ma il suo tenore di vita non è mai stato uguale al mio, che lavoro e ho moglie e tre figli da mantenere». Borse stracariche. Valanghe di cibo appena comperato. E le buste, targate supermarket, rigonfie di troppo niente, esagerate oltre umana misura. Liturgie del sabato mattina, qui nel parco coi gerani a poche ore dagli spari. E si parlotta sottovoce. Fra gli sguardi che si incrociano, complici senza ragione. E si fa finta di ridere. Si fa finta di niente. Dalle cucine, rimbombi di alluminio. E di mestoli. C’è chi prepara già il pranzo, quello importante della domenica. E il morto ammazzato? E quei poveri bambini? E gli spari nella notte? Fra esorcismi e teste girate, tutto si rimescola come in un caleidoscopio di cibo in più, di cotolette, di genovese, di polpettone fino a scoppiare. Braccia che si spalancano. Facce distorte, a mimare dispiacere. Eh, era stato a lungo in carcere. Si occupava di droga. Lo avevano preso con due chili di cocaina. Tranquillo, sì era tranquillo. Però che brutti i ceffi che ogni tanto venivano a trovarlo qui al primo piano, dove la famiglia era venuta ad abitare mentre lui era ancora sepolto in carcere a espiare. E quel modo di vivere… che no, non è mai stato uguale al nostro. La ragazzina, quando fece la prima comunione, raccontava che il papà gli aveva regalato il telefonino. Se c’era un compleanno, Giuseppe comperava i fuochi d’artificio. E poi, quando uscì a libertà, si lamentava con me di non vincere mai alle scommesse. Giocava le bollette, ma mica i cinque o i dieci euro che scommettevo io. No no, lui si giocava cento e a volte anche duecento euro. E li perdeva. Senza fare troppe smorfie. Franco Melato fa il vigile urbano. E anche l’amministratore del condominio dove abitava la vittima. «L’avevo incrociato nel pomeriggio dalle parti della Tangenziale. Era in auto da solo. Gli ho anche dato la precedenza. L’altra notte no, non ho sentito gli spari…». Ma come, nove colpi di pistola e lei non ha sentito proprio niente? «… Però mi hanno svegliato le urla, urla di donne nel silenzio della notte. Mi sono precipitato in strada, pensavo che stessero litigando, invece… giunto nel garage, l’ho trovato che stava disteso a braccia aperte sul sedile di guida, come per proteggere la figlia piccola rimasta ferita alla gamba. Era già morto? Penso di sì, forse…». E continua: «Abito qui da 25 anni. Prima rubavano spesso le macchine, subivamo qualche furto. Da un po’ di anni, invece, non succede più nulla. Che cosa voglio intendere? Niente». La verità, che qui non si dice, è che ad abitare in questo vicolo cieco e ad avere consistenti precedenti penali non è solo Giuseppe Iadonisi, la vittima. Quarto è terra senza regole. Dove, per esempio, i tetti delle case sono quasi tutti spioventi come sulle Alpi o nei paesi dove nevica spesso. Per quale motivo? Perché, con la scusa di voler realizzare i sottotetti termici, qui la gente ha costruito negli anni migliaia di mansarde abusive. Perfino in chiesa hanno fatto i furbacchioni. Ora ci sono sigilli in ogni angolo. Ma si continua con gli abusi. 80mila anime, provenienti da Napoli: Quarto fuorilegge, dove governa un commissario e in Municipio è accampata la commissione di accesso, chiesta dai carabinieri perchè troppe cose non quadravano. Dice il parroco don Giuseppe Cipolletta, della parrocchia di san Castrese: «Conosco bene la sua famiglia, conoscevo bene anche Giuseppe. Stavano cercando di costruirsi un futuro diverso, cioè pulito… Forse l’hanno punito per questo». Il passato. Il futuro. Giuseppe aveva in passato trattato droga. Secondo gli inquirenti, avrebbe fatto parte di uno dei sotto-clan emergenti di Fuorigrotta e Bagnoli, insieme al fratello. Però è vero anche che da sei mesi aveva aperto un negozietto di detersivi a due passi da casa. Il passato. Il futuro. «Le Amiche della casa», recita l’insegna. Ora sulla saracinesca abbassata c’è un bigliettino scritto col pennarello nero: «Chiuso per lutto». Il fruttivendolo che sta a fianco borbotta «che peccato, Peppino era un brav’uomo». E più avanti, intorno a una Golf tutta nera coi fanali lucidissmi, i ragazzotti scrutano torvi un orizzonte che non c’è. Quarto è un binario che porta a Napoli. È Sibilla Cumana, consumista e misterica. È impasto di cemento e irritante omertà. Qui, con una variante, si fa diventare edificabile perfino un terreno che da sempre è agricolo. Ci costruiranno l’ennesimo supermercato. Per rigonfiare con altro cibo inutile le loro buste della spesa.



IL MATTINO 4 GIUGNO 2006

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