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sabato, Aprile 20, 2024
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SANT’ANTIMO: AMORE OSTACOLATO DAL CLAN, IN MANETTE IL QUARTO UOMO

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A soli diciassette anni lo avevano prima minacciato più volte di morte. Poi erano arrivati a picchiarlo: la sua colpa quella di essere – lui, accusato di essere affiliato a un clan della camorra – il protagonista di una storia d’amore con una sedicenne imparentata con esponenti della cosca contrapposta. La brutta storia di Romeo e Giulietta del terzo millennio in terra di camorra, finita per l’intromissione dei «bravi», registra oggi un nuovo capitolo con l’arresto di un latitante, quarto personaggio coinvolto nella storia di minacce e pestaggi andata in scena a Sant’Antimo. Loro, giovani, avevano cercato di rompere le regole fissate dalla camorra che si arrogava il potere anche di decidere chi doveva fidanzarsi e con chi. Antimo Petito, appena 24 anni ma già considerato dalle forze dell’ordine elemento di spicco del clan Verde, è stato scovato dai carabinieri del nucleo operativo di Castello di Cisterna in un cantiere edile di Airola. A lui, sottolinea una nota del procuratore aggiunto, Franco Roberti, si è arrivati in seguito a complesse indagini che hanno portato all’emissione, da parte del gip presso il tribunale di Napoli, Marzia Castaldi, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, su richiesta del sostituto procuratore presso la Dda, Giovanni Conzo, che ha coordinato l’indagine. Petito è accusato di violenza privata, minacce e lesioni con l’aggravante di aver agito con metodi mafiosi. Il provvedimento cautelare fa seguito ad altri arresti nei confronti di altri tre indagati per la stessa vicenda a seguito delle indagini dai carabinieri di Sant’Antimo. A far scattare l’inchiesta, la denuncia presentata dal 17enne la cui «colpa» era quella di essere ritenuto affiliato ad un clan contrapposto a quello dei Verde, quello dei Petito, omonimi del quarto uomo che faceva parte della spedizione punitiva. Il giovane si è presentato ai carabinieri e ha detto di essere stato prima minacciato di morte e poi di essere stato prelevato con la forza e picchiato, con trauma cranico e contusioni in diverse parti del corpo. Così ad inizio di aprile i carabinieri hanno arrestato le altre quattro persone ritenute coinvolte, esponenti di spicco o imparentati con il clan Verde: tra loro anche Salvatore Verde, reggente della cosca al posto del padre, in carcere.

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