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CALCESTRUZZO, APPALTI E TRUFFE ALL’AIMA. IN 3.200 PAGINE GLI AFFARI DEI CASALESI

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Il processo «Spartacus» si è concluso
il 15 settembre 2005 con la
lettura del dispositivo da parte del
presidente della II Sezione della
Corte d’Assise di Santa Maria Capua
Vetere, Catello Marano. La
requisitoria delpmFederico Cafiero
de Raho è durata 5 mesi. Le motivazioni
della sentenza, redatte
dal giudice Raffaello Magi, sono
state depositate quindici giorni fa.
Ne pubblichiamo alcuni passaggi.





PREMESSA. La storia di questa istruttoria processuale
potrebbe essere raffigurata
—da un narratore ispirato e libero da
vincoli dimostrativi — come la storia
di un impianto di produzione del calcestruzzo,
ubicato nel territorio di Santa
Maria La Fossa, nato nel lontano
1983, transitato — proprio in concomitanza
con i fatti delittuosi qui investigati
— dalle «mani» di Bardellino
Antonio a quelle di Schiavone Carmine
(non senza resistenze e recriminazioni
da parte di altri soggetti che ritenevano,
parimenti, di esserne «proprietari
», tra cui Venosa Luigi) e successivamente
caduto in rovina; o potrebbe,
in modo ancor più suggestivo, prendere
le mosse dalla «consegna» di Basile
Luigi ai Carabinieri della Caserma
Pastrengo in Napoli, nelle prime ore
pomeridiane del 27 maggio del 1988, lì
dove un «malavitoso» della caratura
del Basile—assistito dal porto di una
pistola con matricola abrasa — offre
la sua cattura alle forze dell’ordine allo
scopo di evitare la prosecuzione di
una «strage», già iniziata con la uccisione
di Antonio Bardellino e del nipote
Paride Salzillo. O ancora potrebbe
aprirsi con una raffigurazione della vita
quotidiana di persone «qualunque»,
lontane da logiche criminali, come Riccardo
Angelo e Diana Liliano, anch’esse
cadute, vittime di una «guerra
» che non avevano certo deciso di
combattere(…).


LA MORTE DEL BOSS
. Il 2 febbraio 1991 si consuma l’omicidio
di Vincenzo De Falco(…). Si
tratta di un episodio di assoluta centralità
nella storia degli equilibri associativi,
posto che Vincenzo De Falco era
soggetto dotato di notevole «carisma»
criminale, capace di aggregare intorno
a sé una nutrita schiera di uomini
fedelissimi. Appare necessario ricordare:
che Vincenzo De Falco risulta
essere, dopo il suo arresto del 10 maggio
1985 per detenzione di armi clandestine
e resistenza uno dei «sottoscrittori
» dell’accordo (Iovine-De Falco-
Schiavone) che conduce nel maggio
del 1988 alla eliminazione di Antonio
Bardellino e del nipote Paride Salzillo,
fatto da cui deriva la «nascita» della
nuova struttura associativa casalese(…).
Circa la ricostruzione dell’episodio,
occorre anzitutto precisare che
entrambi gli omicidi in questione non
sono assistiti da alcun riferimento diretto
di «prova generica»: né di Antonio
Bardellino, né di Paride Salzillo è
mai stato rinvenuto, a tutt’oggi, il cadavere.
Mai vi è stata, dunque, una
constatazione obiettiva dell’evento/
morte da parte di un soggetto
abilitato a simili compiti dal nostro
ordinamento giuridico. Ciò
ha alimentato—tanto nel corso
del dibattimento che in sede di
discussione — vibranti polemiche
tra le parti processuali , del
tutto usuali quando — come nel caso
di specie—ci si trova di fronte in sede
giudiziaria ad una morte narrata, ma
non constatata. Come è evidente dai
contenuti del dispositivo, questa Corte
ritiene che entrambi gli eventi in
questione si siano verificati, essendo
del tutto lecito e doveroso—sulla base
delle vigenti regole normative—ritenere
che la prova di un evento/morte
possa derivare anche da un robusto,
preciso ed inequivoco quadro indiziario(…).


INFILTRAZIONI E AFFARI

Come si è visto, l’epoca storica in
cui matura e si consuma il conflitto
con i cutoliani è quella successiva al
terribile sisma del 23 novembre 1980 e
le organizzazioni criminali non possono
certo restare «estranee» alla «pioggia
» di risorse pubbliche destinate —
come è normale che avvenga — alla
realizzazione delle opere di ricostruzione
(…). Il controllo del territorio,
in questa fase, diventa, anzitutto, una
pre-condizione per imporre la «destinazione
» al gruppo vincente di consistenti
«quote finanziarie» sia attraverso
il tradizionale metodo estorsivo
(nei confronti delle imprese aggiudicatarie
dei grossi appalti) che attraverso
metodi più sofisticati (infiltrazione
di imprese ‘vicine al clan’ nelle assegnazioni
dei lavori, controllo delle forniture
del calcestruzzo etc.(…).
I maggiori investimenti pubblici, infatti,
che interessano —in tale periodo—
la provincia di Caserta, sono rappresentati
dalla realizzazione di numerose
infrastrutture stradali (la superstrada
Nola-Villa Literno, il raccordo
con l’autostrada A1 Roma-Napoli ed
altro) e dalla «sistemazione» del canalone
dei Regi Lagni, oltre alla realizzazione
di nuove strutture residenziali e
di costruzione di edifici destinati ad
ospitare strutture pubbliche. Difficile,
ovviamente, redigere un preciso «rendiconto
» del quantum di «entrate» che
le diverse forme di intervento della organizzazione
«casalese» può avere
comportato, ma—ciò che qui
interessa affermare—è che non
possono nutrirsi dubbi circa l’esistenza
di tale «intervento» in occasione
della realizzazione di tali
opere (…). Vi sono, infatti, precisi
riferimenti probatòri ad attività,
parimenti riconducibili alla organizzazione
casalese, che solo apparentemente
possono essere ritenute di minore
importanza—sul piano finanziario—
tra cui vanno di certo menzionate
: il controllo del settore delle onoranze
funebri e quello delle truffe commesse
ai danni dell’Aima(…). Va anche
ricordato che — venendo a tempi più
recenti — l’istruttoria dibattimentale
ha fornito elementi di sostegno alle dichiarazioni
dei collaboranti (in particolare
quelle rese da De Simone Dario)
circa l’interesse del gruppo camorristico
ai lavori dell’Alta Velocità
(tratta Roma-Napoli). In particolare,
anche in tal caso l’organizzazione,
nella fase iniziale dei lavori (anno
1995), si occupa delle attività di «movimento
terra» e di installazione dei
cantieri attraverso la ditta di Zagaria
Pasquale (fratello di Zagaria Michele)
e ciò sino a quando una interrogazione
parlamentare non determina l’intervento,
su tale aspetto, della Prefettura
di Caserta.


IMPRENDITORI «AMICI»
.
Le ultime valutazioni (…) riguardano
alcuni soggetti che questa Corte
ha ritenuto responsabili per concorso
esterno in associazione camorristica.
Si tratta diDe Rosa Nicola, Iorio Gaetano,
Statuto Rodolfo e Mincione Giovanni
, tutti imprenditori che hanno
svolto attività nel settore della produzione
e commercializzazione del calcestruzzo
(e/o degli inerti) ed in quello
delle costruzioni.(…)Dunque, dalle dichiarazioni
di Carmine Alfieri (confermate
anche dai contributi narrativi
di Pasquale Galasso e Schiavone Carmine)
emerge non solo, con estrema
chiarezza, la piena «convergenza di interessi
» tra l’organizzazione camorristica
(che garantiva, tramite il controllo
del territorio, l’esclusiva di mercato
e consentiva di tenere alti i prezzi dei
prodotti) ed alcuni imprenditori del
settore «cave» e del settore «calcestruzzo
» che avevano dato vita ai consorzi
(…), ma emergono anche alcuni
ruoli soggettivi. Tra questi, di particolare
rilievo sono le ampie indicazioni
sui ruoli svolti da Luigi Romano e da
Bruno Sorrentino (socio di De Rosa
nella gestione della Sdr) che risultano
in stretto contatto con Alfieri e lo assistono
nell’opera di «distribuzione» degli
appalti e di riscossione dei «contributi
». Va chiarito infatti che, lì dove l’organizzazione
camorristica consente al
singolo imprenditore di «ottenere» l’appalto
o il sub-appalto (è proprio il caso
delDeRosa, cui Alfieri compie un preciso
riferimento) o consente al «gruppo
di imprenditori» (come il consorzio) di
mantenere il controllo del mercato pur
praticando prezzi più alti (è il caso del
Covin e del Cedic), il pagamento della
«tangente» non assume la valenza di
«prelievo estorsivo», ma quella—molto
diversa—di corrispettivo per il «servizio
» prestato (l’ottenimento del «lavoro
» o l’esclusiva nella distribuzione del
prodotto), realizzando un rapporto di
sinallagmaticità che pone i contraenti
su un piano di sostanziale parità, dato
che entrambi coltivano un proprio «interesse
»(…).

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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – Bollettino anticamorra – VENERDÌ 30 GIUGNO 2006

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