Due minori tentano di violentare dodicenne

Dodici anni. Tanti sogni, i primi rossori e battiti di cuore per lo sguardo di qualche ragazzino. Dodici anni e sul corpo i primi segni dell’adolescenza. E i genitori a cominciare ad avvertire dei pericoli, dello stare attenta a certe avances maschili più pesanti. Di coetanei e di grandi. Quando non ci sono i genitori, ci pensa la televisione, con le sue numerose notizie di violenze maschili sulle donne, a ispirare diffidenza. Ha proprio dodici anni la ragazzina di Marano che, a Forio d’Ischia, ha avuto la forza di impedire un tentativo di violenza sessuale nei suoi confronti. Giovedì sera, sul corso principale del comune ischitano affollato di gente, tanti ragazzi e ragazzini. Ci sono anche quei due amici di Napoli, di 14 e 15 anni, che avevano già adocchiato la bella ragazzina. Jeans a vita bassa, in testa il calcio, la musica. Sul corpo, magari un tatuaggio a scimmiottare Cannavaro. La fermano con una scusa: «Dove vai, sei carina». La invitano: «Facciamo una passeggiata». La diffidenza va bene, gli avvertimenti dei genitori nella testa sì, ma come si fa a non prestar credito a quei due così gentili? Lei li segue. Si va verso l’area della chiesa del Soccorso, lo spiazzo dove quattro anni fa papa Wojtyla incontrò i giovani dell’isola. Capannelli di adolescenti, decine di motorini. Fuori la pizzeria, vicino le scalette che danno sulla strada. I due camminano verso la scogliera. Lei con loro. Una parola, una pausa, la notte, le stelle, qualche futile discorso. E volano le mani: i due tentano di toccarla. Sui seni appena sbocciati, in altri posti. Lei urla con quanto fiato può, si divincola. Li strattona. Poi fugge, dalla strada tanti sentono quelle grida. I due bulletti non se la sentono di inseguirla. Troppo rischioso. Lasciano perdere quella che pensavano una «conquista» con un approccio non corrisposto. Dodici anni e sul volto le lacrime di una brutta esperienza. Che coraggio c’è voluto a ribellarsi, a scappare. La prende l’agitazione, cammina in maniera incerta. Turbata. Si fermano dei passanti, le chiedono cosa sia successo. Passa anche un’auto dei carabinieri. Lei accenna qualcosa e viene portata all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, per una prima visita. I medici le trovano qualche graffio sulle braccia. Ci vuole cautela, tatto, per spingere la ragazzina a raccontare. A rivedere la scena di poco prima. Lei si apre. Racconta. Poi descrive come erano vestiti quei due, ne fornisce anche qualche dettaglio dei capelli, del volto. Comincia la ricerca: si muovono i carabinieri di Forio, che hanno avvertito il comandante dell’isola, il capitano Luigi Mauro. Il giro notturno non è lungo: le ricerche vanno sul sicuro. Fuori le discoteche, nei posti dove si riuniscono a tarda notte gli adolescenti in vacanza a Ischia. Quei due erano troppo sicuri di loro. Ridevano a scherzavano con gli amici, vestiti ancora proprio come aveva descritto la ragazzina. I carabinieri li fermano, li portano in caserma. Loro negano con decisione la violenza, parlano di amichevole passeggiata e basta. Ma la ragazzina li riconosce: sono loro. Vengono avvertiti i genitori. Della bambina che si avvia a diventare adolescente e dei due ragazzi. Sono tutte famiglie piccolo-borghesi, in vacanza a Forio in case prese in fitto. Famiglie semplici, senza pretese. Sono tutti stupiti dei racconti dei carabinieri. Ma non è una bravata, come qualcuno dei familiari vuole far intendere. I due ragazzi vengono affidati ai genitori. Ma la vicenda viene formalizzata in un rapporto dei carabinieri, inviato alla Procura dei minori di Napoli. Tentata violenza sessuale. Un’ipotesi grave. Ma forse quei due neanche se ne rendono conto. Volevano divertirsi a fare i grandi. Con un corpo forse già maturo, ma la testa incapace di considerare una ragazzina, che aveva loro dato fiducia, un essere umano e non una preda.