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Villaricca, caccia ai bidoni di veleni

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Sono partite da dove una volta c’erano i fusti tossici, le indagini preliminari alla bonifica disposte dal ministero dell’Ambiente. Il primo passo: capire quanti dei 571 bidoni scaricati nel ’91, in via Bologna, restano ancora sepolti nell’area in cui continua a crescere la frutta e quali danni ha provocato alla salute del territorio. Ieri mattina le attrezzature radar hanno già rilevato delle alterazioni nel sottosuolo, ma prima di poter stabilire la tipologia di materiali presenti, bisognerà elaborarle in laboratorio. Intanto l’indagine condotta da Apat e istituto nazionale di geofisica, procede per tappe e riguarda anche i comuni di Giugliano e Qualiano. Se l’inquinamento dovesse essere dimostrato, la relativa relazione scientifica dovrà archiviare anni di balletti di cifre e allarmi sulla salute per parlare finalmente di messa in sicurezza. «Uno strumento importante, anzi vitale, per la riqualificazione di quest’area che convive da anni col degrado – dice il sindaco di Villaricca, Raffaele Topo – Ora siamo ottimisti, grazie all’impegno di stanziare fondi per la bonifica strappato al ministro Pecoraro Scanio». Controlli che sono l’effetto della lotta contro la nuova discarica prevista in via Ripuaria. «Verranno passati ai raggi x – aggiunge l’assessore all’ambiente, Paolo Mallardo – i numerosi sversatoi, legali e non, disseminati nelle campagne del triangolo della morte». Scortati da vigili urbani e tecnici del Comune, ieri gli esperti hanno lavorato anche in un sito abusivo al confine con Calvizzano; mentre stamattina si recheranno nell’ex discarica Alma, attivata nell’89 e dismessa nel ’96. Domani si proseguirà tra Giugliano e Qualiano. Intanto dei fusti scaricati nel ’91, una buona metà è rimasta in superficie per sette anni. E ancora oggi, nonostante siano stati rimossi ormai da tempo, sul terreno della cava Tambaro restano ancora le macchie scure, probabilmente causate dal rovesciamento degli acidi. Un panorama di degrado che contrasta con gli alberi di pesca, albicocche e prugne, a pochi metri. Dell’episodio hanno ancora un ricordo inquietante i contadini della zona che vivono a quattro passi. «C’era una fila lunghissima di bidoni, lungo tutto l’appezzamento di terreno – dice Umberto Ciccarelli, 72 anni – Una mattina ce li siamo trovati lì, senza aver sentito niente: venivano a scaricare di notte». A febbraio del ’91 l’accecamento dell’autotrasportatore Mario Tamburrino, prima soccorso a Lago Patria e poi ricoverato all’ospedale Cardarelli, fece scoprire il traffico illecito di rifiuti provenienti dal nord’Italia con destinazione nei frutteti del Giuglianese. Una situazione inquietante che ha provocato fortissimi danni all’ecosistema della zona, tra le più degradate della provincia. Scorrendo la lista dei nomi degli imprenditori coinvolti, si sospetta che i bidoni fossero della stessa tipologia di quelli trasportati a bordo della nave «Karen B», con destinazione Nigeria.



TONIA LIMATOLA – IL MATTINO 21/09/2006

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