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Donne e bambini sentinelle del clan

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C’è chi ha il monitor in cucina – un occhio ai fornelli un altro al passaggio in strada – chi invece controlla che non ci siano sorprese rimanendo affacciata al balcone. Chi protegge la propria privacy con le telecamere a circuito chiuso, chi invece chiede aiuto ai coinquilini, pronta ad aizzare la folla contro il passaggio delle forze dell’ordine. Poi c’è chi fa la spesa di primo mattino e chi partecipa alle udienze in tribunale: ruoli strategici, di importanza decisiva per l’economia del vicolo, sempre e soltanto a protezione del proprio sistema domestico, qui nel cuore della collina di Montecalvario. Ruoli ricoperti da donne, quasi sempre a guardia dei propri nuclei domestici: donne capaci di scendere in strada al primo segnale utile, al primo intervento delle forze dell’ordine, in alcuni casi segnalato da minorenni, piccole sentinelle tra i vicoli. È accaduto due volte in via Santa Maria Ognibene, una lunga strada che sbuca in via Girardi, che taglia in due la parte alta dei Quartieri spagnoli, che collega le dimore storiche di Luigi Settembrini e Giacomo Leopardi. Per due volte da sabato a giovedì, quando gli agenti di polizia hanno provato ad arrestare presunti responsabili di scippi e rapine, è scoppiato il finimondo, nel tentativo di serrare le fila attorno agli uomini del commissariato Montecalvario prima e agli agenti dell’Upg di Luciano Nigro e Pasquale Errico poi. Un muro umano, quasi tutto al femminile, si è riversato in strada per difendere i propri uomini dalle manette, a mo’ di riflesso condizionato vissuto collettivamente da una fetta di strada, da un intero spaccato di Montecalvario. E ieri mattina, nel corso del processo per direttissima ai protagonisti dell’ultima levata di scudi all’esterno degli uffici della Questura, il pubblico ministero Aldo Ingangi ha spiegato: «Quello di mercoledì è stato un episodio intollerabile, che ha visto schierato decine di persone, tra cui molte donne». Un «episodio intollerabile», con interi nuclei familiari che due giorni fa si sono messi all’opera, a tutela di chi, a torto o a ragione, era stato individuato come responsabile di una rapina consumata a Torre del Greco. Nuclei allargati che si ricompattano attorno agli indagati, come è avvenuto ieri mattina nel corso dell’udienza dinanzi ai giudici per le direttissime dove si è celebrato il processo alla piazzata di mercoledì pomeriggio. Per lesioni, resistenza e danneggiamento sono stati così condannati Giuseppe Saltalamacchia (un anno e otto mesi), Elena Forte (un anno e due mesi ai domiciliari) e Maria Saltalamacchia (dieci mesi di reclusione, pena sospesa), tutti difesi dal penalista Alberto Varano. Un processo sprint, che ha consentito comunque al pm di ricostruire lo sfondo in cui è stata consumata l’aggressione contro le forze dell’ordine. Nella requisitoria ha fatto riferimento anche al crescendo di ostilità che dalla periferia al centro storico si registra con maggiore frequenza. All’esterno dell’aula 420, c’è il tutto esaurito, con almeno quindici persone che attendono la sentenza letta nel pomeriggio dal giudice Palumbo. In apnea le donne dei Quartieri hanno ascoltato la difesa dell’imputata Maria Saltalamacchia, che ha chiesto di deporre: «Ho visto mio fratello a terra, era circondato da agenti, aveva il viso ricoperto di sangue, mi sono precipitata ad aiutarlo. Mi hanno arrestata, ma ci siamo solo difesi». Dello stesso tenore le dichiarazioni rese dagli altri due imputati: «Ci hanno portato in Questura, ma ci siamo limitati a scendere in strada, eravamo lì come tante altre persone». Un episodio che ha sollevato reazioni indignate – quella del Sindacato autonomo di polizia di Antonio Iavarone – con un servizio straordinario di controllo del territorio tra i vicoli di Montecalvario, monitorato da un elicottero della polizia, che è servito a controllare 165 persone, di cui 85 con precedenti penali; 57 autoveicoli e motoveicoli, ad elevare 20 contravvenzioni e ad effettuare 20 perquisizioni. Un blitz per riaffermare la forza della legge, la presenza dello Stato, nelle strade in cui le donne guidano le rivolte agli invasori.



l.d.g. IL MATTINO 29 SETTEMBRE 2006

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