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MINORE UCCISO, BOCCIATA L’INCHIESTA: LIBERI GLI INDAGATI

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L’alibi ha retto e i due indagati per l’omicidio del 17enne Giuliano Iacoviello Panico possono lasciare il carcere. È stato il gip Marcella Suma a revocare il provvedimento di fermo a carico di Giuseppe Giappone e Sossio Capasso, due ventinovenni accusati di aver tolto la vita al minorenne, in un raptus di morbosa gelosia per una presunta relazione tra la vittima e una cugina. Un’inchiesta che vacilla, a giudicare dagli alibi forniti al gip da parte dei due indagati (difesi dai penalisti Cesare Patroni Griffi e Raffaele Quaranta), che hanno via via ammorbidito le esigenze cautelari. Proprio nelle stesse ore in cui il gip ha firmato la scarcerazione per i due presunti responsabili dell’omicidio del diciassettenne, però, l’inchiesta ha fatto registrare un nuova battuta: la moglie di Giappone è stata interrogata a lungo dai carabinieri di Giugliano, probabilmente nel tentativo di ricostruire dinamiche familiari di un contesto difficile. Decisiva comunque la versione fornita da Giuseppe Giappone. Il 29enne aveva raccontato sin dal primo momento di aver visitato un conoscente nell’ospedale di Giugliano. Una versione che sembra suffragata dai fatti, dal momento che le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso del nosocomio confermano che l’auto di Giuseppe Giappone è rimasta in sosta almeno fino alle 21.30 di giovedì scorso, quindi nelle ore in cui è stato consumato l’omicidio. Un altro tassello a favore della difesa riguarda invece la prova stube – il cosidetto guanto di paraffina – un test che scagiona entrambi gli indagati, fermati la notte tra venerdì e sabato scorso, ad appena ventiquattro ore di distanza dall’omicidio. Un’inchiesta che ora ruota attorno alla doppia pista battuta dagli inquirenti. Anche il gip, d’altronde, nel suo dispositivo allude ad un movente alternativo a quello passionale. Secondo una primissima ricostruzione, infatti, Giappone e Capasso avrebbero ammazzato il diciassettenne perché insidiava una cugina, una donna di qualche anno più grande della vittima, madre di un bambino avuto da una precedente relazione. Ma accanto alla pista privata, c’è anche la possibilità che Giuliano Iacoviello Panico possa essere stato ucciso come vendetta per un litigio scoppiato con un coetaneo qualche giorno prima dell’agguato mortale. S’indaga a Scampia, tra piccoli aspiranti pusher con cui il diciassettenne di Giugliano sarebbe entrato in rotta di collisione. Due letture del delitto che si stagliano su uno sfondo di degrado e disfacimento morale – come si legge nei provvedimenti delle autorità giudiziarie – dove la vita perde pericolosamente significato.


LEANDRO DEL GAUDIO – IL MATTINO 11/10/2006

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