«È ovvio che la rottura della camorra è falsa. Tenga presente che Angelo Moccia si è accusato di settanta omicidi, ci saranno in giro settanta famiglie, figli, nipoti, parenti, che ce l’hanno con lui: uscirà sempre prima o poi uno che vorrà vendicarsi. Dunque i Moccia devono per forza avere un apparato di gente armato di nascosto che li protegge. Sono diavoli, capacissimi di mimetizzarsi». Parole a dir poco emblematiche quelle del pentito di Camorra, Antonio Zaccaro. Parole che lasciano intendere quale peso abbia il clan Moccia sul territorio di Afragola, e che screditano coloro i quali sostengono che la criminalità organizzata della provincia abbia perso il suo potere criminale. Parole, queste, che collegano, in qualche modo, il clan Moccia e i suoi fiancheggiatori alle minacce all’associazione Libera – Contro le Mafie.
I Moccia si fecero subito sentire quando l’associazione culturale annunciò l’apertura di una sede ad Afragola. Dalle indagini della Dda di Napoli, si evince che il clan minacciava ripetutamente e pesantemente i membri dell’associazione attraverso profili fake su Facebook: «Meglio che vi impiccate voi, prima che ci pensi qualcun altro» e ancora «Vigliacco, ti nascondi dietro a un computer, ma attento a te, che non vali un cazzo». I pm della Dda di Napoli stanno ancora indagando su una vicenda risalente ormai al 2011, anno in cui cominciò a circolare la notizia che Libera avrebbe inaugurato una sede anche tra Afragola e Casoria. Infatti, fu proprio quell’annuncio a produrre un doppio effetto: da un lato, una denuncia firmata dalla stessa Anna Mazza, esponente di spicco dei Moccia; dall’altro, invece, la creazione di un profilo Facebook dal quale minacciare e offendere gli attivisti di Libera. Ne sapremo certamente di più nei prossimi giorni.