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martedì, Aprile 30, 2024
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Triangolo dei veleni bonifica a caro prezzo

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Oltre il triangolo della morte, oltre quei tre nomi che sono diventati sinonimi del day after che ha vissuto una delle aree contadine più fertili del Mezzogiorno: Giugliano-Qualiano-Villaricca. Decenni di scarichi abusivi, legali e illegali, gestiti dalla camorra devastatrice o scivolati via tra le distrazioni colpevoli dello Stato: la terra dei veleni, la terra dei fuochi. A metà luglio, però, dovrebbe cominciare il ritorno al futuro non solo per l’area giuglianese, ma anche per il litorale domizio-flegreo, l’agro aversano e tutta l’area nord della provincia di Napoli. Ieri mattina, in Prefettura, è stato presentato un protocollo d’intesa per una doppia rete di controllo territoriale, civile e delle forze dell’ordine, per portare via monnezza abbandonata, tossica e pericolosa e per evitare che spuntino nuove discariche, che continui il saccheggio e l’avvelenamento. L’hanno sottoscritto il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, e quello di Caserta, Maria Elena Stasi, il presidente della Regione, Antonio Bassolino, quelli delle province di Napoli e Caserta, Dino Di Palma e Sandro De Franciscis, il commissariato per la bonifica, Arcangelo Cesarano e due sindaci a nome dei 77 interessati. Che cosa succederà? Con mille persone impegnate il territorio sarà ripulito. In cinque anni dovrebbe essere portato via un milione di tonnellate di rifiuti, dei quali il sette per cento è speciale, ovvero tossico. Si interverrà nelle cave, saranno spazzati gli alvei e gli arenili. Il progetto, il cui costo complessivo è di 100 milioni di euro (40 messi sul tavolo dalla Regione e il resto dal governo) prevede anche il monitoraggio satellitare (garantito dalla Marsec di Benevento) per impedire nuove azioni delle ecomafie: sarà collegato a un controllo a terra, con le forze dell’ordine e con i semplici cittadini. Dal Garigliano ai confini di Napoli l’area interessata è di 1570 chilometri quadrati, abitata da oltre un milione e 200mila persone. Telecamere e monitoraggio mobile per andare a caccia di scorie e degli untori della nuova peste. «Si tratta di un riconoscimento per territori martirizzati dalle discariche abusive» ha commentato Pansa. Sono paesi dove la presenza della criminalità organizzata è forte, con il radicamento di clan tra i più spietati, a partire da quello dei Casalesi. Lo ha ricordato anche Bassolino: «La camorra ha riconvertito gli affari legati alle discariche al traffico dei rifiuti tossici. Bisogna impedire che una volta fatta la bonifica, ritornino le scorie pericolose». Il protocollo è stato firmato anche da Francesco Taglialatela, sindaco di Giugliano, uno dei comuni più devastati dallo scempio ambientale. «È un risultato positivo» ha spiegato. «C’è l’impegno delle istituzioni per riqualificare una fetta della Campania. Ma per noi è solo l’inizio di una nuova fase e non la conclusione di un percorso». Tutto bene? Per niente. Il coordinatore regionale di Forza Italia, Nicola Cosentino, ha bollato l’operazione come «grottesca». Legambiente fa di più. Attraverso il dirigente regionale Raffaele Del Giudice, ha definito il protocollo come «acqua fresca». «È un modo per nascondere dietro la parola bonifica il fallimento della gestione rifiuti» spiega. «E si commette l’errore di usare la bonifica come merce di scambio per far passare le discariche. Ma se si fanno le barricate perché non si vuole l’immondizia normale, il sacchetto di casa, dove andremo a portare i rifiuti tossici?». Una domanda girata a Cesarano che ha spiegato che la quantità di scorie speciali è del sette per cento. Mentre la monnezza normale sarà in gran parte riciclata, quella tossica sarà dirottata fuori regione. In Campania non ci sono impianti capaci di farlo. Il costo per lo smaltimento è di 370 euro a tonnellata. Fatti un po’ di conti, per rendere inoffensivi i veleni, spesso venuti dal Nord, bisognerà riportarli indietro, sborsando circa 26 milioni di euro.



PIETRO TRECCAGNOLI – IL MATTINO 20 GIUGNO 2007

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