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sabato, Aprile 20, 2024
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I NONNI, IL PREMIO E QUELLA CONTINUITÀ
CON IL PASSATO

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Ci risiamo. Pensavamo di esserci lasciati alle spalle un certo modo di amministrare e di gestire la cosa pubblica e avevamo auspicato che la politica indicasse anche un nuovo approccio culturale rispetto alle cose da fare (che sono ancora tante), ed avevamo chiesto, a più riprese, che il “modus operandi” della classe politica cambiasse radicalmente. Ma evidentemente ci eravamo sbagliati. Durante l’epopea di Michele Schiano eravamo stati abituati a vedere di tutto. Befane, nonni e nonne, madri, madrine e finte finali di miss Italia, insomma al peggio non c’era (e non c’è) mai fine. In dieci anni neppure un sussulto di dignità ed ora , dispiace dirlo, tutto appare proprio come allora. Si continuano a dare messaggi sbagliati con feste e festini inutili, che non vanno certamente nella direzione della crescita culturale e della consapevolezza sociale della nostra comunità. Si poteva (e si può) pensare e fare qualche cosa di più costruttivo? Forse si, a volte basta provarci. I festini non hanno nulla di culturale né tantomeno di ludico o divertente. Indicano sono una mancanza paurosa di idee e progetti. Anzi diciamo di più: servono solo a dare “mangime” ai soliti 3 o 4 avvoltoi che continuano a svolazzare in piazza del Popolo, svolazzamento che continua anche da quando si è insediato il nuovo sindaco. Questa amministrazione ha un obbligo morale nei confronti dei cittadini che l’hanno eletta a stragrande maggioranza: deve investire in cultura, anzi deve necessariamente fare Cultura. Si deve fare affinché anche nel nostro piccolo “mondo antico” si riesca ad individuare ed indicare un percorso sociale diverso.



L’esigenza di fare cultura
. Puntare sulla divulgazione di valori assoluti, comuni e condivisi non è tempo perso come pensa qualcuno o addirittura sia improduttivo in termini politici e di consensi. Anche indicare come può essere fatto lo struscio la domenica sera, può essere costruttivo per la stragrande maggioranza dei giovani che popolano le strade della nostra città. Forse riuscire a spendere in questo senso, risorse economiche e capacità amministrative, significa anche fare un forte “investimento” non solo sui giovani, ma sulla intera collettività e mettere in circolo stimoli nuovi in coloro i quali sono i recettori finali di tali messaggi. Fare cultura non significa inventarsi il solito premio letterario estivo o fare il solito concorso giornalistico sponsorizzato dal politico nazionale. Anche divulgare il codice della strada significa “fare cultura”, soprattutto quando continuiamo a raccogliere giovani corpi senza vita dalle nostre strade. Prima il carnevale poi i nonni. Ma possibile che in questa città, con due Pro loco, non si riesca a pensare a qualcosa di utile è più formativo? I più pessimisti (ed io tra loro), in questi ultimi dieci anni hanno potuto solo imprecare, aspettare e sperare che “la nuttata” passasse in fretta e senza ulteriori spargimenti inutili di danaro pubblico. Ora che la nottata (per Qualiano) sembrava passata, ecco ci risiamo. Lo schianismo imperante e clientelare evidentemente ha fatto scuola e resiste in taluni politici e rappresentanti istituzionali e sta addirittura ritornando alla grande. Ma siamo proprio sicuri che la gente, il famoso “popolo”, anzi i nonni nella fattispecie, stiano bramando per avere una festa tutta in loro onore? O magari chiedono più assistenza, più servizi sociali o qualsiasi altra cosa che li possa alleviare, almeno solo per un attimo, dal faticoso vivere quotidiano? Evidentemente ci eravamo sbagliati ancora una volta. Forse ai nostri valorosi ed orgogliosi pensionati bastano un premio, 40 carte è un posto all’ombra del tiglio. Più felici di così si muore.



P.S. Premiare i nonni e le nonne non è stata una cattiva idea. Già, ma perché proprio i nonni? Si potrebbe istituire una coppa per premiare le casalinghe che fanno il ragù più buono o quelle più disperate o ancora quelle più avvenenti per esempio, o addirittura le collaboratrici domestiche più ordinate, o ancora (la butto giù così), si potrebbe pensare di premiare la badante più brava o quella più dotata di sex appeal. E poi perché non premiare i geometri, orgogliosa ed umile categoria professionale, sempre così bistrattata, offesa e vilipesa ? Oppure addirittura premiare il tabaccaio più organizzato ed infine (perché no?), premiare l’imbianchino più estroso, quello cioè che più si avvicina al genio del Punturicchio o del Botticelli, insomma quello dove la sottile differenza tra pittore ed imbianchino è praticamente inesistente. Un’ ultima preghiera (laica) all’ assessore competente: non si dimentichi degli avvocati, la prego, sono così depressi in quest’ultimo periodo. Stanno facendo veramente una vitaccia.

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