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venerdì, Aprile 19, 2024
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Armi rubate al clan:«Summit tra i Giannelli e i Sorianiello al Rione Traiano»

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C’è anche il racconto di un summit al Rione Traiano per delle armi rubate nei verbali che Genny Carra ha rilasciato ai magistrati in questi anni. Un furto che stava per far scoppiare una nuova guerra e che rivela il ruolo di mediatori dei Sorianiello, il famigerato gruppo della zona chiamata ’99’, indicati da diverse informative come uno dei clan coinvolti nella faida che da mesi si sta combattendo a Fuorigrotta e dintorni. Nell’agosto del 2019 Carra racconta ai magistrati di un furto di armi subito dai Giannelli che chiesero aiuto ai Sorianiello nella persona di Armando Crisalide, ras considerato come uno dei fedelissimi di ‘quelli della 99’. Ad incontrarsi con i ras del Rione Traiano il padre di Alessandro Giannelli visto che quest’ultimo era stato arrestato: «Per quanto a mia conoscenza quando il figlio Alessandro era libero, gestiva il bar a Cavalleggeri e non aveva alcun ruolo nel clan. Dopo l’arresto di Alessandro l’incontrato tre volte sempre a casa di Crisalide Armando a via Marco Aurelio dove il clan Cutolo si appoggiava per le riunioni. Il Giannelli Giuseppe era sempre accompagnato da un parente di cui non ricordo il nome. In un caso l’oggetto dell’incontro era il recupero delle armi del Giannelli; in un altro caso aveva problemi perché avevano sparato al figlio di Giannelli Alessandro. Per le armi convocai sia Salvatore Romano che Dario dei Quartieri spagnoli ma non si riuscì a stabilire chi avesse preso le armi».

La guerra a Fuorigrotta e il ruolo dei Sorianiello

Mentre c’è grande fibrillazione nell’area flegrea con la guerra di Fuorigrotta a tenere banco c’è un clan che naviga nell’ombra ma che, secondo gli esperti, rappresenta il gruppo al momento più compatto e coeso. Sono i Sorianiello della ‘99’ di via Catone, gruppo alleato degli Iadonisi e con ‘buoni ufficio’ anche presso i gruppi di Bagnoli. Il primo a puntare il dito contro gli uomini di Alfredo Sorianiello ‘o biond è stato Genny Carra, l’ex ras dei Cutolo della 44. Il gruppo che proprio con i Sorianiello ha, fino a poco tempo fa, diviso il quartiere. Proprio Carra è quello che tirò in ballo Giuseppe Mazzaccaro (cognato di Sorianiello e fino a qualche mese fa reggente del gruppo) in relazione all’omicidio di Luca Megali. Un barbiere che con la malavita non aveva nulla a che fare e che pagò con la vita l’essere imparentato ad Antonio Megali. Un omicidio nato per vendicare la morte di Fortunato Sorianiello, figlio del boss, ucciso dal gruppo Tommaselli (a cui Antonio Megali apparteneva). Un delitto che avrebbe potuto innescare una guerra senza fine. Carra, oltre che di tali vicende, ha spiegato ai magistrati anche il contesto in cui maturò tale guerra evidenziando il probabile coinvolgimento dei Sorianiello (al momento per quell’omicidio non c’è alcun indagato) in un altro delitto, quello di Gennaro Parisi, ex factotum del boss Carlo Tommaselli.

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Le rivelazioni di Carra sui Sorianiello

L’ex ras del clan Cutolo ha spiegato che «Fortunato Sorianiello fu ucciso perchè i Sorianiello volevano prendersi un basso di proprietà di un parcheggiatore di nome Gennaro (Parisi ndr, successivamente ucciso sulla salita di via Piave) di cui non ricordo il nome. Questo basso si trova nella 99 e i Sorianiello. Quando questo Gennaro fu estromesso quest’ultimo si rivolse a Tommaselli che andò con i soccavesi a casa da Alfredo Sorianiello in quel momento detenuto e al suo posto erano reggenti Mazzaccaro e i figli Fortunato e Simone Sorianiello. Tommaselli ebbe un diverbio con Fortunato e ciò nonostante i Sorianiello continuavano a detenere un basso perchè affermarono che stava nella loro zona e spettava a loro. Dopo un po’ abbiamo appreso della morte di Fortunato Sorianiello». Poi Carra entra nei particolari:«Quando andammo a fare le condoglianze chiesero aiuto sia a noi che ai Puccinelli. Loro erano diffidenti e noi andammo a fare le condoglianze proprio per dimostrare la nostra estraneità ai fatti. Ci dissero che già sapevano chi era stato, perché il barbiere (il titolare del negozio in cui fu ucciso Sorianiello) gli aveva detto che Carlo Tommaselli e Antonio Megali avevano commesso l’omicidio».

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