Accusati di aver gestito il bar del tribunale di Potenza per conto di un clan di camorra, arriva la scarcerazione per Gennaro d’Aniello di Villaricca agli arresti domiciliari, e Riccardo d’Ercole, imprenditore campano, entrambi accusati di estorsione aggravata dall’agevolazione mafiosa e intestazione fittizia. Il Gup di Potenza ha accolto l’istanza avanzata dal difensore degli indagati, l’avvocato Dario Carmine Procentese, e ne ha disposto la scarcerazione con effetto immediato.
In particolare la difesa ha fatto leva sulla decorrenza dei termini massimi di fase per effetto di una riqualificazione del titolo di reato operata dal giudice della cautela e sulla cessazione delle esigenze cautelari. Secondo la ricostruzione operata dalla Direzione Distrettuale antimafia di Potenza, i due erano accusati di aver rilevato, mediante modalità estorsive, la gestione del bar del tribunale di Potenza per conto di un esponente apicale del clan Rievezzi, cosca legata ai Casalesi. Secondo quanto ricostruiscono gli inquirenti, i due (D’Ercole, residente in provincia di Latina; D’Aniello a Villaricca) avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella vicenda del bar del Tribunale di Potenza, gestito dal clan dei Riviezzi, con roccaforte a Pignola, ma attivi nell’intero Potentino.
Secondo quanto emerge dall’ordinanza a firma del gip Teresa Reggio, il 24 novembre del 2020, D’Ercole, D’Aniello e un affiliato al clan di Pignola, Salvatore Sabato, avrebbero costretto una donna a cedere le quote (ammontanti a 9.000 euro), per la gestione del locale nel Palazzo di giustizia.
La gestione del bar, secondo gli inquirenti, ha una sensibile importanza strategica per il clan di Pignola; in tal modo la cosca, «si apriva un canale potenzialmente utile per svolgere un’attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Si costituiva una base logistica all’interno della struttura giudiziaria più importante del Distretto, per acquisire informazioni, effettuare incontri, alimentare interessi e intrattenere relazioni. Riaffermava il suo dominio e prestigio criminale sul territorio anche rispetto agli altri sodalizi locali ed al contesto malavitoso in genere dimostrando la sua capacita di penetrazione anche all’interno di strutture particolarmente delicate, sensibili e visibili, come il Palazzo di giustizia di Potenza», è riportato nell’ordinanza.