La recente ordinanza di custodia cautelare che ha scoperchiato il ‘sistema Sant’Antimo’ mostra chiaramente il ruolo di alcuni carabinieri ‘infedeli’. Nel corso dell’attività d’indagine sono stati raccolti numerosi elementi probatori circa le illecite condotte, di alcuni militari dell’Arma. Quest’ultimi avrebbero, nel corso degli anni, fornito informazioni di carattere riservato, strumentalizzando la loro funzione, al fine di agevolare, principalmente Francesco Di Lorenzo. Ad emergere i rapporti tra lo stesso ‘Piuccio’ e il maresciallo Vincenzo Di Marino. Rapporto utilizzato da Di Lorenzo sia per ottenere informazioni riservate, che poi condivideva con altri affiliati al clan Puca per assicurare a lui e ad altri una sorta di “copertura” alle sue condotte delittuose.
Le dichiarazioni del pentito sui rapporti con Pasquale Puca
Il 16 dicembre 2013 il collaboratore di giustizia Giuseppe Perfetto rivelava l’esistenza di rapporti tra un soggetto indicato come “Don Stefano”, individuato in Stefano Di Lorenzo, padre di Piuccio, ed i carabinieri del locale comando dell’Arma. Attraverso essi Pasquale Puca era a conoscenza, in anticipo, di eventuali indagini in corso sul suo conto e di altri affiliati al clan. «Questo signore don Stefano Di Lorenzo sembra che fa di cognome, è uno che con la caserma dei carabinieri è tutta una cosa. Quando succede qualche cosa Pasquale manda subito in caserma a sentire notizie e forse anche a Castel Cisterna hanno delle amicizie». Questa versione trova conferma anche in un altro verbale del novembre 2017: «Don Stefano è un grande amico di Pasquale Puca; si chiama Stefano Di Lorenzo e veniva sempre a casa a trovarlo. Ouesta persona aveva delle aderenze con i carabinieri».
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