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giovedì, Marzo 28, 2024
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Calcestruzzo, appalti e un processo riaperto: il boss pentito torna a parlare

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Quando parlano i pentiti, qualcuno trema. Sempre. Quando il pentito che parla è anche un boss di primo livello, allora a tremare sono tutti. Soprattutto quelli ai piani alti della piramide gerarchica della malavita. Se il boss pentito che parla è Antonio Iovine allora la terra che trema è l’agro Casertano, agro Caleno, l’agro Aversano. Eccetera, eccetera. Il pentimento de ‘o Ninn è stato un accadimento di quelli che fanno andare i fibrillazione le sale grigie dei Commissariati di mezza Italia. Questo, però, non vuol dire che sia semplice farsi dire quello che si vuole sapere. Anzi. Parlare con Antonio Iovine è come parlare in codice cifrato. Una sorta di rebus perpetuo. Risolto il rebus, però, è cosa fatta: si sgancia la miccia e si lancia la bomba. Poche parole, ad esempio, sono in grado di riaprire un processo chiuso da anni. Come nel caso di Nicola Palladino della CLS di Pastorano, profonda provincia di Caserta.

Palladino è l’imprenditore dei boss dei Casalesi

Nicola Palladino è, in parole spicciole, l’asso nella manica del clan dei Casalesi per quanto riguarda il calcestruzzo per i grossi appalti. La sua ditta, la CLS di Pastorano, è un avamposto Casalese lontano da Casal di Principe. I boss chiamano lui quando c’è da mettere le mani su un lavoro grosso, da svariati zeri. Come nel caso di un grosso appalto a Villa Literno, raccontato, nemmeno a farlo apposta, da un altro pentito. Il filone d’inchiesta, per quell’appalto di Villa Literno, fu chiamato “Il Principe e la (scheda) ballerina“. Non è certo un caso che le soffiate di ‘o Ninn abbiano riaperto il processo legato a quel filone d’inchiesta. Nicola Palladino è parte integrante del clan ed è uomo fidato di Michele Zagaria e di Antonio Iovine. O, almeno, era. Palladino era così vicino ai capi del clan da essere diventato intoccabile.

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Dopo lo schiaffo, muore un camorrista: Palladino è intoccabile?

Un pentito, Salvatore Laiso, ha raccontato nel 2015 un particolare emblematico. Nel 2001, quattordici anni prima, i Casalesi fecero uccidere Nicola Villano, a San Marcellino, sempre in provincia di Caserta. Qual è il nesso tra questo omicidio e l’imprenditore Nicola Palladino? Lo spiega il pentito con una storia agghiacciante, conservata negli archivi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Villano, affiliato di spicco del clan Della Volpe attivo nell’agro Aversano, raggiunse Palladino nella sede della CLS per chiarire alcune beghe. Una volta lì, gli animi si surriscaldarono subito. Cominciarono a volare parole grosse. Poi, uno schiaffo. Fu Nicola Palladino a incassare il colpo. Per quel ceffone, Villano pagò con la vita, per ordine del clan dei Casalesi, qualche tempo dopo. Ad acque calme.

Nel filone d’inchiesta “Il Principe e la (scheda) ballerina” è coinvolto anche l’ex Ministro Nicola Cosentino. E’ una storia intricata, questa qui, che chiama in causa diversi personaggi di spicco. Protagonisti del declino naturale e sociale di una parte di Campania. Alla fine, però, il nastro viene riavvolto sempre, in qualche modo. E’ paradossale che, dopo anni, a riavvolgerlo sia proprio chi la storia, su quel nastro, l’ha scritta da protagonista. Antonio Iovine ha tirato in ballo Nicola Palladino e la CLS di Pastorano, di nuovo. Non sarà semplice sciogliere l’ennesima matassa. Soprattutto dopo i sequestri colossali del del 2014, ad opera della Guardia di Finanza. Palladino, in quel blitz (qui il video), si vide sequestrare anche le chiavi di casa. Rialzarsi una volta è possibile. Due volte, no.

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