Il gip del tribunale di Napoli ha accolto l’incidente di esecuzione promosso nell’interesse di Mariano Barbato – capo del gruppo Barbato egemone nel rione Salicelle di Afragola – finalizzato al riconoscimento in sede esecutiva del vincolo della continuazione tra reati.
Nel dettaglio il giudice partenopeo ha ridotto di nove anni la pena inflitta al capo clan, passando dai 30 anni che gli erano stati inflitti ad anni 21 di reclusione.
All’esito di un travagliato percorso giudiziario che ha visto coinvolta anche la Suprema Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio la prima ordinanza che rideterminava di soli 5 anni la pena inflitta a Barbato, il giudice ha condiviso la linea del collegio difensivo composto dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Guglielmo Ventrone stabilendo un robusto sconto di pena.
Sebbene detenuto dal 2014 il nome di Mariano Barbato e dei fratelli è emerso in diverse inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Infatti proprio mariano Barbato ed in parlticolare il suo sostentamento in carcere era oggetto della captazioni disposte a carico di Sasso Giuseppe come deducibile dal decreto di fermo emesso a carico di Parziale Vittorio ed altri nell’ottobre del 2022.
Il nome del capo clan veniva alla ribalta anche nell’indagine ‘Morfeo’ e nel dettaglio dalle captazioni disposte a carico di Amabile Antonio, attività investigativa che nell’aprile del 2022 portava all’arresto di 50 presunti affiliati ed esponenti della cosca afragolese.
Ed infine di Mariano Barbato hanno riferto di recente anche i neo pentiti Cristiano Pasquale e Cocci Antonio.