Il procuratore capo Nicola Gratteri ha spesso analizzato il fenomeno criminale della camorra, soprattutto, conducendo un parallelismo con la ‘ndrangheta. Durante il convegno E’ storia a Gorizia, organizzato nell’estate del 2019, il magistrato parlò del contrasto alle famiglie mafiose, provando ad ipotizzarne anche il futuro: “Se un giorno dovessero finire le mafie, la prima che potrebbe scomparire in teoria è la camorra. Ormai è sempre meno mafia e sempre più gangsterismo, criminalità organizzata e comune. Non ha leader che possano tenere tutti come soldatini, nella ndrangheta c’è l’osservanza delle regole“.
LA CAMORRA DEBOLE
Secondo Gratteri la camorra è, soprattutto, la più debole dal punto di vista dell’organizzazione e della tipologia di affari che gestisce. “Per noi è inconcepibile pensare ad una mafia che consente di far ammazzare 10 persone per contendersi una piazza di spaccio. La ‘ndrangheta non vende più al dettaglio la droga che ha dato ai nordafricani e ai nigeriani. Già qui si capisce come è cambiato sul piano nazionale e internazionale. Nel 1992 la camorra aveva quasi mille collaboratori di giustizia, la ndrangheta meno di 100. Questo si spiega la durezza e la graniticità della struttura“.
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Il magistrato calabrese ha parlato della camorra anche in altre circostanze come in occasione del Roma InConTra: “Quando un camorrista si pente si porta dietro venti persone appresso. Nella ndrangheta c’è una forte osservazione del giovane che vuole entrare a farne parte e c’è un periodo in cui vengono studiate le caratteristiche. La camorra è meno attenta nell’osservanza ortodossa delle regole: forzando potrei dire che in vita più dai mass media“.