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venerdì, Aprile 19, 2024
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Duplice omicidio nel centro abbronzante ad Arzano, cancellati tre ergastoli

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Tre ergastoli cancellati. Questa la decisione giunta poco fa dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli (IV sezione) che ha assolto dall’accusa di omicidio tre ras della mala arzanese, Renato Napoleone, Francesco Paolo Russo e Angelo Gambino. L’omicidio è quello del ras Ciro Casone, avvenuto il 26 febbraio 2014 in un centro abbronzante di Arzano. In quell’occasione morì anche la vittima innocente Vincenzo Ferrante che pagò l’essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nel processo di primo grado che fu celebrato davanti alla seconda sezione della Corte d’assise di Napoli i tre imputati, nonostante si fossero dichiarati innocenti, rimediarono la pena dell’ergastolo (leggi qui l’articolo precedente). La nuova sorpresa nel processo di secondo grado con i tre ergastoli cancellati grazie anche all’abile linea difensiva degli avvocati dei tre, per Napoleone Claudio Davino (che ha proposto appello per tutti e tre imputati) e Domenico Dello Iacono, per Russo il solo Davino mentre Gambino è difeso dallo stesso Davino insieme a Saverio Senese. I tre legali sono riusciti a smontare il quadro accusatorio e soprattutto le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Il duplice omicidio Casone-Ferrante ha ispirato una delle prime scene della serie tv Gomorra.

Le mire di Napoleone su Arzano

A puntare il dito contro Napoleone e i suoi diversi collaboratori di giustizia come Domenico Esposito, esponente del clan Moccia nel sottogruppo di Sabatino Felli, a sua volta ex referente di Domenico Cimini, ras di Casoria. «Ciro Casone è stato ucciso da quattro persone: Giuseppe Monfregola, Pasquale detto pitistecca (Pasquale Cristiano) che ora comanda Arzano (poi assolto ndr), il figlio di Armando Gambino e un altro giovane di Melito. Il quarto ragazzo che ha partecipato alla sparatoria è stato poi ucciso nelle vicinanze di Giugliano per fare un piacere a….». Esposito ha raccontato agli inquirenti quale fu il prologo dell’omicidio al centro estetico:«Monfregola e Pitistecca tenevano inizialmente la piazza di droga nella 167 di Arzano, sottoposti a Casone ed Elpidio (Elpidio Patricelli, organico al clan Ferone); poi litigarono con Casone per soldi e picchiarono Elpidio, dichiararono guerra e si allearono con Renato Napoleone di Melito; E’ vero che avevano contro di loro Casone, Castiello e Di Annicella, ancora afragolesi, però utilizzarono a loro favore Sabatino Felli che in quel momento era in contrasto con Casone. E così Felli che comandava a Casoria, aveva scaricato Casone e detto agli Amato-Pagano che potevano fare quello che volevano. Elpidio che fu chiamato da quelli di Melito tramite la Vanella Grassi. Elpidio fu prelevato ad Arzano da quelli di Casavatore cioè i Ferone (con cui era legato) insieme a quelli della Vanella; lo portarono alla 167 di Arzano dove li aspettavano gli Amato-Pagano; gli dissero che era fortunato ad essere il genero di Ernestino Ferone, altrimenti sarebbe morto anche lui; gli dissero che avrebbe dovuto riferire tutti i movimenti di Casone e avrebbe dovuto riferire sulle estorsioni che si stava prendendo Casone. Elpidio accettò». Ricostruzione sconfessata dai giudici di secondo grado che hanno dunque ribaltato il verdetto di primo grado.

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