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domenica, Maggio 5, 2024
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“Spar a chillu ‘nfam”, il battesimo di fuoco del rampollo del clan ripreso dalle telecamere

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E’ arrivata ieri la condanna per i parenti del 17enne che nel 2016 gambizzò un 19enne sul lungomare di Castellammare. Non una famiglia qualsiasi e nemmeno un ragazzino qualunque: si tratta infatti della famiglia Fontana, del rione Acqua della Madonna della città stabiese, e del rampollo di casa.
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, la lite e la ferita alla testa per il giovane 17enne fu un pretesto che la famiglia utilizzò per il “rito di iniziazione”. In quell’occasione si mobilitarono in sei, tutti imparentati, che una volta saputo della lite e che nella zuffa fosse stato proprio il giovane dei “Fasano” ad aver avuto la peggio, decisero di inscenare una vendetta e un “battesimo di sangue” per la nuova leva.

L’organizzazione

Zii e zie, compreso il padre, partecipano all’organizzazione e all’armamento. Le immagini delle telecamere sono bastate ad inchiodare gli otto responsabili e a ricostruire l’accaduto. Il giovane, che aveva avuto la peggio dalla lite, si avvicina ai parenti e mostra loro la ferita riportata. Immediatamente scatta l’organizzazione della vendetta: una zia corre in casa a prendere le due pistole e le consegna al commando che si presenterà sul lungomare, poco dopo, in sella a dei motorini. Il 17enne si avvicina all’obbiettivo e, con la pistola puntata all’altezza della testa, ha un momento di esitazione. Ad intervenire è poi lo zio che gli sorregge il braccio e punta l’arma all’altezza delle gambe e lo incita a fare fuoco: “Sparalo a questo infame”, stesso “tifo” anche da parte del padre. Il 17enne si convince e spara, ferendo la vittima.

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Le condanne

Giovanni Patrice, Catello e Francesco Fontana 5 anni e 4 mesi di reclusione, mentre Alfonso Fontana 4 anni e 8 mesi, Ciro Fontana 4 anni, e 3 anni per Vincenzo Lucarelli. Queste le condanne comminate dal tribunale di Torre Annunziata.

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