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venerdì, Maggio 3, 2024
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“La potenza del clan Mallardo e la scissione dei Palazzinari”, il rapporto della Dia

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Sono dati molto interessanti quelli pubblicati dall’ultimo rapporto della Dia. In Campania, la criminalità organizzata di tipo mafioso si conferma come fenomeno caratterizzato da equilibri mutevoli e in continua trasformazione, in ragione di un tessuto delinquenziale più che mai complesso. Rimane, come dato costante, la poliedricità del “sistema camorra”, capace di esprimere dei veri e propri cartelli, come riscontrato per i clan napoletani LICCIARDI, CONTINI e MALLARDO, che negli anni ‘90 diedero vita all’Alleanza
di Secondigliano, ma che da sempre agiscono d’intesa. Lo stesso pluriennale accordo si riscontra per il gruppo deiì CASALESI, che fa capo alle famiglie SCHIAVONE, IOVINE, ZAGARIA e BIDOGNETTI, al quale sono funzionalmente collegati la maggior parte dei clan che operano nella provincia di Caserta.

Anche la provincia settentrionale di Napoli è segnata da un contesto criminale in evoluzione e dalla presenza di un numero maggiore di clan rispetto al passato. Questo stato di cose non aveva finora determinato accese conflittualità, come invece registrato per il capoluogo, ma alcuni eventi accaduti nel periodo in esame sembrerebbero attestare un’inversione di tendenza.
Le organizzazioni camorristiche locali si caratterizzano per la spiccata vocazione imprenditoriale e per la capacità di condizionare il buon andamento della pubblica amministrazione, come evidente dall’elevato numero di comuni sciolti o sottoposti a gestioni commissariali nell’ultimo biennio.

Nell’area in parola, resta forte la pressione esercitata dai clan MALLARDO e MOCCIA, che possono contare su una notevole capacità intimidatoria e su uno stabile potere economico, accumulato attraverso molteplici traffici illeciti. Il clan MALLARDO esercita il controllo criminale del comprensorio di Giugliano in Campania, nonostante l’assenza sul territorio dei capi, tutti detenuti, riuscendo, allo stesso tempo, a proiettarsi anche oltre regione.

La struttura camorristica dispone di basi operative e logistiche anche a Napoli, in particolare nei quartieri Vasto- Arenaccia, grazie ai rapporti di decennale alleanza con i clan CONTINI e BOSTI (i capi dei tre sodalizi sono cognati, avendo sposato tre sorelle). Il clan in parola opera in sinergia con il gruppo casertano BIDOGNETTI, con il quale condivide la gestione delle attività estorsive in danno di imprenditori del litorale domitio. La consistenza dell’organizzazione, sia in termini economici che strutturali, è delineata in due provvedimenti cautelari, eseguiti rispettivamente nel mese di luglio e nel mese di ottobre 2017, che hanno portato alla luce un sistema di riciclaggio ed intestazione fittizia di beni a prestanome. Il primo provvedimento, eseguito a conclusione dell’operazione
“Omphalos”, ha riguardato un’attività di riciclaggio realizzata essenzialmente attraverso investimenti immobiliari, con la complicità di funzionari di banca e amministratori comunali.

Operazione contro il cartello del clan

L’attività era gestita da personaggi che fungevano da intermediari, con ruoli diversificati a seconda degli obiettivi da perseguire, per conto di clan camorristici originari di diverse aree campane (per Napoli, i gruppi MALLARDO, PUCA, AVERSANO, VERDE, DI LAURO, AMATO-PAGANO, per Caserta, il clan PERFETTO). Tra gli indagati figura un direttore di banca di Bologna accusato di consentire erogazioni – sulla base della documentazione falsa prodotta, di cui era consapevole – di ingenti mutui bancari da impiegare per l’edificazione di immobili, svolgendo contemporaneamente l’attività di riferire agli affiliati dell’esistenza di indagini bancarie in corso.

La scissione dei Palazzinari

Il secondo provvedimento cautelare, eseguito dalla Polizia di Stato, ha ulteriormente evidenziato le attività di reinvestimento di capitali del clan MALLARDO in Toscana, Abruzzo, Molise e Puglia. Principale artefice delle operazioni di reimpiego dei capitali illeciti era il cognato di uno dei capi del clan MALLARDO. Nonostante la forza, soprattutto economica, dei MALLARDO, non sono mancate iniziative di scissione da parte di affiliati, coagulatisi
attorno alla famiglia DI BIASE (c.d. gruppo delle palazzine), che ha iniziato a gestire in autonomia le estorsioni ed il traffico di droga. Tale ultima attività è stata “tollerata” dai MALLARDO, che hanno sempre vietato il narcotraffico nella loro zona di influenza, per evitare di attirare l’attenzione sul territorio delle Forze di Polizia.
Il divieto è stato nuovamente imposto nel 2014, al momento della scarcerazione del capo del clan MALLARDO, ed il suo mancato rispetto è da ritenersi tra le cause che hanno condotto ad una serie di attentati nei confronti di esponenti della famiglia DI BIASE.

I Mallardo anche a Qualiano

L’influenza del clan MALLARDO si estende anche a Qualiano, dopo la disarticolazione dei contrapposti gruppi D’ALTERIO-PIANESE e DE ROSA. Il 1 agosto 2017, il Prefetto di Napoli ha sospeso dalla carica un consigliere comunale di Qualiano, per l’intervenuta condanna, in primo grado, il 5 luglio precedente, per concorso esterno in associazione mafiosa: l’esponente politico è stato accusato di aver fonito informazioni sui vincitori degli appalti
banditi dal Comune agli esponenti apicali del clan D’ALTERIO-PIANESE, consentendo loro di pretendere, dalle imprese aggiudicatarie, una tangente pari al 4,5 % del valore dell’appalto.

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