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venerdì, Aprile 19, 2024
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Clan Moccia, alla sbarra la vecchia guardia: in 26 vanno a processo

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Alla sbarra 26 esponenti del clan Moccia coinvolte nel blitz dello scorso gennaio, quando sotto indagine finirono 76 persone (42 arresti, ndr) accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsioni, droga, armi, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, accesso abusivo ad un sistema informatico. Il blitz fu eseguito da agenti della Dia del centro operativo di Napoli, dalla Squadra mobile di Napoli e dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna con l’ausilio della guardia di finanza. Le  indagini furono coordinate dalla Dda della Procura di Napoli. A processo coloro che hanno scelto l’Abbreviato.

 

Le accuse contestate vanno dall’associazione mafiosa, alla detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni e riciclaggio di ingenti somme di denaro. L’organizzazione è attiva da anni nei territori dei comuni di Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano, Caivano e Acerra e in alcune città del Lazio. Le indagini, che si sono avvalse del contributo di collaboratori di giustizia, si basano anche su intercettazioni di colloqui in carcere che hanno portato al sequestro di manoscritti con cui i detenuti del clan comunicavano con l’esterno. Gli inquirenti hanno ricostruito, oltre al gruppo di vertice, anche quello dei cosiddetti ‘senatori’ indicati come ‘affidatari delle direttive’: Salvatore Caputo (deceduto), Domenico Liberti, Maria Luongo, Pasquale Puzio e Antonio Senese. Le indagini hanno portato alla luce i profondi contrasti esistenti tra alcuni dei cosiddetti senatori, ed hanno evidenziato il ruolo di primo piano assunto da Modestino Pellino, sorvegliato speciale domiciliato a Nettuno (Roma) e ucciso il 24 luglio 2012, subordinato solo a quello del capo indiscusso dell’associazione Luigi Moccia, già sottoposto a libertà vigilata a Roma, dove aveva da tempo trasferito i propri interessi. Sono state ricostruite – sottolineano gli investigatori – la più recente conformazione del clan Moccia, le responsabilità del suo vertice assoluto, dei dirigenti e dei relativi referenti sul territorio, le modalità di comunicazione tra gli affiliati, anche detenuti, la capillare attività estorsiva, l’imposizione delle forniture per commesse pubbliche e private, la ripartizione tra i sodali, liberi e detenuti, dei profitti illeciti, e le infiltrazioni del sodalizio negli apparati investigativi.

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