17.7 C
Napoli
giovedì, Maggio 2, 2024
PUBBLICITÀ

Cosimo Di Lauro, il racconto dell’ultimo colloquio:« Mi colpì il suo sguardo assente»

PUBBLICITÀ

Assente. Con uno sguardo perso nel vuoto. Come se non gli importasse più nulla. Questa la ‘fotografia’ degli ultimi anni di vita di Cosimo Di Lauro, deceduto questa mattina a soli 49 anni nel carcere milanese di Opera. A raccontare alla redazione di Internapoli.it l’ultimo colloquio avuto con il primogenito del boss Paolo Di Lauro è Saverio Senese, storico difensore di ‘F1’. Il penalista ricorda l’ultimo incontro con Di Lauro:«Era il 2019 e ricordo che cercavo in tutti modi di farlo venire in udienza per rilasciare dichiarazioni. Ricordo che in quell’occasione mi inviò una lettera ma all’interno non vi era scritto nulla. Volevo aiutarlo e gli feci capire che con i suoi silenzi, la sua ‘assenza’ non mi permetteva di farlo. Ricordo quegli occhi, spenti, inespressivi, era trasandato, in pratica non sembrava più lui. Ad un certo punto ricordo che mentre parlavo mi guardò fisso negli occhi, si alzò e si voltò con uno scatto lasciando la sala colloqui. Rimasi di sasso». Un’immagine lontana anni luce dalla figura spavalda che quasi cercava l’obiettivo dei fotografi quando fu arrestato in un maxi blitz al rione dei fiori nel 2005.

L’indagine sulla morte di Cosimo Di Lauro

L’avvocato cercherà in queste ore di sapere anche quando sarà dissequestrata la salma per poter svolgere i funerali, funerali che dovrebbero svolgersi in forma privata. Questo perchè la Procura di Milano ha disposto l’autopsia e una consulenza medico legale e tossicologica per chiarire non solo le cause della morte di Di Lauro ma anche le condizioni in cui si trovava detenuto. L’ipotesi di reato nel fascicolo di inchiesta è quella di omicidio colposo a carico di ignoti, atto “prudenziale” necessario per poter svolgere tutti gli accertamenti del caso. La comunicazione all’avvocato Senese è giunta per via pec con un comunicato stringato come confermato dal penalista:«Poche righe per informarmi che il mio assistito era morto. Non lo vedevo da quell’ultimo nostro colloquio ma da quel che so in tutto questo periodo ha continuato a vivere come se non gli importasse più di nulla, assente, come se fosse lontano da tutto e tutti. Da quel che mi dicono da tempo non aveva nemmeno colloqui con la madre. Nonostante le difficoltà ho continuato a difenderlo per un dovere di correttezza professionale. Un udienza era prevista per fine mese».

PUBBLICITÀ

Il profilo di Cosimo Di Lauro

‘Il principe’, ‘The designer don’. Cosimo Di Lauro, classe 1973, nella galassia del crimine organizzato di Napoli si era guadagnato un posto di primo piano ben prima di diventare il reggente dell’omonimo clan nel periodo in cui il quartiere di Scampia entrò nelle cronache internazionali per la cruenta lotta tra cosche legata al controllo di quella che era la piazza di spaccio più grande d’Europa. Il primo soprannome glielo avevano regalato i cronisti, anche perché era il primogenito di Paolo Di Lauro, detto ‘Ciruzzo ‘o milionario’, capoclan di quel quartiere dell’area Nord di Napoli che aveva creato un impero sullo spaccio di droga grazie ai suoi contatti nella penisola iberica che gli assicuravano fiumi di stupefacenti per alimentare la sua rete di pusher. Il secondo era legato alla sua passione per abiti, accessori e oggetti firmati e vistosi. Quando Paolo Di Lauro divenne latitante, nel settembre 2002, la gestione della cosca passò naturalmente nelle mani di Cosimo, che centralizzo’ sempre di più l’affare droga, uno di quelli più redditizi del gruppo criminale, delegando nelle mani dei capi piazza il commercio al minuto in cambio del pagamento ai Di Lauro di una ‘tassa’. A lui, secondo più di un pentito, si deve anche una epurazione interna, liquidando a colpo di agguati vecchi affiliati e sostituendoli con elementi più giovani e più violenti a lui fedeli.

La causa della scissione

Una scelta che scatenò mugugni e poi, a ottobre 2004, la ribellione di un gruppo legato a Cesare Pagano e Raffaele Amato, elementi di punta dei Di Lauro che diverranno poi noti come scissionisti, e che alla nuova cosca da loro creata portarono in dote i contatti in Spagna per l’approvvigionamento di droga. Una sfida che nel giro di pochi mesi fece decine di morti a Napoli e che è ora nota come prima faida di Scampia, ispiratrice del romanzo di Roberto Saviano ‘Gomorra’ e poi dell’omonima serie. Proprio nella serie, la figura di Genny Savastano sarebbe ispirata a Cosimo Di Lauro. Il boss era stato arrestato il 21 gennaio 2005, nel rione denominato Terzo mondo del quartiere di Secondigliano, altro fortino della criminalità organizzata e della famiglia Di Lauro. Per impedire che fosse ammanettato, contro le forze dell’ordine ci fu anche un lancio di oggetti dai balconi. Nove mesi piu’ tardi venne arrestato anche il padre Paolo, nascosto in una casa poco lontano dall’abitazione di famiglia in via Cupa dell’Arco. Nel febbraio 2008, la condanna a 15 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso.

La spietatezza

Il 13 dicembre 2008 un ergastolo per aver ordinato il 21 novembre 2004, l’omicidio di Gelsomina Verde, l’ex fidanzata di un affiliato passato dalla parte degli scissionisti, Gennaro Notturno. Fu torturata e uccisa perché ne rivelasse il nascondiglio e il corpo venne dato alle fiamme. Di recente, Cosimo Di Lauro era stato condannato, sempre all’ergastolo, per gli omicidi di Raffaele Duro e Salvatore Panico, e di Federico Bizzarro, avvenuti a Mugnano prima della faida del 2004. Per le cause del decesso non si trascura alcune pista di indagine, dopo l’apertura di un fascicolo da parte dei pm meneghini. Al momento, si propende per le cause naturali in quanto nella cella di Lauro non sarebbero stati trovati elementi che facciano pensare a un suicidio o a una morte violenta. Non si escluderà in fase di indagine però, secondo apprende AGI, una ipotesi di morte per avvelenamento.

Il boss con le allucinazioni

Di Lauro aveva turbe psichiche, allucinazioni, rifiutava la terapia, non voleva incontrare i familiari. Nel 2018, gli avvocati avevano chiesto ai giudici della terza Corte d’Assise di Napoli di “sospendere il giudizio e di disporre una perizia psichiatrica” per accertare “le condizioni di salute psicofisica” e la capacità “di stare coscientemente al processo”.

 

 

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Spaccio “itinerante” in scooter a Casoria, 21enne arrestato dopo l’inseguimento

Questa notte a Casoria i carabinieri della sezione radiomobile della locale compagnia hanno arrestato per resistenza e detenzione di...

Nella stessa categoria