La stangata rimediata ieri dal clan Di Lauro ha portato a numerose condanne dei fiancheggiatori di Marco Di Lauro all’epoca della sua latitanza (clicca qui per leggere l’articolo di ieri). Tra le assoluzioni spicca quella di Giuseppe Gervasio che, grazie alla linea seguita dai suoi legali (gli avvocati Luigi Senese e Maria Pia Anastasio) è riuscito a dimostrare la sua innocenza in riferimento ad uno dei fatti di cronaca più eclatanti riguardanti la cosca di via Cupa dell’Arco, il tentato omicidio di Pasquale Spinelli ‘Sciacchennella’ (e costato il ferimento di altre tre persone).
L’agguato al Terzo Mondo
L’agguato al Terzo Mondo di Secondigliano il 7 giugno del 2012 fu organizzato dalla Vanella Grassi e in particolare da Antonio Mennetta per timore di un pentimento eccellente che potesse mettere nei guai i vertici della cosca del centro storico di Secondigliano. Questo quanto si evince dal racconto di diversi collaboratori di giustizia che hanno svelato ai magistrati particolari clamorosi su quell’azione armata. Tra coloro che hanno spiegato le modalità di quell’agguato c’è Gianluca Giugliano, nipote di Gennaro Marino ‘McKay’ ed ex ras del gruppo delle Case Celesti:«So che Mennetta ebbe un altro incontro con Marco Di Lauro, dopo il ferimento delle tre persone sparate al Terzo Mondo, di cui ho già riferito in precedenza, e faccio riferimento al ferimento avvenuto in data 7 giugno 2012, nel Terzo Mondo, ai danni di Todisco, Silvestro e Siviero, tre affiliati dei Di Lauro, dì cui conosco di vista e neanche bene il solo Todisco. Il reale obiettivo dell’agguato era Pasquale Spinelli, che io conosco molto meglio, essendo cresciuti insieme, sin da piccoli. Spinelli dirige una piazza dì spaccio ed è anche un killer, per quanto io abbia sentito dire, poiché sono dieci anni che io non ho rapporti con lui. Come ho già riferito il ruolo di specchietto lo ebbe Salvatore Tamburrino che chiese poi dì far parte della Vanella.
Il racconto
Gli autori della sparatoria in cui restarono feriti i tre dei Di Lauro furono Francesco Barone, Antonio Mennetta, Roberto Manganiello e Giuseppe Gervasio(Per questo soggetto il Riesame ha poi annullato l’ordinanza mentre oggi è stato assolto). Mennetta mandò a chiamare me e Barone ma, non essendoci io quella sera, andò Manganiello al mio posto. Questo agguato allo Spinelli venne deciso lì per lì, ma già in precedenza Mennetta aveva mostrato il suo odio nei confronti dello Spinelli che voleva morto in quanto a conoscenza di omicidi commessi dal Mennetta ed anche che lo stesso era un confidente».