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giovedì, Marzo 28, 2024
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Mazzata per i ras di Secondigliano, condannata la ‘cupola’ dei Di Lauro

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Una rete di fiancheggiatori capaci di garantire la latitanza di Marco Di Lauro. Una rete fatta di fedelissimi capaci di portare avanti, in nome di ‘F4’, la gestione del gruppo del Terzo Mondo di Secondigliano. Dinnanzi al gup Campoli nel processo con rito abbreviato Marco Di Lauro (difeso dall’avvocato Gennaro Pecoraro) ha rimediato 21 anni: riunite le condanne in continuazione per il quarto figlio del boss Paolo Di Lauro dal gennaio 2005 ad oggi. Un risultato dunque positivo visto che con la sommatorie delle condanne si andava oltre i quarant’anni di carcere. Il fratello Salvatore Di Lauro è stato invece condannato a 12 anni di reclusione. Roberto Manganiello, Antonio Mennetta e Francesco Barone sono stati invece condannati a otto anni di carcere. Stessa condanna anche per Vincenzo Flaminio e Antonio Silvestro. Quattro anni invece per Salvatore Aldo mentre dieci anni stabiliti per il collaboratore di giustizia ed ex fedelissimo di Di Lauro Salvatore Tamburrino. Quattro anni invece per Aniello Sciorio mentre Giovanni Cortese, altro fedelissimo di Di Lauro, ha rimediato 12 anni. Vincenzo Gatta (difeso dall’avvocato Domenico Smarrazzo) è stato assolto. Assoluzione anche per Giuseppe Gervasio (difeso dagli avvocati Luigi Senese e Maria Pia Anastasio) che rispondeva del tentato omicidio di Pasquale Spinelli ‘Sciacchenella’. Le altre assoluzioni riguardano Antonello Montanino (fratello del ras Fulvio e difeso dall’avvocato Gennaro Pecoraro), Pasquale Diano, Pietro Barbato, Salvatore Di Savio e Carmine Rispoli.

L’agguato contro il ras dei Di Lauro Pasquale Spinelli ‘Sciacchenella’

L’agguato al Terzo Mondo di Secondigliano contro Pasquale Spinelli (e costato il ferimento di tre fedelissimi del clan Di Lauro, Gaetano Todisco, Ciro Silvestro e Gennaro Sivero) il 7 giugno del 2012 fu organizzato dalla Vanella Grassi e in particolare da Antonio Mennetta per timore di un pentimento eccellente che potesse mettere nei guai i vertici della cosca del centro storico di Secondigliano. Questo quanto si evince dal racconto di diversi collaboratori di giustizia che hanno svelato ai magistrati particolari clamorosi su quell’azione armata. Tra coloro che hanno spiegato le modalità di quell’agguato c’è Gianluca Giugliano, nipote di Gennaro Marino ‘McKay’ ed ex ras del gruppo delle Case Celesti:«So che Mennetta ebbe un altro incontro con Marco Di Lauro, dopo il ferimento delle tre persone sparate al Terzo Mondo, di cui ho già riferito in precedenza, e faccio riferimento al ferimento avvenuto in data 7 giugno 2012, nel Terzo Mondo, ai danni di Todisco, Silvestro e Siviero, tre affiliati dei Di Lauro, dì cui conosco di vista e neanche bene il solo Todisco. Il reale obiettivo dell’agguato era Pasquale Spinelli, che io conosco molto meglio, essendo cresciuti insieme, sin da piccoli. Spinelli dirige una piazza dì spaccio ed è anche un killer, per quanto io abbia sentito dire, poiché sono dieci anni che io non ho rapporti con lui. Come ho già riferito il ruolo di specchietto lo ebbe Salvatore Tamburrino che chiese poi dì far parte della Vanella. Gli autori della sparatoria in cui restarono feriti i tre dei Di Lauro furono Francesco Barone, Antonio Mennetta, Roberto Manganiello e Giuseppe Gervasio(Per questo soggetto il Riesame ha poi annullato l’ordinanza mentre oggi è stato assolto). Mennetta mandò a chiamare me e Barone ma, non essendoci io quella sera, andò Manganiello al mio posto. Questo agguato allo Spinelli venne deciso lì per lì, ma già in precedenza Mennetta aveva mostrato il suo odio nei confronti dello Spinelli che voleva morto in quanto a conoscenza di omicidi commessi dal Mennetta ed anche che lo stesso era un confidente».

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Il racconto di Rosario Guarino

Dichiarazioni, quelle di Giugliano, messe dai magistrati a confronto con un’altra deposizione ‘eccellente’, quella di Rosario Guarino, uno dei capi all’epoca della stessa Vanella Grassi:«Lo specchiettista di quel raid fu proprio Salvatore Tamburrino. Il progetto dì uccidere ‘Sciacchennella’ era proprio di Marco Di Lauro, che voleva fare pulizia interna perchè quest’ultimo aveva partecipato alla prima faida e la paura di Marco Di Lauro, dopo le collaborazioni di Carlo Capasso e Vincenzo Lombardi, era che anche Sciacchennella collaborasse e voleva fare un po’ dì pulizia. Marco Di Lauro si fidava dunque solo del suo vecchio compagno Mennetta e del Tamburrino, che cura la sua latitanza, avendo organizzato l’incontro con tra Mennetta e Marco Di Lauro. Mennetta si organizzò per il raid con Manganiello, Gianluca Giugliano e qualcun altro che ora non ricordo; andarono in due macchine, con le armi della Vanella Grassi e dei Marino. Io seppi della dinamica del raid da Mennetta. Io ho sempre avuto il dubbio che Mennetta non sia mai stati lìmpido con me e Fabio Magnetti sui contenuti dei suoi incontri con Marco Di Lauro, e questo raid ne è un esempio. Io e Magnetti non avremmo acconsentito a fare il piacere a Di Lauro perchè io e Magnetti odiavamo i Di Lauro e non volevamo mai avere a che fare; Mennetta mantenne i rapporti con Marco Di Lauro di nascosto da noi. Mennetta invece disse a noi che dovevamo fare la battuta ai soggetti che erano entrati nel nostro rione in occasione dell’omicìdio Faiello; ma ad ogni evidenza, poiché la filata la fece un fedelissimo di Marco Di Lauro quale Salvatore Tamburrino, è chiaro che Mennetta aveva fatto un piacere a Marco Di Lauro del quale è malavitosamente innamorato».
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